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Gli anni Settanta di Paolini

di Laura Bevione
  Marco Paolini
Data di pubblicazione su web 26/04/2003  
Nel 1987 Marco Paolini iniziò a comporre e a rappresentare i suoi Album: la rievocazione della sua infanzia, dell'adolescenza e poi della gioventù e, allo stesso tempo, la descrizione di una precisa realtà geografica e storica. Il Veneto e, più in generale, l'intera penisola, e gli anni dai Sessanta agli Ottanta del Novecento. Nel 2002 Paolini ha riadattato i suoi ultimi due Album, Aprile '74 e 5 e Stazioni di transito, che ora propone in teatro.

 

Marco Paolini
Marco Paolini


Nel primo è narrata la nascita di un amore, la politica, ed è ripercorso un anno, quello della conclusione delle scuole superiori e della maturità. L'io narrante - Nicola, alter ego dell'interprete - ci illustra uno sfaccettato quadro, affollato di personaggi e di situazioni, di emozioni e di luoghi. Gli amici di scuola e di attività politica - e Paolini è bravo a evitare l'ideologia e a sottolineare quanta sincera passione e quanto confuso dilettantismo animassero quei giovani desiderosi di intervenire in una realtà che stava diventando sempre più opaca e tragica - i poderosi compagni della locale squadra di rugby e gli avventori del bar di Jole, vero e proprio centro nevralgico del paese. 

Ma lo sguardo non si arresta alla provincia veneta e sa cogliere gli effetti che eventi quale lo scoppio della bomba in piazza della Loggia a Brescia provocarono nel modo di pensare e di agire di ogni italiano. Il terrorismo ritorna in Stazioni di transito dove, tuttavia, la narrazione acquista una dimensione più individuale e si concentra sulle vicende del protagonista - Marco, adesso - deciso a intraprendere la carriera teatrale.

Il palcoscenico sembra aver sostituito la politica, ma in realtà essa riemerge come attaccamento a valori considerati irrinunciabili e come rifiuto di precisi atteggiamenti e convinzioni. Marco è al centro della scena ma sa cedere comunque spazio a personaggi già raccontati in Aprile, a eventi tragici quale il disastroso terremoto in Friuli, e a persone uniche come la donna che, in mezzo alle macerie di Gemona, offriva il caffè ai soccorritori.

Il tono della narrazione, così, passa rapidamente dalla comicità alla tragedia, dalla divertita malinconia all'indignazione che mescola rabbia e lacrime. Paolini, interprete scafato e allo stesso tempo sinceramente coinvolto, sa dare fisica materialità alle sue parole, che sul palcoscenico diventano gesti ed espressioni, movimenti e inflessioni della voce.

Accompagnato dalla discreta presenza di un chitarrista, l'artista veneto riesce a riempire la scena, occupata soltanto da una sedia e da un leggio, e ci dà un esempio di quel cosiddetto teatro della narrazione che, in realtà, non è altro che teatro allo stato puro, vale a dire parola incarnata nel corpo dell'attore.



Gli album di Marco Paolini
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