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Tre sorelle alla deriva

di Siro Ferrone
  un'immagine dello spettacolo
Data di pubblicazione su web 27/01/2006  
Questa nuova commedia di Alberto Severi fa pensare, quando se ne scorra la trama e prima ancora di leggerla tutta o di vederla in scena, a un remake di Tre sorelle di Cechov ambientato nella Firenze contemporanea, per la precisione nei giorni immediatamente precedenti l'attentato di via dei Georgofili di matrice mafiosa e\o "tangentista". Del classico russo l'autore apprezza sicuramente -  e con esiti spesso convincenti – l'equilibrio instabile delle battute e delle situazioni fra dramma e commedia. Il sorriso o il riso raffreddano talvolta i momenti più cupi, lo scavo delle psicologie, non di rado contorte (per non dire disperate e patologiche), viene medicato da battute di raffreddamento che, se sono palliativi rispetto al male "incurabile" che dovrebbero tenere sotto controllo, suggeriscono allo spettatore (ma anche al lettore) la giusta distanza da cui guardare il "male di vivere".

 

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In questa commedia lo sfondo cechoviano è costituito dalla memoria di un padre morto da tempo e responsabile – per l'autore – delle magagne che affaticano e isteriliscono la vita delle tre sorelle, ereditiere di un modesto negozio di barbiere. L'assenza del padre produce effetti freudianamente prevedibili: la meno giovane delle donne è un surrogato di madre che però madre non riesce ad essere, perdendo malamente il figlio altrettanto malamente concepito e colorando di malinconiche recriminazioni tutta la pièce; un'altra figlia si dedica anima e corpo, anzi con il corpo più che con l'anima, a ritrovare in altri corpi maschili il fantasma del padre; la terza invece si sottopone ad un rito compensativo, sostituendo la figura maschile con quella femminile, in un esercizio di autosufficienza e autoreferenzialità che inevitabilmente sfocia – come da manuale – in una pratica omosessuale. Tutte e tre rappresentano un'indipendenza che fatica a resistere in mezzo a una società maschilista e fascista di una Firenze "sinistra".



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Così descritta, l'intelaiatura psicoanalitica non rende però giustizia alla commedia (o dramma), altrettanto non fa l'allestimento di Alessio Pizzech, troppo preoccupato di aggiungere nero al nero, ombre alle ombre, disperazione a disperazione, come se questo fosse il colore che garantisce oggidì un successo sicuro. Ne deriva uno spettacolo monocromatico che precipita in maniera prevedibile verso la catastrofe: una sorella perde il figlio e si adagia in una malinconica "assenza"; un'altra resterà chiusa nella sua solitudine di consumatrice eterosessuale; un'altra verrà violentata da una banda di fascisti. Un risultato che non mi pare del tutto consono alla scrittura di Severi che ama gli improvvisi cambi di direzione e spezza il nero di fondo con risate che sono veri e propri sgarbi paradossali alla serietà del dramma.

Il nucleo profondo della storia è la solitudine di ciascuna delle tre sorelle all'interno della propria nevrosi, nonostante l'apparente solidarietà con cui rendono omaggio alla memoria del padre e alla di lui bottega. Una solitudine che diventa la muta disperazione, rappresentata con intensità e forza, dalla sorella violentata (Alessia Innocenti), con calibrata e raffinata discrezione dalla sorella più anziana (Letizia Pardi, il metronomo della recitazione), con disperato vitalismo dalla più libertina delle tre (Valentina Banci). Ma è nell'occultamento dei rispettivi drammi attraverso il riso e il sarcasmo (le battute di spirito, le gags volontarie e involontarie, i giochi di parole, i lapsus) che l'azione scenica acquisterebbe vigore, come suggerisce una gran parte del testo: quando cioè lo sberleffo teatrale prevale sul realismo psicologico e sull'abbandono al melodramma popolare mostrando, accanto alla polarità dolorosa  e tragica, il suo contrario medicamento umoristico.  

Lo spettacolo si sarebbe giovato di un maggiore disincantato concertato tra queste due versioni della stessa storia così come tra il gusto per la cronaca popolare e la disincantata introspezione del guazzabuglio del cuore femminile. Con tre attrici così brave e appassionate l'affinamento del concerto è sicuramente possibile.



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cast cast & credits
 
 

Foto di Chiara Sbrana





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