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Chi ha paura della propria ombra?

di Teresa Megale
  El eco de la sombra
Data di pubblicazione su web 26/09/2005  
Un percorso iniziatico per chi non ha paura del buio, dell'ombra, del lato inevitabilmente oscuro delle cose o – se si vuole – una prova di resistenza caratteriale, una verifica del livello della propria fragilità e debolezza emotive. Questa la proposta ultima del Teatro de los Sentidos, la compagnia diretta da Enrique Vargas che ha portato a Cascina, di ritorno dal festival Kopenhagen International Theatre, El eco de la sombra, spettacolo realizzato quest'anno in occasione del bicentenario della nascita di Hans Christian Andersen. Nelle mani del regista colombiano, il favolista danese offre lo spunto per una riflessione forte sull'ombra, ossia sulla ricerca di sé attraverso lo scatenamento dei sensi, mettendo in discussione e di fatto abolendo alcune consolidate prassi teatrali.


Fondato sull'esperienza sensoriale e sullo scambio occasionale di sensazioni tra lo spettatore e l'attore, il teatro provocatorio di Vargas fluisce nei suoni, nei rumori, negli odori, nel contatto con materiali eterogenei quanto imprevisti e nello scatenamento di reazioni in chi, a piedi nudi, scelga di avventurarsi da solo per oltre un'ora in un'esperienza che può essere affascinante o devastante e che può incuriosire o sconvolgere, avvilire o esaltare. Una tempesta di carattere emotivo che inizia dolcemente per divenire via via più difficile e dura, fino a concludersi in un necessario luogo di decantazione, dove tramite la scrittura si stemperano le sensazioni più immediate. Si entra in una libreria di circa tremila volumi alla ricerca di un libro impossibile che narri la propria storia e si finisce con l'essere letteralmente cullati su un lettino galleggiante da un inquietante traghettatore. Come nelle fiabe, le prove dello spettatore (solo cinquanta per rappresentazione) sono crescenti. 



El eco de la sombra
El eco de la sombra


In compagnia soltanto della propria ombra, si impara a seguirla e ad amarla. Tra foreste di stoffa bianca e casette di carta, odori forti e profumi dolciastri, qualcuno ne accarezza ripetutamente i contorni, qualche altro la cattura per  rubarla. Sparisce per poi riapparire, non appena si stabilisce un contatto con l'attore che si incontra lungo il percorso imprevedibile, dall'andamento curvo e immerso nella semioscurità. Secondo quanto sostiene Vargas, l'attore è un "abitante" del teatro, che ospita per qualche minuto uno spettatore-viaggiatore, in sosta nel suo mondo per cercare sé stesso. «Il teatro non è proprietà di nessuno - dice il regista -  piuttosto è proprietà di tutti.» Per questo, trovata l'idea drammaturgica, i quindici attori della compagnia la sviluppano e la reinventano, conducendo un lavoro di gruppo da sempre basato sul gioco delle reazioni istintive e della immaginazione percettiva. El Teatro de Los Sentidos con sede a Barcellona  non conosce  divisioni in attori e tecnici, perché tutti sono gli uni e gli altri. Così Patrizia Menichelli, attrice toscana con Vargas da dieci anni, è anche la costumista e l'inventrice delle raffinate ambientazioni di carta ritagliata e delle valigie-scrigno, con le quali provare la percezione tattile. Bandite almeno le più ovvie dinamiche di potere all'interno della compagnia, si lavora coerentemente sulla conoscenza delle possibilità sensoriali proprie e altrui, convinti che la scoperta di questa dimensione porti oltre la superficie visibile delle cose, verso la libertà. El eco de la sombra ci avverte che l'ombra è tutto ciò che abbiamo. L'unica certezza, forse l'unica risorsa.




El eco de la sombra
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