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Quando si mette una scena una pièce radiofonica

Gherardo Vitali Rosati
  Luc Cerutti
Data di pubblicazione su web 24/09/2006  

Fra i numerosi autori emergenti della scena francese, Fabrice Melquiot spicca per la sua gioventù (34 anni), per la sua originalità e per il suo successo, che gli ha permesso di vedere uno dei suoi testi già rappresentato nella rigida istituzione della Comédie Française. Fino ad ora la sua fama è legata a pièces per bambini, come Bouli Miro (2002), e a testi radiofonici, come Percolateur Blues, realizzato nel 2001 per France Culture. Due compagnie (Un Ange Passe e Les Sept Passages) dirette da Damien Chardonnet Darmillacq presentano adesso una nuova versione teatrale del testo di Melquiot, nel piccolo Théâtre des Déchargers, nei pressi della Place du Chatelet. Malgrado la serietà del lavoro svolto, caratterizzato da attori di altissimo livello, da un interessante studio sulla voce, la musica e la scenografia, il gruppo non ha trovato una soluzione all’evidente problema di presentare sulla scena un testo pensato per la radio.

           
    L’interesse del testo è notevole: Melquiot è poeta e usa una lingua sua propria, fatta di infiltrazioni dall’inglese e dall’italiano o dall’uso di sostantivi al posto di verbi. Si trovano dunque espressioni come Je travelling; si ha una scarnificazione della lingua che diviene ancora più semplice del già poco strutturato francese parlato. Une chambre pour une semaine, vous avez?/ On a. É una lingua diretta fatta anche di spazi bianchi, di pause, di a capo, traducibili facilmente con accelerando, rallentando, e pause. Una poesia dove il protagonista, Cyril, racconta tutto ciò che gli succede, assolvendo dunque anche al ruolo di narratore, introducendo gli altri personaggi e descrivendo con parole le sue e le loro azioni. La trama è banale quanto affascinante, la quête dell’amore da parte di un ragazzo impiegato in un albergo. Dopo un’avventura sessuale con una ragazza ospite dell’hotel, Cyril partirà da Parigi per l’Italia alla ricerca di lei, mentre altri incontri freneranno una loro nuova unione. 



Lauriane Escafre


            Il protagonista è interpretato dall’eccellente Luc Cerutti capace di mantenere il ritmo dell’intero spettacolo, pronto a dare e a togliere la parola ai suoi colleghi come un abile direttore d’orchestra. La sua voce si modula mirabilmente nei meandri complicati del verso di Melquiot, trasformandosi rapidamente dagli accelerati passionali degli amplessi ai lenti momenti riflessivi. A livello fonico tutto è quasi perfetto: gli interventi degli altri attori sono sempre brevi e caricaturali, ricordano le figure femminili dell’Otello di Carmelo Bene. Le voci si fondono con la sapiente costruzione musicale di Mathias Daval che segue la partitura precisa di Melquiot. L’unico difetto sonoro è costituito da un incessante e non motivato gridare – il cui effetto è amplificato dalle ridotte dimensioni del teatro – che fa rimpiangere i momenti più calmi, dove fra l’altro gli attori riescono probabilmente a dare il meglio di sé. 

Ma se questo è il solo limite dal punto di vista sonoro, se dunque chiudendo gli occhi si ha spesso l’impressione di assistere a qualcosa di realmente molto interessante, a livello visivo ci sono più serie mancanze. Bisogna dire che la costruzione scenica è di grande interesse: Julia Manset ha infatti realizzato grazie ad una serie di cavi, una divisione dello spazio in piccoli loculi trapezoidali che formano, tutti insieme, una grande piramide. L’interesse della disposizione è molteplice: ai due estremi della figura geometrica si trovano infatti i due protagonisti che continuano a dialogare malgrado la distanza fisica che li separa; gli altri personaggi possono poi apparire e sparire a seconda di un semplice effetto di luce. Ma malgrado tali sia pure intriganti idee, questa disposizione blocca gli attori all’interno del proprio spazio, limitando fortemente le azioni sceniche.
 


Yvonnick Muller


            In effetti il testo non contiene alcuna didascalia, tutto è descritto dal protagonista, e questo complica la rappresentazione. Mostrare ciò che viene detto sarebbe poco utile quanto difficile a causa del ritmo elevato della narrazione. Dispiace che il gruppo non abbia potuto trovare una soluzione a quest’ostacolo, soprattutto dopo aver svolto un lavoro così approfondito e accurato su tutti gli altri aspetti della rappresentazione.



Lettere da Parigi
Percolateur Blues

cast cast & credits
 

Adeline Picault
Adeline Picault


Franck Soumah
Franck Soumah


Marie Bastide
Marie Bastide


Yvonnick Muller
Yvonnick Muller


 
Luc Cerutti
Luc Cerutti





 
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