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"Più spazio alla nuova drammaturgia e al teatro di parola"

di Filippo Ciardi
  Josè Sanchis Sinisterra
Data di pubblicazione su web 06/11/2006  

Sembra avere le idee chiare sull'impronta che vuole imprimere alla nuova stagione del teatro Metastasio di Prato e alla sua attività in Italia, dando spazio alla nuova drammaturgia. Josè Sanchis Sinisterra, il nuovo direttore artistico dello stabile toscano, arriva alla sua vera prima prova in questo ruolo nell'allestimento del cartellone 2006-2007, dopo essere succeduto, nel maggio 2005, a Massimo Luconi, quando il programma della scorsa stagione del Metastasio era ormai quasi completato. Lo abbiamo incontrato proprio a margine della presentazione degli spettacoli che cominceranno ad ottobre, e in questa occasione ci ha rivelato le idee che ispirano il suo lavoro e le scelte per l'allestimento del cartellone 2006-2007.

Lo stile di Sinisterra è indubbiamente maturato nel corso della sua lunga carriera artistica, di cui ripercorriamo le tappe principali. Nato a Valencia il 28 giugno 1940, Sinisterra è autore di teatro, regista, pedagogo, saggista. La sua prima grande passione è stata la letteratura. Laureatosi nel 1962 in Lettere e Filosofia a Valencia, nei cinque anni successivi è stato assistente di Letteratura Spagnola nella stessa facoltà, per ottenere poi nel 1966 la cattedra in questo insegnamento presso l'«Instituto Nacional de bachillerato di Teurel», trasferitosi poi a Sabadell. Contemporaneamente, negli anni Sessanta, ha svolto varie attività in campo teatrale, e nel 1971 è diventato docente presso l'«Institut del Teatre» di Barcellona, di cui è ancora professore di ruolo. Negli anni successivi è stato protagonista della scena teatrale spagnola e internazionale, fondando tra l'altro nel 1977 a Barcellona il «Teatro Fronterizo» (teatro di frontiera), collettivo teatrale che ha diretto fino al suo scioglimento, avvenuto nel 1977. Questa esperienza lo ha portato ad aprire a Barcellona, nel 1988, la «Sala Beckett», un nuovo teatro dedicato alla drammaturgia contemporanea, di cui è stato direttore fino al 1997. Sinisterra in tutti questi anni ha sempre svolto un'intensa attività di regista di opere tratte da testi letterari, suoi e altrui. Inoltre ha partecipato come relatore e pedagogo a numerosi incontri, corsi, seminari e laboratori di scrittura drammatica, di drammaturgia dell'attore e di testi narrativi in diverse città della Spagna, in Francia, In Italia e in quasi tutti i paesi dell'America Latina.


Il teatro Metastasio
Il teatro Metastasio


 

Qual'è l'impronta che vuole imprimere nella direzione artistica del teatro Metastasio e nella sua attività in Italia?

La presenza in cartellone di molte opere di nuovi talenti della scrittura per il teatro vorrebbe essere un preciso messaggio anche per gli altri teatri italiani. Come avviene da anni in Europa, anche in Italia occorre dare più visibilità agli autori teatrali contemporanei, e alle messe in scena di giovani registi, sceneggiatori e attori, facendo uscire questi testi e le loro rappresentazioni dal circuito parallelo dei piccoli teatri e delle sale alternative. Ovviamente sappiamo che le scelte dei teatri stabili avvengono anche in base a impegni di "scambio" reciproco di opere, e quindi per allestire il cartellone 2006/2007 abbiamo dovuto "pescare" tra una grande quantità di spettacoli cui dare ospitalità. Alla fine credo che si sia rispettata anche la tradizionale attenzione del Metastasio per le riletture di opere classiche e moderne. Particolare attenzione merita la parte conclusiva del programma, con il mese di maggio dedicato a un evento speciale intitolato «Incontri nella nuova drammaturgia: Italia-Spagna». Oltre a letture di opere di autori emergenti, a incontri e seminari, ci sarà la messa in scena di due testi, entrambi sul tema dell'immigrazione clandestina. Il primo è Il Buon Vicino, di Juan Mayorga, uno degli autori più interessanti di questa ultima decade, e il secondo è Mele e Negri di Tommaso Santi, autore pratese di cui ho apprezzato molto lo stile.

L'attenzione alla nuova drammaturgia da parte sua viene comunque da lontano...

Quando ho accettato la direzione artistica del teatro Metastasio, ho lavorato sia nel trovare connessioni tra gli spettacoli ormai già programmati nella stagione 2005/2006, sia all'aggiunta di attività collaterali per rafforzarne la coerenza: tra queste ho realizzato un laboratorio di drammaturgia. Dal '96 frequento infatti l'Italia per condurre seminari e attività formative, come quelle presso "Prima del teatro", alla Scuola Europea per l'Arte dell'Attore di San Miniato. Si tratta di un'esperienza importante e unica in Europa, promossa dal Teatro di Pisa e dall'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio d'Amico", in collaborazione con altre istituzioni, dove ho condotto per vari anni un laboratorio di scrittura drammaturgica. Anche al Metastasio ho quindi proposto un'esperienza simile. Il bando, nel settembre 2005, raccolse 67 domande, e il laboratorio si è sviluppato poi con 15 autori e autrici e 6 uditori. E' stata un'esperienza molto ricca, che proseguirà quest'anno, proponendo ai partecipanti di realizzare un testo di scrittura collettiva che spero possa entrare nella programmazione del Metastasio 2007/2008.

Quali sono i temi di suo maggiore interesse?

Personalmente ho una formazione di tipo letterario. Nel 1977 fondai a Barcellona il "Teatro Fronterizo" (teatro di frontiera), collettivo che ha operato per recuperare la frattura che c'era tra letteratura e drammaturgia nel teatro degli anni '60 e '70, in cui si dava più spazio al gesto che al testo e alla parola. Con l'apertura della Sala Beckett a Barcellona nel 1988, ho scelto di appoggiare fortemente gli autori contemporanei che operano in questa direzione.

Un esempio della sua ricerca possiamo trovarlo ne Il Lettore a ore, il suo testo messo in scena da lei stesso al Fabbricone nella scorsa stagione?

Ne Il Lettore a ore si va oltre l'adattamento teatrale di un testo letterario: nello spettacolo infatti brani di letteratura costituiscono direttamente la sostanza drammatica. Nell'opera ho utilizzato uno stile che mi interessa indagare, ovvero quello della "drammaturgia della frammentazione". Non c'è infatti continuità nella trama, manca un rapporto causa-effetto tra le scene e l'irruzione-interruzione da parte dei personaggi è frequente, senza spiegazione degli antefatti.


 

Il lettore a ore, con Gianluigi Tosto e Maya Sansa
Il lettore a ore, con Gianluigi Tosto e Maya Sansa


 

Qual'è dunque la sua concezione del teatro di parola?

Prediligo opere teatrali diverse da quelle di vari autori del '900, come ad esempio Pirandello, che dice e spiega tutto. Sono più interessato a testi che suggeriscono ma che non dimostrano, che lasciano ascoltare il sottotesto, e che sono articolati con il silenzio. Per me il teatro deve esprimere quello che la parola non dice. Ci deve essere spazio per l'"attivazione del ricettore", deve essere stimolata la capacità del pubblico di interpretare e di diventare coautore. Mi interessa cioè che ci sia una lettura diversa da parte di ogni spettatore, in modo che l'opera prosegua dopo la sua messa in scena.

 


 

 

Teatro Metastasio,
programma 2006/2007


 






















 
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