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Il colpo di coda del caimano

di Filippo Bologna
  Cinema e politica
Data di pubblicazione su web 05/04/2006  

Berlusconi ha già vinto, ha cambiato le nostre teste dice Moretti nel suo Caimano. Nell’immaginario collettivo di questa italietta a cavallo tra due millenni, la vittoria del cavaliere è incontrovertibile. Pagine di giornali occupate per anni, trofei calcistici patronimici, demonizzazioni, discese in campo, televisori accesi in milioni di case, faccioni sorridenti e sorrisi smaltati sui pannelli di mezza Italia, comunisti che mangiano i bambini e "mi consenta" a profusione. Ma Berlusconi non ha ancora vinto le elezioni, anche se non le ha ancora perse.

Moretti è stato bravo: ci ha risparmiato il film sul lifting venuto male che una parte della sinistra avrebbe voluto vedere (quella estetizzante a cui piace tanto insistere sui tacchi col rinforzo e sul trapianto di capelli), ha dribblato il film ideologico alla Michael Moore, ha declinato l’invito attendista alla prudenza, ha inscenato la commedia e blandito la tragedia. Ne è uscito un film sentito, amaro, pieno di cinema, e di amore per il cinema. E mentre questo caimano si sta divorando gli altri film al botteghino, a destra e a sinistra sono tutti col pallottoliere a fare i conti su quanti voti potrebbe spostare. Domanda alquanto tediosa. Si sa bene che gli orientamenti di voto e le scelte politiche obbediscono a impulsi emotivi che hanno ben poco di razionale, e molto di irrazionale. Domani saranno tutti di nuovo lì a chiedersi quanti voti può aver spostato l’ultimo atteso confronto televisivo Berlusconi-Prodi o Prodi-Berlusconi se preferite. Ma la questione in realtà è un'altra. Agli italiani di Berlusconi non gliene frega granché, e nemmeno ai Berluscones.



Agli italiani frega del loro orticello, dei loro risparmi in banca, delle loro pensioni. Dal fascismo a Berlusconi passando per la DC, c’è una sinistra continuità edificata sul tornaconto personale, che per definizione è l’antitesi della democrazia, essendo quest’ultima soprattutto la rinuncia all’interesse personale rispetto al bene comune. Non appena si è toccato l’argomento tasse anche la corazzata dell’Unione forte dei famosi 5 punti di scarto dei sondaggi ha iniziato subito a prender acqua. Prodi davanti a una aggressiva controffensiva allarmista del centrodestra (occhio che questi vi tassano anche l’aria che respirate) ha subito dovuto rettificare, correggersi, perché l’onda anomala è arrivata, il rollio a questo giro si è sentito anche in plancia di comando.

Io me le ricordo le file ai supermercati per riempire le sporte di scatolette prima della guerra del golfo del ’90. E vagli a spiegare al signore ottantenne che ha vissuto la guerra e le privazioni che Bagdad è lontanissima da Castellina in Chianti e già che ci siete spiegate anche alla leggendaria casalinga di Voghera che per il momento proprio non c’è pericolo di morire di fame. È così che vota le gente, cosa credete? Andate a spiegare al pensionato che sta correndo in banca a ritirare tutti i suoi averi prima che salga al governo la sinistra comunista che nessuno farà orrido pasto dei sudati risparmi di milioni di formichine italiane. Andateglielo a spiegare.

Per questo gli analisti politici dovrebbero chiedersi non quanti voti abbia spostato Il caimano, ma quanti voti abbia spostato Berlusconi in chiusura di dibattito con quello sguardo in camera mentre declamava il demagogico (perché non replicabile) e delirante (perché non realizzabile) annuncio dell’abolizione dell’ICI. Questo sì che è un colpo di coda degno di un vero Caimano.





 
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