Un grande maestro della storia del cinema (Alain Resnais), un cast da capogiro (Sabine Azéma, André Dussolier, Pierre Arditi, Claude Rich, Laura Morante), una sceneggiatura tratta da una pièce di Alan Ayckbourn. Sono questi gli ingredienti di Cuori (Private fears in public places), uno dei migliori film in concorso visti questanno alla Mostra di Venezia.
Private Fears In Public Places
La storia, neanche a dirlo, è ambientata nella Parigi contemporanea, su cui cade incessantemente una neve dolce e malinconica; avvolge tutta la città in un freddo manto bianco, mentre per le sue strade si incrociano le vicende di cinque personaggi della media borghesia cittadina, cinque solitudini che cercano ad ogni costo di non arrendersi alla tremenda accidia che travolge le loro vite.
"Sono un ammiratore delle opere di Alan Ayckbourne dal 1972. Mi piace come costruisce la trama, manipola il tempo e concepisce la regia dando allimmaginazione lorgoglio del luogo" ha dichiarato Resnais a proposito del film. Il regista francese riesce infatti a immergere i tratti essenziali della pièce allinterno di una costruzione filmica dove sono ben riconoscibili gli stilemi della sua idea di messinscena. Le azioni sono ridotte al minimo, la costruzione narrativa è tutta incentrata sui lunghi dialoghi e sui fortuiti incontri incrociati dei protagonisti, a confermare la ormai strettissima vicinanza tra lultima produzione di Resnais e quella di Patrice Chéreau, maestro insuperabile nella resa dellunità di luogo, e a quella di Eric Rohmer, che del "caso" come elemento drammatico che muove gli snodi narrativi del film ha fatto uno dei tratti più immediatamente riconoscibili del suo cinema.
Private Fears In Public Places
Un sapientissima uso del montaggio alternato, i morbidi e avvolgenti piani-sequenza, luso discreto ma efficace della falsa soggettiva, il costante cambiamento di luci tra interni ed esterni (la dicotomia caldo-freddo tipica della fotografia di Eric Gautier), oltre che essere prove di grande maestria nelluso della macchina da presa, ci riportano ai ritmi, alle situazioni e alle atmosfere più riconoscibili, ma anche più care del miglior cinema dautore francese. Cifre stilistiche sicuramente non nuove, ma che nello sguardo di Resnais si rimodellano costantemente senza mai scalfirsi, senza mai annoiare o apparire ripetitive, in questo suo incessante cesellare la Parigi della memoria cinematografica.
E così che le solitudini di una giovane donna che siede ogni sera in un bistrot aspettando luomo della sua vita, del fratello, un agente immobiliare invaghito della sua segretaria devota, ma ambigua nellaura sensuale che emana, di una coppia in cerca di un nuovo appartamento che potrebbe scongiurare la loro crisi, e di un attempato barman alle prese con lassistenza allirrequieto anziano padre, si compongono e si sfilacciano in una ronde eterna e silenziosa. Appartamenti, locali, uffici algidi e impenetrabili che riempiono le loro stanze (spesso vuote) della leggerezza (non mancano nel film battute e situazioni esilaranti) e della pesantezza dellessere (commovente nella sua semplicità la scena finale).
Alla fine la neve cade dovunque, a scandire lentamente i fallimenti e le gioie quotidiane: "Una volta un piacere, unaltra volta un dolore, è la vita" dice lineffabile Dussolier mentre sta per uscire per strada. Cade sulle strade, sui cappotti e gli ombrelli, come in un quadro impressionista, e cade anche dentro gli appartamenti velati dalloscurità, a disegnare forse per unaltra volta, i corpi e i volti di ognuno. Poetico amarcord esistenziale della pioggia di sabbia che apre Hiroshima mon amour.
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Cuori
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Lambert Wilson e Laura Morante
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