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Paul, Mick e gli altri: navigatori in trappola

di Siro Ferrone
  Gli attori di Paul, Mick e gli altri di K. Loach
Data di pubblicazione su web 28/04/2001  
È la storia di un delitto perfetto. I mandanti - per Ken Loach - sono la Signora Tatcher e il Signor Blair. Il contesto è la manovra di privatizzazione delle ferrovie britanniche, con licenziamenti dei lavoratori in esubero e lo scatenarsi della concorrenza. Si abbassa il costo del lavoro togliendo l'assistenza sanitaria, le ferie, le spese per la sicurezza. In cambio di un momentaneo aumento dei guadagni gli operai corrono ad arruolarsi nelle nuove ditte dove però si imbattono in altri operai nient'affatto specializzati che rubano loro il posto. Bisogna adeguarsi. Aumentano i rischi. Chi non accetta è escluso, licenziato; chi accetta deve tacere e assistere alla catastrofe. Un operaio muore travolto da un treno, di notte, mentre lavora in condizioni di grave pericolo. I compagni nascondono le cause dell'incidente e così salvano il posto.

La trama non può restituire la forza di una narrazione formalmente magistrale. Prevale la soggettiva, con stacchi inavvertiti su campi più lunghi e riprese oggettive. Andata e ritorno dall'uno all'altro di questi punti di vista, con una prevalenza del primo. Attaccata ai corpi di attori straordinariamente capaci di recitare il non recitato, la mdp naviga a vista (Navigators è il titolo originale del film), trascinata qua e là, nel privato delle case e nei luoghi di lavoro. Mai l'autore impone la sua intelligenza e il suo sguardo. Non c'è ricostruzione dell'ambiente e dei personaggi, ma adeguamento del nostro sguardo al loro. Le inquadrature e il montaggio non restituiscono i battiti di ciglia e le nervose imprecazioni di un laburista deluso e rivoluzionario, ma solo lo sguardo progressivamente spento di piccoli proletari in divisa da lavoro. Incazzati per i soldi e impotenti a pensare al di là del loro io.

Sembra che Ken Loach abbia deciso - e non è la prima volta - di abbandonarsi, come i suoi operai-attori, al flusso disperato di una vita senza speranza. Sono in trappola i nostri navigatori (in realtà, naufraghi alla deriva), si agitano battendo i pugni sul tavolo (nella riunione sindacale) o sul muro (quando non riescono a stare una sera con i figli), oppure si agitano alla ricerca di un po' d'amore in case che non concedono il bene della solitudine e dell'intimità. Come in un fiume in piena, in mezzo ad altri disgraziati in un paesaggio di relitti postindustriali, fra carcasse di treni deragliati e longarine inservibili, cercano di annaspare, e neanche quello riescono a fare. Ecco che l'andamento stilistico della soggettiva e del suo fluttuare tra l'uno e l'altro degli operai diventa la trasfigurazione figurativa di uno sbandamento umano collettivo ed epocale. I nostri protagonisti sono vinti, ma non sono incolpevoli. Non brilla nei loro occhi e nei loro discorsi nessuna luce ribelle, né alcuna verità morale (come invece voleva un altro tipo di cinema ottimistico e "di sinistra").

L'indiretto libero con cui Loach li rappresenta assomiglia più alla tecnica crudele e arida di Verga che a quella un po' mélo del nostro Visconti (La terra trema). Qui non si può piangere come nel cinema piccolo borghese italiano (Moretti), qui si resta senza parole e senza speranze. Al termine di un lungo percorso che li ha seguiti senza pietà, con un montaggio duro e senza abbellimenti, il teorema del delitto perfetto ce li mostra complici dei loro assassini. Non sappiamo se infelici, certamente inconsapevoli della tragedia di cui sono protagonisti.


Paul, Mick e gli altri
cast cast & credits
 

K. Loach durante le riprese
K. Loach durante le riprese


 


 

Un' immagine del film
Un' immagine del film



 

 
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