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La vita come teatro barocco

di Laura Bevione
  La tempesta
Data di pubblicazione su web 06/02/2004  
Una delle qualità che defiscono – o dovrebbero definire – la grande attrice è l'umiltà di mettere in discussione la propria arte, accettando di sfidarne la capacità di flettersi e di metamorfizzarsi, così da aderire a parti inconsuete e originali. Annamaria Guarnieri, accettando di interpretare Prospero nella messa in scena di un classico shakespeariano, allestito però da uno dei giovani registi italiani più inventivi e meno suscettibili al rispetto delle tradizioni come Antonio Latella, ha dimostrato di essere un'intelligente e coraggiosa primadonna. Avvolta in un pesante e sontuoso abito rosso cardinalizio, con i capelli allungati in una bionda treccia, l'attrice è allo stesso tempo padre e madre dell'ingenua Miranda, immaginata dal regista come una bambolina da carillon, cui Prospero dona in ogni momento la vita.

L'anziano protagonista de La tempesta è sobbarcato da Latella non soltanto della responsabilità del naufragio del fratello usurpatore, ma anche di quella di avviare e dirigere le esistenze degli altri che, non a caso, hanno costumi e movimenti non umani: Ferdinando è un soldatino, mentre Trinculo e Stefano sono due impacciati e buffi burattini. Prospero è certo il mago, in grado di asservire l'aereo Ariel (Fabio Pasquini, agile e mobilissimo) e di badare al nero Calibano (Danilo Nigrelli, autoironico benché debitamente privo di scrupoli), ma è anche un divertito e pensoso capocomico, intento ad allestire il suo ultimo, grandioso spettacolo. Annamaria Guarnieri indossa a un tratto un cilindro rosso e, quasi fosse un disincantato Hinkfuss, dirige Ariel e Calibano – forse oggettivazioni della sua contraddittoria e complessa personalità – in una spensierata rievocazione del tradimento di cui Prospero è stato vittima.

Qui il genio barocco e irriverente, coloratissimo e acuto di Latella è felicemente evidente nel desiderio di rivelare e allo stesso tempo di omaggiare i trucchi e le inverosimiglianze del teatro. Il regista – e con lui la sua splendida primadonna, dalla mimica attenta al più piccolo dettaglio e dai movimenti ampli e aggraziati – dimostrano quanto il teatro sia simile al gioco, con le sue incongruenze e le sue tenere magie, e come la vita stessa non sia in fondo che un divertito ma irrinunciabile baloccarsi.



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