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Mondi ricercati

di Riccardo Castellacci
  Q'Orianka Kilcher
Data di pubblicazione su web 22/01/2006  
Dopo soli sette anni dall'ultimo lungometraggio, La sottile linea rossa (1998), atteso quasi vent'anni dal precedente e secondo film I giorni del cielo (1978, premiato a suo tempo per la miglior regia a Cannes), Terrence Malick conferma, con The New Word, la sua visione personale del cinema, refrattaria a ogni mediazione col sistema di produzione hollywoodiano. Il film affronta uno dei miti di fondazione dell'America, trattato marginalmente, se si esclude il Pocahontas disneyano, dalla cinematografia statunitense, e lo filtra attraverso la sua cultura filosofica.

Tre navi inglesi guidate dal comandante Newport (Christopher Plummer) attraccano nel 1607 sulle coste della Virginia, in cerca di fortuna e di oro. Uno degli uomini dell'equipaggio in precedenza accusato di insubordinazione e condannato all’impiccagione, il capitano John Smith (Colin Farrell), è scelto per incontrare i nativi e recuperare viveri e beni di scambio. Smith si imbatte nella tribù dei Powhatan e soprattutto nella bella principessa (Q'Orianka Kilcher) che lo salva e il cui nome indiano, Pocahontas, non sarà mai pronunciato. I due si innamorano, mentre gli scontri fra le diverse etnie si fanno sempre più accesi; ma il ritorno delle potenti navi britanniche imporrà alla resa i nativi. Pocahontas, a causa dell'aiuto offerto agli inglesi, è scacciata dal suo villaggio e costretta a divenire cittadina britannica. Abbandonata da Smith troverà consolazione in un colono giunto in America per gestire una piantagione di tabacco, John Rolfe (Christian Bale). L'uomo, assai diverso dal turbolento Smith, la sposa e lentamente le fa scoprire le gioie della vita coniugale. Rebecca, così si chiamerà la principessa battezzata, muore al ritorno dal viaggio in Inghilterra, ricevuta a corte dal re e dalla regina, non senza aver prima scoperto che la felicità non è più legata al capitano Smith, lo straniero seduttore con il suo amore sublime e adolescenziale, ma alla maturità raggiunta con Rolfe.

New World

Il momento iniziale del film è caratterizzato dalle tre navi che giungono lentamente sulla superficie levigata delle acque alla foce del fiume James in Virginia. Sulle note del Das Rheingold e nella luce del tramonto si compie l'incontro fra l'equipaggio della nave, composto di uomini di un'aristocrazia decaduta, avventurieri, morti di fame (non ancora i puritani) e i nativi americani. L’episodio, realizzato senza l’uso di effetti speciali, si svolge nell'immobilità, con gli inglesi che si lasciano avvicinare, annusare, toccare. L'adozione di piccole e frequenti ellissi, buchi nella concatenazione causale degli avvenimenti, produce fin da subito un certo spaesamento dello spettatore.

Il mondo nuovo appare un paradiso perduto, ed è visto così dagli occhi del Capitano Smith. La gente che lo abita non conosce invidia, gelosia, senso del possesso. Gli inglesi impiegheranno poco tempo per tradire la fiducia degli indigeni e si rinchiuderanno dentro un fortino. In questo luogo la piccola comunità si isola e si esclude dal rapporto con la natura, condannandosi a rappresentare una sorta di malattia, un'infezione. La corruzione, il degrado, l'indolenza non risparmiano neppure i bambini: solo l'intervento di Pocahontas salverà, prima dello scontro frontale, gli uomini del forte. L’uomo occidentale, per Malick, non può che perdere il paradiso terrestre. L'elemento che definisce questo mito di fondazione americano sembra dunque la perdita: la perdita di una terra, dell'innocenza, di uno stadio adolescenziale. La principessa indiana, privata della famiglia e venduta ai nuovi conquistatori, si trova a vivere l'esperienza di un "essere gettato nel mondo", che le permetterà di scoprire la sua dimensione più vera, quella di donna, di madre e di passare dal mito alla responsabilità.

New World delinea un viaggio in una parte remota del mondo e dell’anima che può ricordare Apocalypse Now. Ma se in Coppola il percorso portava alla scoperta dell'orrore, dell'abisso e della banalità, Malick sembra soffermarsi su un aspetto più contemplativo e con risultati più impressionistici, arrestandosi prima di procedere all'indagine spietata dell'interno. Il viaggio nella natura incontaminata del nuovo mondo ricorda la discesa nel Cuore di tenebra, ma senza l'orrore che contraddistingue Conrad come Coppola. Un viaggio nella superficie delle cose di cui rimane intatto il mistero, e che viene condotto, come ricordano i titoli di inizio e di fine, in luoghi non ancora segnati sulle mappe e dunque non sottoposti alla sistemazione, collocazione (e riduzione) operata dalla cartografia e dal sapere occidentale.

I personaggi non sono giudicati, come non interessa approfondire il carattere sociale della tribù indiana o della civiltà inglese, che rimane accennato. Centrale è l’aspetto psicologico dei protagonisti, non le strutture sociali di contorno. La figura più riuscita sembra quella della principessa indiana, anche per la scelta della quattordicenne Q'Orianka Kilcher, mentre Farrell rimane chiuso in una parte non compiuta, fra il maledetto e il fanciullo: senza sfumature e legato esclusivamente alla fisicità il suo personaggio non trova spessore. La storia della principessa è in conclusione quella di una ragazza normalissima, un percorso di educazione che la conduce dal mondo immaginario proprio di una cultura primitiva, rappresentato dagli indiani, al mondo reale, con le sue miserie e le sue solitudini.



Lo stile del film resta sospeso fra i modi propri del genere sentimentale, e il documentario antropologico. La divisione in atti, la contrapposizione fra protagonista/antagonista, la linearità del racconto: ogni elemento che guida la narrazione è corroso lentamente. Malick osserva i momenti in cui non accade niente (tanto la storia la conosciamo e alla fine è sempre la stessa), indugiando sul tempo e adoperando la voce off per sondare le psicologie dei personaggi. Il tempo che scorre nei paesaggi e la riflessione sul ruolo dell'uomo nel rapporto con la realtà naturale divengono elementi basilari di questo cinema. Se ne La sottile linea rossa un evento terribile della storia, la guerra, era immerso nella contemplazione di una natura misteriosa e impenetrabile come l'animo umano, in New World sembra che gli uomini siano condannati ad essere spettatori di un mondo di valori naturali che potranno solo smarrire.

Rimane fondamentale la scelta di una luce naturale che percorre tutto il film e segna il passare del tempo in termini di ciclicità. Malick, girando prevalentemente en plein air, ha costretto il direttore della fotografia a riprendere quasi sempre al tramonto. Anche l'utilizzo della voce off, ormai cifra stilistica del regista, è in chiave antinarrativa: affidata ai tre protagonisti, Smith, la principessa e Rolfe, non spiega gli eventi, ma rinvia alle loro riflessioni.

Un mito è già, di per sé, un racconto che permette di indagare le regole della narrazione e allo stesso tempo di metterle in discussione. Il regista americano realizza un linguaggio elaborato che in alcuni casi può apparire maniera, ma, eliminando i riferimenti storici e anagrafici, trova nella figura della giovane un soggetto capace di offrire una diversa esperienza del mondo. Un film destinato a dividere e a sollevare dubbi e favori, come il suo autore.



 

The New World
cast cast & credits
 

Colin Farrell
Colin Farrell





 


Q'Orianka Kilcher
 


 
 
 
 
 
 

Christian Bale
 
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