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John Woo da Oriente a Occidente

di F.F.
  Nicolas Cage in Windtalkers
Data di pubblicazione su web 01/01/2002  
Un lettore molto competente ci aveva chiesto, qualche tempo fa, la nostra opinione sul 'mitico' autore John Woo. Avevamo dato una risposta incompleta se non evasiva. Approfittiamo dell'uscita dell'ultimo film del regista per tornare con più cura sull'argomento, con la speranza di fare cosa gradita a quel nostro amico lettore e a tutti gli altri.

Per chi ha seguito la carriera di John Woo sia nella fase di Hong-Kong che in quella, più recente e "commerciale" americana, Windtalkers sembra l'ultima tappa di un percorso filmico simile a quello del suo protagonista, Nicholas Cage: sempre più appesantito e sempre meno ironico. Al quinto film made in USA (il settimo, se si considerano il "pilot" per la serie Once a thief e il film tv Blackjack), Woo ha soffocato il lirismo e la straordinaria estetica della violenza che lo avevano reso celebre con un patriottismo a stelle e strisce che non si capisce quanto possa appartenergli.

Una scena di guerra da Windtalkers
Una scena di guerra da Windtalkers

Anche nel momento creativamente più basso della sua carriera è giusto comunque riconoscergli l'etichetta di maestro del cinema d'azione. Dopo gli esordi nel genere arti marziali, e la celebrità raggiunta in Oriente tra il '76 e l'84 come autore di commedie leggere, Woo ha infatti prodotto tra il 1986, anno di uscita di A Better Tomorrow, il film della sua svolta artistica, e il 1992, alcuni dei film più stupefacenti del panorama mondiale.

John Woo e Nicholas Cage sul set di Windtalkers
John Woo e Nicholas Cage sul set di Windtalkers

Grazie alla versatilità tipica dei migliori autori del prolifico cinema di Hong-Kong, Woo ha operato un impressionante cambio di genere rispetto al suo passato, trasportando lo Wuxapian, sorta di "cappa e spada" alla cinese, molto in voga ad Hong-Kong, in ambienti metropolitani da noir americano e sottoponendolo agli schemi narrativi del western. Alle spade sostituisce le pistole, ma nel sottofondo restano temi quali la difesa dei valori di un mondo che scompare e la lealtà virile tra i protagonisti. La spettacolarità delle sue opere è straordinaria, di una fisicità e un impatto inarrivabile per il cinema americano.

Woo ricorda Peckinpah nella scelta dei temi, copiandolo spudoratamente in quasi tutti i suoi finali, eppure avvolge i personaggi dei suoi film in un'atmosfera decisamente melò, sempre bilanciata saldamente da un'ironia che deve avergli insegnato il periodo "comico".

Nei film successivi, a partire da A Better Tomorrow 2 (1987), questa formula si assesta e raggiunge il suo apice nel 1989, data di uscita del capolavoro The Killer. In esso la fusione di registri stilistici è eccellente: alcune delle sparatorie più belle della storia del cinema fanno da contorno alla disperata storia dei due protagonisti. Il film vive sulle ali della spettacolarità eppure è un opera sull'amicizia e la malinconia dei protagonisti per un futuro già scritto (Il killer "condannato a morte" dalla banda rivale e la cantante che resterà cieca per sempre), percorso da una sottile vena disperata che esplode nel finale, con violenza e spettacolarità tanto forti quanto lo è il pessimismo dell'autore


The Killer (1989)
The Killer (1989)

Hard Boiled (1992)
Hard Boiled (1992)
 
Cocktail di formalismo (sempre ironico), sentimentalismo e ultra-violenza, The Killer, idolatrato da Tarantino e ammirato da Walter Hill e Martin Scorsese, grazie anche agli immediatamente successivi A Bullet in the head e Hard Boiled ha portato John Woo in Occidente. Ma invece di copiarlo su grande scala (cosa di cui l'action movie americano avrebbe certo beneficiato) Hollywood ha preferito reclutarlo per sé, consegnandogli copioni mediocri oppure limitandolo nelle sue scelte.

L'esordio "americano" Senza Tregua (Hard Target), banale film d'azione che ha il merito di riuscire a contenere Van Damme, era il prezzo da pagare alle case di produzione per il passaggio al mercato statunitense ma il successivo Broken Arrow è appena un gradino più in alto, restando tutte le qualità del regista piuttosto in sordina.

Solo con Face/Off, senza dubbio il suo capolavoro americano, Woo ritrova sé stesso, rielaborando il tema dell'antagonismo Bene/Male con una messa in scena che non fa rimpiangere i tempi di Hong-Kong, anche se l'happy end imposto dalla produzione grida vendetta perché sottrae al film il lucido pessimismo che era proprio, ad esempio, di The Killer.

Poi, il crollo. Prima Mission:I2, con una storia inesistente e personaggi involontariamente comici ed infine, appunto, Windtalkers. In quest'ultimo restano i lampi di un'innegabile capacità spettacolare, seppur totalmente sterile, ed il tema ricorrente della lealtà e del tradimento tra i due protagonisti, che a sua volta Woo aveva in parte ricalcato da Peckinpah. Persino le colombe bianche, il marchio di fabbrica del regista, che immancabilmente (anche nell'ultimo M: Impossible 2) si sollevano in volo nel mezzo delle sparatorie più violente di ogni film, sono sostituite da goffi gabbiani del Pacifico.

Grande amante di West side story e Singin' in the rain, John Woo ha dichiarato in più di un'intervista che il suo sogno è quello di girare un musical alla Ginger e Fred. Effettivamente, film come The Killer e Hard Boiled contenevano sequenze di sparatorie ed inseguimenti così sofisticate che a molti critici cinematografici la loro messa in scena ha ricordato quella di un balletto. Adesso che è installato stabilmente ad Hollywood ed è entrato nelle grazie delle "Majors" americane, se lo vorrà, avrà probabilmente la possibilità di realizzare il suo sogno dichiarato.

E potrebbe essere il modo per sbloccarsi da una impasse creativa indegna del suo talento.


Windtalkers
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Windtalkers
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