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Italia, Città del Vaticano

di Roberto Fedi
  Maurizio Crozza imita papa Benedetto XVI
Data di pubblicazione su web 27/11/2006  
Uno accende la televisione, per caso, alle 17.45 di domenica 26 novembre. Rai Uno, Domenica In. C’è una specie di dibattito sgangherato moderato dal Giletti con la camicia fuori e i radi capelli arricciati e spettinati ad arte. Poi c’è la Parietti, un ex ministro (Giovanardi), in diretta il comico (?) e imitatore (?) Max Giusti, e qualche altro. Forse c’è anche il Mastellone, cioè il ministro non l’attore (quello era al plurale: Mastelloni).

Che bel gruppo. Si discute, accapigliandosi, sul fondamentale problema dell’uomo d’oggi, che è il seguente. Se sia possibile, lecito, ammesso e ammissibile imitare in Tv il papa. Ne abbiamo accennato qualche giorno fa.

A noi, che siamo laici, sembra che la questione non sia di quelle che non fanno dormire la notte. Risposta: sì. Come è ammesso imitare l’arcivescovo di Canterbury, o qualche imam, o il Dalai Lama, o chi volete. Il buon gusto, confine labile ma all’incirca definibile, è naturalmente il limite. E che problema c’è?

Invece, come forse sapete, sembra di no. Si sono levati cori sdegnati (da parte del giornale dei vescovi e di tutte le istituzioni cattoliche, più o meno). E lì, in quel bel dibattito, se ne sono sentite di tutti i colori. In sostanza: tutti, ma il papa no. "Scherza coi fanti e lascia stare i santi!", ha tuonato, come se leggesse uno dei dieci Comandamenti e non stesse citando un proverbio da pievani di campagna, il Giovanardi. Perché, il papa è santo? Noi avremmo commentato, tuonando meno ma mettendoci sulla sua lunghezza d’onda (con quelli che parlano a proverbi, bisogna fare così). Ancora il Giovanardi ha tirato fuori una norma curiosa: e che cioè se uno imita a teatro dove la gente va e paga, bene; ma in televisione, che ti viene in casa gratis, no (questa poi non s’era mai sentita – comunque, o che la televisione è gratis?).

Chi diceva che i reprobi imitatori sono blasfemi, chi urlava a difesa (la Parietti), chi balbettava a difesa (uno che ha tirato fuori l’Illuminismo – beh, via, esagerato!). Chi di rimando ha espresso la singolare teoria che tutto sia figlio dell’Illuminismo, e poi del Liberismo, insomma robaccia.

Siccome la cosa non ci faceva ridere, a caso s’è girato. Canale 5. Buona Domenica. C’è venuto un colpo. Inquadratura stretta: il Funari e la presentatrice con gli occhi al cielo, commossi, come davanti a un’apparizione. Musica (ci è sembrato) di Bocelli o altro tenore da telefilm. Nostro sgomento: o che è già Natale e siamo davanti al Divino Bambino?

No. Era un filmato di – provate a indovinare? – papa Giampaolo II. Lungo. Commozione. Applausi. Lacrime in panoramica sugli occhioni.

Siamo rimasti senza parole, davvero, come se improvvisamente un comunicato ci avesse informato che siamo stati annessi seduta stante alla Città del Vaticano. Finisce la scena (esilarante, onestamente). Pubblicità. E la stessa presentatrice, con sullo sfondo due che ballano e poco ci manca che s’inchiappettano, invita a comprare, con voce suadente e peccaminosa (beh, almeno ci provava), un gioiello: la Medaglia del Peccato.

Un sospiro di sollievo. No. Siamo ancora in Italia.





 
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