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Il dibattito sì

Cristina Jandelli
  Una scena del film
Data di pubblicazione su web 26/03/2006  

Avevamo lasciato il personaggio Moretti, protagonista de La stanza del figlio con il nome proprio di Giovanni, scrutato dall’alto mentre tornava ad aprirsi verso il mondo abbandonando le barricate domestiche dove il quotidiano si è rovesciato in tragedia. Quell’ultima immagine del film ha anticipato la stagione della partecipazione attiva di Moretti alla politica (le accuse ai dirigenti della sinistra italiana mosse dalla piazza, la stagione dei girotondi) cui ha fatto seguito un lungo periodo di isolamento per la preparazione de Il caimano.

Nell’ultimo film il personaggio Moretti si è disciolto, frantumato in un testo politico stratificato e messo “in abisso” che lo vede comparire nel ruolo di un attore di fama chiamato a recitare il ruolo di Silvio Berlusconi in un film sul premier. Solo due brevi apparizioni: prima per rifiutare la parte, adducendo come motivazione la principale critica che si può muovere a Il caimano (che senso ha un film su Berlusconi? chi voleva sapere sa già, e chi non vuol sapere non l’andrà a vedere, come l’interessato), poi per interpretare il Presidente del Consiglio nell’ultima scena del film che il produttore Silvio Orlando (protagonista della narrazione) si appresta a girare rischiando definitivamente una carriera già compromessa. Solo un disperato produttore di b-movies degli anni Settanta, appena separato dalla moglie (Margherita Buy) e coperto di debiti, può accettare di cimentarsi in un’impresa tanto dissennata.

Fuori dalla finzione, Moretti l’ha fatto. Ha fatto un film su Berlusconi, un film sugli ultimi trent’anni di storia italiana: mentre il cinema girava negli anni Settanta i suoi Cataratte, Mocassini assassini e Maciste contro Freud (e quando Moretti in Sogni d’oro immaginava di girare La mamma di Freud), iniziava la scalata al potere del premier che il produttore Orlando immagina con una pioggia di denaro miracolosamente franato dal soffitto («da dove sono venuti tutti quei soldi?»). Trent’anni dopo il cinema italiano con Moretti prende coscienza della sua colpevole incapacità di raccontare il presente.

Elio De Capitani in un'immagine del film
Elio De Capitani in un'immagine del film


 
Siccome c’è sempre bisogno di una bella commedia, come recita il personaggio Moretti nel film, Il caimano inizia come una impietosa fotografia del cinema italiano. L’incipit presenta le immagini improbabili di un film di genere dei Settanta (rivalutato dal critico di turno, uno spassoso Tatti Sanguineti) per approdare all’oggi di un produttore trash costretto ad affittare i teatri di posa alle televendite, mentre la Rai impegna i suoi capitali nell’ennesimo Cristoforo Colombo prodotto da De Laurentiis. C’è bisogno di una commedia, ma Moretti non ha voglia di far ridere, come sottolinea il raffinato commento musicale di Franco Piersanti. Appena il suo sguardo, limpido e dolente, si concentra sull’intimità scopre sofferenze insostenibili: il bambino del produttore calpesta un pavimento cosparso di lego a piedi nudi per cercare l’unico pezzo che non sa trovare; Margherita Buy (interprete sensibilissima) piange disperata sul golf massacrato dal marito che non riesce ad accettare il trauma della separazione; Orlando affanna, sfatto su un letto, paralizzato da una vita distrutta. Una delle immagini più belle del film è la sua disperata soggettiva mentre insegue in auto l’enorme prua di una caravella rimorchiata per i viali bui di Roma fino al set allestito sul litorale dove Michele Placido, vestito da Colombo, sbraita al telefonino (Fellini è dietro l’angolo): simbolo per il produttore di un fallimento monumentale, insormontabile. Quando giunge il riscatto per questo buffo personaggio drammatico? Quando decide di risarcirsi dalla sconfitta privata facendosi testimone di verità (l’eco della riflessione dello Zavattini post-neorealista innerva il film). 

Diversi momenti del film
Diversi momenti del film


 
Solo allora, acquisita la consapevolezza, il Caimano rivela il suo volto macabro. Nel finale Moretti assume la responsabilità civile della denuncia interpretando con la sua maschera più agghiacciante Berlusconi, e la rappresentazione si trasforma in profezia politica. All’inizio, quando il produttore immagina il film sul premier, il Presidente del Consiglio ha il volto del regista teatrale Elio De Capitani, somigliante al vero Berlusconi. Poi Berlusconi appare di persona nella registrazione televisiva (mai trasmessa per intero dalla tv italiana) dello scontro con Schulz al parlamento europeo. Più avanti lo dovrebbe incarnare un divo all’italiana che si proclama erede di Volonté, felicemente interpretato da un Michele Placido in bilico fra folklore e orrore, come il coproduttore polacco definisce l’intero popolo italiano. Nell’ultima scena del film, in cui si mostra la condanna in tribunale di Berlusconi, l’attore Moretti esibisce uno sguardo di ghiaccio mentre risponde al magistrato Anna Bonaiuto con una maschera terrea e una voce minacciosa: le parole pronunciate in varie occasioni dal vero Berlusconi nell’ultima inquadratura risuonano sul volto in penombra del Caimano che abbandona il tribunale incendiato dalle molotov.

Il personaggio Moretti si è disciolto nella narrazione e nella rappresentazione. Il segno di questa inedita dislocazione lo manifestano tutti i personaggi, ma anche la scelta e la recitazione degli attori: al regista Jerzy Stuhr, immerso in una piscina, è affidato un monologo autenticamente morettiano, a un Orlando in evidente crisi d’identità sono trasferite le azioni in controtempo e il tono urlato che fu di Michele Apicella, mentre negli sguardi severi della giovane regista Jasmine Trinca sono ancora differiti i tratti del moralista: aprendosi al richiamo dell’azione politica, l’autobiografia morettiana finisce per innervare un ritratto corale, da qui la chiamata collettiva cui ha risposto il cinema italiano che il produttore ed esercente Moretti incarna e difende. Non vanno dunque letti come semplici camei le apparizioni dei registi Montaldo, Mazzacurati, Grimaldi, Garrone, Sorrentino: la loro partecipazione al film rappresenta la sottoscrizione della sua tesi. Quanto ai personaggi femminili, il loro ruolo risulta decisivo: l’azione (di coscienza) è nelle mani di mogli, giovani registe e donne magistrato determinate e irriducibili. 

Nanni Moretti racconta l’impotenza e il fallimento del cinema italiano e intanto ne riprogetta il ruolo sociale inserendo il film d’autore, l’unico genere residuo nell’asfittico panorama nazionale, sulla scena politica. La sua impresa produttiva, circondata dal segreto fino alla presentazione del film, comprende l’uscita de Il caimano a due settimane dalle elezioni, secondo la lezione di Michael Moore; la presenza dell’autore, assente dal piccolo schermo da tempo immemorabile, ad alcune trasmissioni televisive; la partecipazione (a scatola chiusa) della pellicola in concorso al festival di Cannes. Segue dibattito.





Il caimano
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