drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

Quando i teatranti diventano una comune

Gherardo Vitali Rosati
  George Dandin, atto 2, scena 2
Data di pubblicazione su web 14/03/2006  
Nel bel mezzo della campagna francese, una compagnia di teatro ha rilevato il rudere di un castello medievale per farne il proprio privilegiato luogo di lavoro: aldilà della bellezza del contorno, la situazione non è stata affatto semplice, trattandosi di dover vivere e lavorare senza riscaldamento e senza servizi igienici. Trasferendosi ad abitare in questa pittoresca ma poco ospitale residenza, La Compagnie des Minuits ha adottato uno stile di lavoro e di vita fondato sul principio assoluto della democrazia: ogni decisione, che riguardi il teatro o l’amministrazione quotidiana, viene presa dall’intera troupe, tutte le responsabilità sono ripartite fra i gli attori e mutano ogni anno, in modo tale che tutti siano sempre sullo stesso piano.

Il rapido successo della compagnia, che nell’arco di otto anni ha già portato i suoi spettacoli in tutta Europa, e adesso si appresta a partire per il Sud-America, unito alla speciale atmosfera che regna ogni giorno a La Neuville sur Essonne (dove è installata la compagnia, adesso impegnata nella costruzione di un vero e proprio teatro) ci spinge ad analizzare nel dettaglio questa particolare comunità.
                              

la residenza della compagnie des Minuits
la residenza della compagnie des Minuits


Storia: La Compagnie des Minuits nasce nel 1998 nelle aule della Sorbona, dove quarant’anni prima si era formato l’ormai celeberrimo gruppo del Théatre du Soleil; la sua prima iniziativa è la Fête du Soleil, una mostra dedicata all’esperienza dei suoi predecessori da cui riprenderà in particolare il concetto di creazione collettiva e l’ispirazione al teatro orientale. Ariane Mnouchkine diventerà così un riferimento importante: conosciuti gli attori, lascia loro carta bianca per poter accedere ai magazzini di costumi e scene dei suoi spettacoli per permettere l'allestimento della mostra, segue da vicino i loro lavori favorendo stages e incontri con il suo gruppo. Molte idee dunque filtrano e Nous sommes une troupe diventerà il primo principio di lavoro della nuova compagnia: non esistono leader, non esistono differenze, nei manifesti degli spettacoli sono semplicemente indicati tutti i nomi dei partecipanti, senza specificare alcuna ripartizione di responsabilità: si cambia così anche il modo di affrontare i progetti, non esiste una differenziazione di responsabilità, ma tutti sono chiamati a partecipare a tutte le fasi dello spettacolo, dalla scrittura, alla progettazione e realizzazione di scene e costumi, alla recitazione. 

Con questi principi debutta, al festival universitario di Compiegne, Les Minuits vous parlent de la vie, una creazione collettiva, senza alcun testo scritto, dove l'attenzione dedicata a suoni, luci e interazione col pubblico dà inizio ad una tendenza che sarà tipica della compagnia. Portato subito al Festival off di Avignone, lo spettacolo iniziava al buio con un coro di suoni indefiniti che a poco a poco si facevano riconoscibili e diventavano i versi di alcuni animali; con l'illuminazione della sala si arrivava poi a distinguere una casa, dove dei bambini giocavano prima di andare a scuola. Si arrivava poi nel cortile della scuola e da lì si seguivano i ragazzi trasformando in una guerra reale il loro innocuo gioco d'infanzia; dopo i massacri arrivava finalmente la pace e lo spettacolo si chiudeva con una tranquilla notte stellata. L'equilibrio preciso fra le differenti emozioni, la ricerca costante della necessità di ogni gesto rendevano il primo lavoro del gruppo un manifesto della loro idea di teatro.

Sarà con La Cantatrice Calva che i Minuits varcheranno le frontiere e riscuoteranno un meritato successo: debuttando a Colonia la pièce di Ionesco arriva presto al Théâtre de l’Epée de Bois presso la Cartoucherie de Vincennes di Parigi, per poi ripartire in tournée al Teatro Internazionale di Francoforte, a Liège ed Eupen in Belgio, allo Studio Bühne di Berlino, passa per quattro anni consecutivi al Festival off di Avignone ed arriva fino a Bucarest ospite dell’Istituto di Cultura Francese. In ogni paese il passaggio della compagnia è segnato da diversi articoli che ne ammirano la capacità di rappresentare con una notevole vivacità una pièce basata sul vuoto interiore. Si tratta di uno spettacolo ancora povero di mezzi (4 sedie ed una porta sono le uniche richieste della scheda tecnica) basato sull’agilità fisica e orale degli attori che raggiungono una comicità formidabile valorizzando al contempo il profondo contenuto del testo. 


La Cantatrice Calva
La Cantatrice Calva


Con George Dandin la compagnia trova la propria identità scaturita dal significativo confronto con l’Opera di Pechino e con il Tazieh iraniano -incontrati al Festival d’Automne di Parigi- e con il gruppo di Ariane Mnouchkine, con cui i Minuits sono rimasti a lungo in contatto. L’immagine acquista uno spazio centrale ed è affrontata in modo originale. La prima impressione della compagnia è che il capolavoro di Molière costituisca una pièce notturna: è al buio che avvengono i costanti tradimenti ed è a causa del buio che il protagonista sarà definitivamente sconfitto. Le prime scene dello spettacolo si svolgono quindi senza alcun tipo d'illuminazione, in seguito le uniche luci che rischiareranno lo spazio saranno le lampade portate dagli attori. Nasce così “la firma” della compagnia, come a loro piace designare la sostituzione dei tradizionali proiettori da teatro con un illuminazione artigianale fatta di volta in volta di lampadine, torce e faretti che vengono fissati sui costumi o sorrette dai personaggi. Notevolmente condizionati dal teatro asiatico, i Minuits iniziano a distinguersi per la realizzazione di immagini raffinate, realmente protagoniste della narrazione e mai puramente decorative1. Oltre alle tappe già raggiunte con il primo spettacolo (Avignone, Francoforte, Belgio, Berlino), Molière porta la compagnia a recitare anche al Teatro Nazionale di Bucarest e al Teatro Nazionale di Sofia, durante una lunga torunée nell’Europa dell’Est. I commenti della stampa diventano sempre più favorevoli: La Croix riconosce il significativo apporto del teatro orientale.
 

La preparazione di Madame de Sotenville
La preparazione di Madame de Sotenville


L’ultimo spettacolo realizzato dai Minuits è La Fortresse, la seconda creazione collettiva del gruppo: l’idea è nata durante la tournée di George Dandin: in Serbia, Croazia, Bulgaria e Moldavia gli attori si ritrovano immersi in una quotidianità fatta di Imperi e di Guerre, ma anche di spettacoli, di feste e di ilarità; nella loro creazione cercano di conservare quest’atmosfera e questi contenuti. Di qui nascerà una rappresentazione destinata ad arrivare in Scozia e in Belgio (Festival Internazionale del Théâtre de Saint Vith).

Una scena di teatro nel teatro ne La Fortresse
Una scena di teatro nel teatro ne La Fortresse



Metodo di lavoro: Ciò che più caratterizza La Compagnie des Minuits è dunque il lavoro collettivo, ripreso direttamente da uno dei gruppi che ne furono i promotori, negli anni '70, parallelamente ad altre grandi esperienze fra le quali forse la più emblematica è costituita dal Living Theatre. Proprio come per i suoi predecessori, teatro e vita divengono la stessa cosa: tutti i componenti della compagnia abitano insieme, in un luogo completamente isolato, ad un'ora e mezzo dalla capitale francese. I lavori si svolgono dal lunedì mattina al giovedì sera alle 22, tutte le settimane, con pochi intervalli di vacanze durante l'anno; una parte della troupe ha deciso di restare a La Neuville sur Essonne anche nei giorni di vacanza, facendo del luogo di prova la loro stabile dimora, gli altri vi restano per quattro giorni a settimana, decidendo di spendere il tempo libero altrove. Resta il fatto che per tutti la vita è costituita dal lavoro: si inizia alle 10 di mattina e si prosegue fino a notte, con pause precise e programmate per pranzo e per merenda. Tutti dunque hanno una loro camera: annessa al castello -di cui resta poco più che un rudere- c'è infatti una fattoria, con locali scomodi ma spaziosi, che sono stati risistemati dai Minuits con qualche mese di lavoro: in breve si sono costruiti porte, finestre, isolamento termico imparando via via le tecniche dell'edilizia e dell'agricoltura. Sfruttando la precedente funzione del luogo hanno presto deciso di allevare pecore e capre, al duplice fine di tenere l'erba bassa e di avere la possibilità di consumarne i prodotti. 

Ma i lavori sono stati limitati allo stretto indispensabile: non esistono scale normali per salire ai piani superiori (anch'essi realizzati dal gruppo), ma si utilizzano rudimentali scale a pioli appoggiate alle finestre. Ormai anche questa è diventata una caratteristica del luogo e gli attori si divertono a sperimentare nuovi metodi di camminare su quegli scomodi legni, senza mai usare le mani, sfidandosi a salire e scendere carichi dei pacchi e degli scatoloni che vengono costantemente spostati a causa dei lavori di rinnovamento che non si interrompono mai. Aldilà delle camere, che occupano solo  una parte dello spazio, gli ambienti principali sono quelli di lavoro, che includono una grande sala prove, i laboratori di scenografia e di costume e un ufficio. Grazie a numerose donazioni di vicini e conoscenti, che seguono da vicino i lavori de La Neuville, si è presto creato un deposito che comprende ogni sorta di stoffe, pelli (provenienti anche dal loro proprio campo), attrezzeria di ogni genere (scarpe, cappelli, scatole, lampade...), diversi tipi di legno, strumenti di lavoro professionali fra cui tavoli da lavoro, macchine da cucire, ferri da stiro, un gigantesco trapano a colonna e ovviamente ogni sorta di seghe, martelli, cacciaviti, ma anche luci, gelatine colorate, riflettori artigianali, praticabili. 


Parte essenziale del lavoro teatrale è costituita dall'improvvisazione, come per le compagnie di riferimento: partendo da un testo quando ne esiste uno (La Cantatrice Calva, George Dandin) o dalle persone viste e conosciute in tournée per spettacoli come La Fortresse, gli attori si dividono a coppie e preparano alcune improvvisazioni che poi presentano agli altri alla fine della giornata, già complete di qualche accenno di scenografia, costumi e trucco. Si arriva così ad avere un buon numero di proposte (circa quattro al giorno), che vengono immediatamente selezionate; si abbandonano le idee più deboli e si approfondiscono quelle più interessanti. Appena un'improvvisazione pare contenere qualche buono spunto, anche gli altri iniziano a lavorarci, in modo tale da arricchire sempre più lo spunto iniziale grazie alle nuove proposte; l'intuizione di partenza arriva quindi a perfezionarsi sempre più, fino a dar vita ad una scena compiuta, accuratamente lavorata, dove ogni elemento è scaturito dalla collaborazione fra tutti i componenti del gruppo.

Una volta stabiliti gli elementi di ogni scena, annotato scrupolosamente ogni particolare del testo, della scenografia e dei movimenti nel Cahier de Répetition, si interrompono le improvvisazioni e si passa alla realizzazione definitiva di quanto necessario. In questa fase tutti lavorano insieme: si stabilisce un'organizzazione del lavoro che ordini le priorità e poi si dividono le responsabilità: in base ai propri interessi e alle proprie competenze ognuno diviene il “responsabile” di un determinato settore, ad esempio del laboratorio dei costumi, di scenografia, oppure dell'organizzazione di una tournée, dei rapporti con le istituzioni etc. Questo tipo di divisione del lavoro, però, vuol dire semplicemente che in ogni settore c'è un punto di riferimento, una persona più esperta che si occupa di coordinare gli altri; ma questo non crea alcuna differenza di importanza fra le varie persone, dal momento che tutti, compresi i “responsabili”, si ritroveranno dopo poche ore a lavorare sotto la direzione degli altri. Con questo tipo di impostazione tutti si trovano a partecipare ad ogni fase della creazione, indipendentemente dalle proprie inclinazioni; lo spettacolo diviene dunque un prodotto dell'intera Compagnia. Ciò che si perde è dunque la specializzazione: a differenza del teatro tradizionale non esistono figure di tecnici, costumisti e scenografi professionisti; tutti partecipano in egual misura alla progettazione degli elementi scenici, magari c'è qualcuno più esperto che dà qualche dritta per la realizzazione, ma non di più. 

Quando è possibile, poi, le responsabilità variano: molte di esse vengono cambiate ogni anno, come tutti gli incarichi organizzativi (amministrazione), di relazioni pubbliche (rapporti con istituzioni, stampa, teatri, etc.) o i singoli progetti (ognuno si occupa di seguire la programmazione di una tournée). Rispetto agli esordi, quando dove non esistevano ruoli fissi e tutti erano ugualmente impegnati in ogni settore, adesso iniziano a formarsi delle specializzazioni: i responsabili dei vari ateliers tendono a restare fissi, avendo acquisito degli interessi e delle competenze particolari, ma continua ad essere applicato il principio per cui ognuno è chiamato a lavorare in tutti gli altri laboratori, permettendo il mantenimento dell'ideale dell'uguaglianza. 
     

George Dandin, atto 1, scena 1
George Dandin, atto 1, scena 1



Linee artistiche:
In pochi anni si è andata definendo la linea artistica della compagnia, scaturita da un mélange di problematiche pratiche e di fascinazioni artistiche. Se dal teatro Orientale i Minuits hanno ripreso un'ampia serie di motivazioni coloristiche e scenografiche, dall'artigianilità della lavorazione e dall'esigenze di trasportabilità hanno fatto scaturire una razionalità costruttiva, che niente toglie alla dimensioni del risultato. Meraviglia vederli arrivare sul luogo dello spettacolo con due piccoli rimorchi e trovarsi poi un palcoscenico ricco di palazzi, troni, teatrini, macchine di ogni genere, costumi giganteschi. Sicuramente non si lasciano spaventare da progetti imponenti e -contrastando le tendenze che, sulla scia di Grotowski, presentano scene sempre più vuote- s'impegnano ad inventare e realizzare ogni genere di oggetti. 

Si osserva un palese ritorno alla “teatralità” che si distacca sempre più da quel tipo di ricerca volta ad una progressiva semplificazione degli elementi della scena e della drammaturgia arrivando a ritrovare ciò che costituiva il Teatro nella nostra Commedia dell'Arte o in tradizioni a noi lontane ma tutt'oggi visibili come il Kabuki. Ogni attore interpreta numerosi ruoli, a volte addirittura dieci, utilizzando quindi tutti gli elementi che possono essere di aiuto come il trucco e costumi complessi che includono cappelli, parrucche, barbe e baffi, maschere etc. Anche il tipo di recitazione ne risulta indubbiamente condizionato: di ogni personaggio si ricerca una certa caratteristica che permette di renderlo unico e riconoscibile: sparisce quindi ogni possibilità di realismo, si tornano ad avere delle maschere che riproducono più dei “tipi” e non persone reali. E' interessante vedere come il lavoro si svolga anche a partire da personaggi realmente esistenti (come nel caso de La Fortresse).

Una scena della
Una scena della "fiera" ne La Fortresse


Allora pian piano si decide di inserire una figura conosciuta in tournée per una sua particolare caratteristica; si inizia allora a lavorarci e si arriva a presentare qualcosa di volutamente molto distante dall'originale, come un fumetto che tenta di trovare gli aspetti più interessanti e omette gli altri. Tutto quindi procede sulla stessa linea: scene e costumi sono fantasiosi e poco realistici; il trucco trasforma i volti in variopinte maschere che si inseriscono in un quadro altrettanto ricco di luci e colori; la grandezza dei costumi rimanda forse più di ogni altra cosa al teatro orientale: gli attori sono nascosti da abiti e ornamenti pesanti, difficili da governare e proprio per questo spettacolari. Se nel teatro di Bali si vedono spesso mostri giganti, manovrati da abilissimi attori, sulla scena dei Minuits si vedono asini bizzarri, figure enormi vestite con pelli di pecora, corpi giganteschi.

Fanno poi parte integrante dei costumi e della scenografia le luci: in questi anni la Compagnie ha deciso di non utilizzare mai i proiettori tradizionali, preferendo creare un sistema di illuminazione originale. Si trovano così costumi che vedono fra i propri accessori delle piccole luci che permettono al pubblico di vederli risplendere in mezzo ad una scena buia; ci sono poi elementi di attrezzeria scenica -come scatole, tavoli, macchine varie- che contengono alcune lampade che illuminano una piccola porzione della scena. Si arriva così a creare un effetto assolutamente nuovo: opponendosi ai proiettori tradizionali si sceglie di utilizzare una scena assai più buia (non si arriva mai alle luci potenti utilizzate normalmente) da cui le singole figure sembrano faticare ad uscire. Gli spettatori, che in genere sono seduti in terra intorno agli attori, si ritrovano così ancora più coinvolti in una rappresentazione che non riescono a controllare, circondati da personaggi che spesso non vedono, sorpresi spesso da suoni, o dai grandi costumi illuminati. 

Gli elementi prettamente scenografici seguono le stesse idee che caratterizzano i costumi. In scena ci sono elementi svariati, sempre ispirati ad oggetti della vita quotidiana, ma che a volte si distaccano da essi come i personaggi dai loro originali: si veda il caso del piccolo ma altissimo palazzo (6 metri) interamente occupato dall'Imperatrice, che lo ricopre interamente con il suo vestito nero o della grande macchina da cui scaturiscono bolle di sapone. Tutto è vistosamente colorato, si usano tinte forti come il rosso o il blu, che accrescono l'atmosfera fiabesca degli spettacoli.

George Dandin, atto 3, scena 7
George Dandin, atto 3, scena 7

Progetti in corso: Attualmente la Compagnie des Minuits è impegnata nella realizzazione del “Grand Projet”: un lavoro molto ambizioso volto ad avere un teatro a propria disposizione. Seguendo il consueto metodo, i Minuits si sono divisi le varie responsabilità ed hanno iniziato a lavorare con martelli pneumatici e picconi per costruire bagni, laboratori, camere, camerini e soprattutto la “Grande Salle” che aprirà al pubblico nel maggio 2007. Anche in questo caso nessun professionista è stato coinvolto nei lavori: gli attori hanno realizzato dapprima il progetto, approvato e finanziato dalle istituzioni competenti, e poi hanno iniziato a costruire, imparando rapidamente le tecniche del mestiere. Allo stesso tempo si sono occupati con cura dei rapporti con vari enti locali e non, arrivando ad ottenere un finanziamento di 60.000 euro che permetterà loro di sostenere le spese necessarie. 
     

La fattoria dei Minuits

Altri fondi vengono raccolti grazie ai corsi di teatro e agli stages proposti sia alla sala polivalente de La Neuville, sia al più noto Théâtre de Menilmontant di Parigi. A differenza delle iniziative normalmente presenti nella capitale, i laboratori dei Minuits – perfettamente in linea con i loro principi teatrali – dedicano le soltanto lezioni alla scenografia, ai costumi, al trucco, alle luci, oltre che alla recitazione. 

I lavori si interrompono di tanto in tanto per permettere le prove degli spettacoli di repertorio che vengono chiesti da varie istituzioni estere: i prossimi impegni della compagnia includono infatti una tournée con il George Dandin e La Cantatrice Calva che porterà i Minuits in Tunisa (3-13 aprile) e ad Haiti (dal 26 maggio al 13 giugno).


1. Le edizioni Klincksieck pubblicheranno in autunno 2006 il volume “George Dandin de Moliere et la Compagnie des Minuits”; fortemente voluto da Michel Viel, il libro conterrà la pièce corredata da 60 foto dello spettacolo oltre a due saggi critici (di Patrick Dandrey e di Dominique Barbéris).

Lettere da Parigi: La Compagnie des Minuits
cast cast & credits
 
 
 

 

 



 

 

 

 

 

 

 

 



 



L'insegna del teatro dei Minuits
L'insegna
del teatro dei Minuits




 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013