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Rock without the clock

di Michele Manzotti
  concerto degli Who
Data di pubblicazione su web 29/08/2006  

«Veniamo da un altro posto, da un altro tempo, prima che voi foste nati ». E davanti a 20mila persone  risuonano le note di I Can’t Explain. E' appena scoccata la mezzanotte: Pete Townshend, 61 anni, suona la chitarra con la stessa energia di sempre, Roger Daltrey, un compleanno di più, canta come un rocker d'esperienza, senza sbalzi di voce. Sono l'anima degli Who, il gruppo che dagli anni '60 ha raccontato l'Inghilterra dei cattivi ragazzi, delle scorribande mod, delle persone che vivono (e talvolta muoiono) in funzione del Rock'n'roll. Certo, non c'è più il batterista  Keith Moon, stroncato dagli eccessi, non c'è più il bassista John Entwistle, ucciso da un infarto. Ma i due protagonisti di quell'epoca (che non rompono più strumenti e amplificatori a fine concerto, un vero e proprio marchio di fabbrica) hanno deciso di andare avanti, affrontando un tour europeo che ha evitato l'Italia (li aspettavamo prima a Imola, poi a Lucca) approdando al Paléo Festival di Nyon insieme a un formazione che sa supportarli al meglio. A partire da Zak Starkey, figlio di Richard, alias Ringo Starr, batterista già esperto che funge da maestro di palco, preciso e con la giusta dose di rock  per affrontare quel repertorio (tra l'altro con la batteria regalatagli da Keith Moon quando aveva 7 anni). Per continuare con il loro storico tastierista di rifermento John Bundrick, il bassista Pino Palladino, e il figlio di Townshend, Simon, alla chitarra.


concerto degli Who
concerto degli Who



L'attenzione e il posto d'onore sul palco però spetta a loro,  Daltrey e Townshend, musicisti di razza, pronti a rinnovarsi e a preparare un nuovo disco che sarà pronto a ottobre. La loro forma è  invidiabile, anche se li paragoniamo all'immagine di loro che ricordiamo di più, quella da Woodstock. Grazie a loro i successi non invecchiano mai. Tanto che non sembra di essere in un festival estivo sul lago di Ginevra ma in un club di Londra, a godere ogni momento di sano Rock'n'roll. A partire da Anywhere Anyhow con Townshed che rotea il braccio per toccare le corde della chitarra usata ritmicamente con qualche momento solista, a Baba O'Riley con Daltrey in posa ieratica con il microfono in alto e dilatata nella durata, a Behind Blue Eyes, il giusto momento di una ballata all'interno di un concerto pieno di energia, al finale di Quadrophenia, uno dei momenti più alti della loro produzione. My Generation, il loro primo successo datato 1965, è scandita ritmicamente da tutto il pubblico. Per non parlare del bis, una vera e propria mini-suite dal capolavoro Tommy che inizia con Pinball Wizard, prosegue con Amazing Journey  e si chiude con See me, Feel me/Listening to You. Per concludere una serata dove il Rock'n'roll non è solo una forma musicale, ma uno stile di vita. E un modo, anche se alcuni non ci crederanno, per invecchiare bene. O non invecchiare mai.




Concerto degli Who, Palèo Festival, Nyon (Svizzera)



cast cast & credits



concerto degli Who
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concerto degli Who
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