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Un massacro evitabile

di Siro Ferrone
  Riccardo III
Data di pubblicazione su web 07/04/2003  
Delusione al Piccolo Teatro di Milano. Ottime individualità di attori e di attrici, tecnicamente a posto, ma senza una vera convinzione interpretativa, ognuno chiuso nel suo compito particolare, senza una gistificazione d'insieme; qualche comprimario decoroso; mediocri per non dire sciatte le parti minori. Ma manca a questo play il gioco d'insieme, manca la regia e, quel che peggio, manca l'anima. La stessa traduzione è una somma di belle parole, qualche volta stonate, ma mai è in grado di tenere insieme come un tessuto armonico l'azione scenica: che va avanti a sussulti, a strappi, sulla spinta di trovate superficiali. Un regista giovane di origine ungherese che non parla l'italiano, con uno staff giovane (scenografo, costumista, datore luci) che non si integra con il complesso milanese. Un'operazione di mercato (culturale) vuota di contenuti, un flop organizzativo oltre che artistico.



Massimo Popolizio
Massimo Popolizio




La scenografia è in parte inutile e in parte irritante. Inutile e poco utilizzata la scalinata che viene vomitata dal fondo della sala verso il centro dell'arena che è il vero luogo scenico. Qui, dalla sabbia (allusione al quotidiano deserto bellico, nostro contemporaneo?) emergono spuntoni di statue imperiali romane, ma anche (ahimé) alcuni televisori anni Cinquanta. Romani sono anche gli archi che delimitano la stessa arena sul lato che si trova di fronte al pubblico, così come sono latine le iscrizioni che sbalzano in bassorilievi sui gradini dell'alto scalone. Lungo il quale altre statue, sempre imperiali. Al culmine della scalinata un modellino, talvolta illuminato, di anfiteatro naturalmente romano.

Purtroppo sui televisori vengono trasmesse alcune delle stragi di Riccardo (mal filmate e male trasmesse), ma anche una insopportabile citazione di telegiornale che osa attualizzare, tra calcio e mezzibusti, le ultime fasi della caduta di Riccardo, lo sbarco di Richmond, gli scontri militari, aggiungendo al testo shakespeariano la memorabile frase "adesso passiamo alle notizie sportive": se ne sentiva il bisogno. I costumi sono naturalmente altrettanto contemporanei. Quello che era stato il magistrale lavoro, prima teatrale e poi cinematografico, di Ian Mc Kellen in un recente Riccardo III (1996) ambientato in una fantastica Inghilterra vittoriana, viene qui imitato maldestramente, facendoci per l'ennesima volta odiare i cappotti lunghi da dittatore militare, gli abiti da sera della corte degenerata, la lattina di coca cola in mano al principino, i colpi di revolver dei sicari attualizzati, le tute mimetiche all'americana, i sacchi nella nettezza urbana per avvolgere i cadaveri: insomma tutte le trasposizioni volgari secondo il costume moderno. Furbate appunto, che vestendo di ammiccamenti superficiali il "nulla da dire" ingiustamente sono la parodia involontaria della celebre tesi che vuole "Shakespeare nostro contemporaneo" e così offendono, nella nostra memoria, usi ben altrimenti pertinenti del modernariato.

Ne vanno di mezzo attori di prim'ordine come Popolizio (Riccardo), impotente a raddrizzare da solo la baracca, anzi il baraccone, e come Pia Lanciotti (Anna), mirabile con lo stesso Popolizio a 'salvare' la difficile scena della seduzione tepente cadavere (I.2). Eccellente Paola Mannoni (ma la sua è una parte monologante, quella della regina Margherita), solidamente efficace Laura Marinoni (Elisabetta). Giovanni Battaglia dice in modo sobrio e convincente (purtroppo via teleschermo) il monologo-incubo di Clarence (I.4). Il resto è silenzio.


 


Riccardo III
cast cast & credits
 


 

Riccardo III
Riccardo III

 


 

foto Márton Ágh





 




 
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