drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

La valigia dell'attore

di Marco Luceri
  Anche libero va bene
Data di pubblicazione su web 28/05/2006  

Anche libero va bene è il primo film da regista realizzato da uno dei più importanti attori italiani di oggi, Kim Rossi Stuart. Il film è stato selezionato per la Quinzane des realizateurs (in cui ha vinto il Cicae, premio assegnato dagli esercenti francesi), importante sezione del festival più prestigioso del mondo, quello di Cannes, su cui domani calerà il sipario dell’edizione 2006. Lo scriviamo con una punta d’orgoglio (una volta tanto) perché il film di Kim Rossi Stuart è un piccola, coraggiosa e fresca opera che si riconcilia con la migliore tradizione del cinema italiano, oltre che essere un notevole e riuscito sforzo creativo da parte di un attore che alla prima prova dimostra già di conoscere in maniera robusta i "ferri del mestiere".


In realtà Kim Rossi Stuart si è saputo costruire negli ultimi anni una solida reputazione d’interprete sottile e raffinato. Se a metà degli anni Novanta un Maestro come Antonioni lo aveva scritturato per interpretare Silvano, in una delle fragili parabole esistenzialiste contenute in Al di là delle nuvole (1995), lo si doveva ancora al fatto che il suo aspetto e la sua bellezza ne facessero un tipo, adatto cioè a ricoprire sempre un determinato tipo di personaggio, sostanzialmente immutabile nel passaggio da un film all’altro (ve le ricordate le serie de Il ragazzo dal kimono d’oro e di Fantaghirò negli anni Ottanta e primi Novanta?). Non è un caso infatti che proprio nel film di Antonioni, in coppia con un’altra bellissima attrice, Inès Sastre (una nuova, diversa, sfuggente Lucia Bosè), egli esprima con la sua fisicità un ideale di bellezza perfetta, irraggiungibile, adattissima a quella cronaca di un amore mai esistito messa in scena, in quell’episodio ferrarese, dal Maestro.

Parrebbe strano, ma la metamorfosi comincia e si compie con tre film usciti negli ultimi 4 anni. Nel Pinocchio (2002) di Benigni, pur nei toni favolistici del film, edulcorati pesantemente dalla convenzionalità delle scelte operate dal regista-attore toscano, Kim Rossi Stuart riveste per la prima volta i panni di un personaggio "brutto, sporco e cattivo": il pestifero Lucignolo. Quel ruolo probabilmente segna una (seppur parziale) svolta, che si completa nella maturità interpretativa dimostrata ne Le chiavi di casa (2004) di Amelio, in cui l’attore da’ vita alla fragile figura di un padre venuto dal passato per rincontrare il figlio handicappato. E’ probabilmente il ruolo a cui Kim Rossi Stuart resta oggi più legato, tanto da volerlo sviluppare ulteriormente e verso altri aspetti proprio in Anche libero va bene, non senza prima però essere passato, sotto la direzione di un altro regista-attore, Michele Placido, in Romanzo criminale, accanto a Claudio Santamaria, Riccardo Scamarcio, Stefano Accorsi e alcuni tra i più promettenti attori italiani. Nel film che racconta i fatti della banda della Magliana lui interpreta un altro ruolo di "cattivo", il freddo, uno dei capi più lucidi e spietati della banda.



Nel suo primo film da regista, Kim Rossi Stuart si porta dietro questa sua personalissima valigia nella costruzione sia del suo nuovo personaggio, Renato, sia degli altri; tutti compongono un duro, spietato e lucido ritratto della famiglia italiana di oggi; ma la sua è soprattutto una famiglia fatta da attori, per attori. Anche libero va bene è infatti uno di quei film in cui l’equilibrio tra regia e interpretazione, avendo la stessa matrice, diventa perfetto, e costituisce la chiave di volta della costruzione del film stesso.

Tutto ruota infatti intorno a Renato e al figlio Tommi (il giovanissimo Alessandro Morace), padre e figlio, adulto e ragazzino, disincanto e coraggio, due personaggi non opposti, ma speculari, i cui caratteri si fondono spesso l’uno nell’altro, ad arginare con forza, spesso attraverso dolorosissimi passaggi, le forze disgreganti che premono all’interno e all’esterno della famiglia; di essa fanno parte anche Viola (Marta Nobili) e Stefania (Barbara Bobulova), madre instabile e sbandata, che spesso lascia la casa per fuggire con altri uomini, più ricchi del marito. Questo gruppo di famiglia in un interno vive una delle ingiustizie sociali più difficili da affrontare in tante famiglie italiane di oggi (non a caso il film è ambientato in una Roma anonima e quasi "infernale"): la precarietà del lavoro che impedisce la costruzione di un presente (il futuro sembra lontanissimo) sicuro e stabile. L’essere costretti all’indigenza e al caos esistenziale perché si è bloccati in un’eterna incertezza porta la famiglia alla disgregazione, alla ricerca di una felicità non dentro le mura domestiche, ma fuori, dove, inevitabilmente, si è più soli.

Sono molti gli elementi che rafforzano questa dicotomia tra gli interi e gli esterni: l’innocenza (spesso tradita) di Tommi si trasforma in una fuga sopra i tetti del palazzo dove il ragazzino può osservare la vastità e il mistero del mondo dall’alto; la felicità di una famiglia ricomposta (ma solo per pochi giorni) in un breve soggiorno improvvisato in un motel lungo la costa; la scuola, dove Tommi sperimenta le difficoltà dei primi amori e il valore dell’amicizia (e in questo sembra ricordare proprio l’Antoine Doinel de I quattrocento colpi di Truffaut); la ricerca di una "normalità" negata nella vita dei vicini benestanti (la settimana bianca contrapposta allo sfratto imminente) etc. Tutti questi elementi fanno da contrappunto alla tesa atmosfera che si respira tra le quattro mura dell’appartamento. Kim Rossi Stuart calca sempre di più gli aspetti del realismo, riuscendo a creare anche dei veri e propri momenti di suspence, in un’atmosfera di interni claustrofobica e disperata.



E’ chiaro allora che il film regge da una parte su una drammaturgia forte, psicologicamente coinvolgente nei suoi meccanismi narrativi, e dall’altra sulla prova degli attori protagonisti, soprattutto, appunto, quella del regista stesso. Pur essendo il personaggio di Renato, da un punto di vista interpretativo, quello più complesso e difficile della sua carriera, Kim Rossi Stuart è bravissimo nel rendere in maniera completa e affascinante tutte le sfumature di un personaggio che sente su di se le insicurezze della sua famiglia (e quindi indirettamente del mondo circostante), nelle innumerevoli reazioni emotive che lo caratterizzano. Il suo registro offre una complessa gamma di situazioni: dalla rabbia alla dolcezza, dagli scatti d’ira all’affetto paterno, dalla delusione al riscatto. Non c’è momento in cui Kim Rossi Stuart non sappia rendere al meglio questa varietà, restituendocela  vitale con uno sguardo, un movimento del capo, un sentimento del corpo.

Anche libero va bene è dunque un film importante perché in se contiene molti aspetti artisticamente rilevanti: dall’ottima prova di attore e regista di un attore-regista che sta crescendo anno dopo anno, al valore sociale che il film porta con sé, al realismo esistenziale e politico, che del nostro cinema resta sempre una grande forza. C'è da augurarsi che gli apprezzamenti internazionali tributati al film possano spingere l’intero cinema italiano su questa strada. Che è poi quella delle scommesse difficili ma vincenti.




Anche libero va bene
cast cast & credits
 
 


 



 

 

 

 


 

Una scena del film
Una scena del film

 

 

 

 




 

 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013