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Amore en scène

di Gabriella Gori
  Sylvia
Data di pubblicazione su web 27/05/2005  

Memore dei fasti di un tempo, il redivivo Teatro La Fenice di Venezia non poteva dimenticare la danza con la 'd' maiuscola e, per sottolineare il suo essere ancora uno dei templi dell'arte tersicorea, ha ospitato nella stagione coreutica 2004-2005 tre dei migliori organici del scena internazionale. Il Béjart Ballet Lausanne, che ha aperto a maggio il cartellone con una serata dedicata a Maurice Béjart, il Ballet de l'Opéra National de Paris che, sempre a maggio, ha presentato Sylvia di John Neumeier, e il Tanztheater Wuppertal di Pina Bausch che a luglio proporrà Fur die Kinder von Gestern Heute und Moregen (Per i bambini di ieri, di oggi e di domani) della stessa Bausch. Un trittico di presenze che tornano nella città lagunare e mostrano tre differenti modi e stili di intendere l'arte tersicorea: dalla danza magnetica di Maurice, alla danza di regia di John, al teatrodanza di Pina.

Sylvia, Ballet de l'Opéra de Paris

Inserito ad incastro fra due artisti europei come il francese Béjart e la tedesca Bausch, l'americano Neumeier, da trent'anni alla guida del Balletto di Amburgo, ha presenziato con Sylvia, una creazione ideata nel 1997 per il Balletto dell'Opéra di Parigi e andata in scena nello stesso anno al Palais Garnier con il corpo di ballo parigino. Ultimamente ripresa con grande successo, la creazione 'neumeieriana' si rifà a Sylvia ou la nymphe de Diane, il ballet d'action di Louise Mérante su musica di Léo Delibes, che si ispirava all'Aminta, la celebre favola pastorale di Torquato Tasso, e inaugurava nel 1876 il Palais Garnier. La storia dell'amore del pastore Aminta per la ninfa Silvia è stata riscoperta nel Novecento grazie alle versioni di Lèo Staat nel '19, Serge Lifar nel '41, Albert Avelyne nel '46, Lycette Darsonval nel '47 e Frederick Ashton nel '52. Ma, a differenza di queste, il rifacimento di Neumeier è un'originale rilettura della fabula che, all'insegna dell'oppositio in imitando, accetta dal modello elementi e riferimenti esterni ma si distingue sul piano dei contenuti e dei valori, approdando ad una malinconica riflessione sull'incapacità di cogliere l'attimo in cui Amore chiama.

Restano così inalterati il racconto mitico degli amori di Aminta per la ninfa di Diana, della dea cacciatrice per l'assonnato Ermione, delle metamorfosi di Eros nel pastore Tirsi e nel bell'Orione, e il corteggio di amazzoni in pantaloncini corti neri, corpetti in pelle, arco e frecce. Ma, in realtà, ad essere in primo piano è la vita affettiva della donna a cominciare dal momento in cui, ancora adolescente, scopre l'attrazione per l'altro sesso ma fugge spaventata, a quello in cui decide di vivere l'esperienza erotica con un altro, fino all'urgenza, ormai matura e consapevole, di conoscere quel primo amore quando ormai è troppo tardi. E a Diana, eternamente sola e sconsolata, Neumeier affida il memento di saper ascoltare al momento giusto i propri sentimenti senza paure e infingimenti.

Strutturata in due parti, Sylvia nella prima si svolge nel "bosco sacro di Diana", locus amoenus rappresentato da un grande albero stilizzato posizionato in fondo a sinistra che, alla fine del balletto, riappare ma a destra vicino al proscenio, a simboleggiare il cambiamento avvenuto nel rapporto tra i due giovani. La seconda parte, invece, ha come sfondo una marmorea sala da ballo delimitata da porte e da una gigantesca statua mutilata in cui durante la festa Silvia, sedotta da Amore nelle sembianze di Orione, prende coscienza della propria femminilità e diventa donna. A questa duplice scelta spazio-temporale corrisponde un altrettanto calibrato dosaggio della musica di Delibes, che Neumeier rivisita con lo spostamento di vari numeri della partitura originale fino all'interpolazione di brani tratti dalla Source, sempre di Delibes, usati per mettere ancora più in evidenza determinate situazioni emotive.

Sylvia, Ballet de l'Opéra de Paris


Pièce di alta fattura, Sylvia conferma ancora una volta la vocazione registica e non solo coreografica del metteur en danse statunitense perché, se è vero che è considerato un maestro del balletto narrativo del Novecento, è altrettanto vero che i suoi lavori hanno impresso il marchio di una indiscutibile regia, come si legge nella brochure. E questa danza di regia è evidente fin dalla simbolica posizione invertita dell'albero del bosco, dalla scelta "metateatrale" di rompere l'illusione scenica facendo arrivare le ninfe di Diana dalla platea mentre tendono i loro archi e, una volta scagliate le frecce, con guizzo atletico salgono sulla scena, dai toni pastello delle luci, dai colori allusivi degli eleganti abiti (chiari, scuri, bordò, rossi, ocra) affidati alla sapiente mano di Yannis Kokkos, firmatario anche delle splendide scene.

E questo spettacolo non delude neppure nell'aspetto coreografico, inanellando una serie di sequenze di stampo classico ma prive di virtuosismi accademici e con uno spiccato gusto per i movimenti nervosi, spigolosi e atletici. Nel primo atto le ninfe cacciatrici usano gambe e piedi come frecce, o spezzano le linee tenendo i piedi flessi e le gambe in seconda posizione oltre il limite dei 180 gradi. Nei balli della festa i movimenti delle ballerine in lungo e dei ballerini, in raffinati tight scuri, sono netti e stilizzati ed esaltano la pulizia tecnica e la bravura del corpo di ballo dell'Opèra di Parigi.

Ma la palma spetta ai pas de deux di Aminta e Silvia, impersonati dai formidabili Jean-Guillaume Bart e Laetitia Pujol, che all'inizio esprimono le intense emozioni dell'attrazione reciproca e alla fine, quando con la danza danno voce alla "poetica del non detto", mostrano l'inevitabile quanto inaspettato discidium. Altrettanto emozionante e sensuale è il duetto di Diana ed Endimione, i più che bravi Karin Averti e Florian Magnenet. Di grande impatto visivo sono gli assoli di Jean-Guillaume, un Aminta malinconico che esegue superbi grands battements en avant, seguiti dai energici fouettés, e poi deluso ripiega in passi lirici ed esasperati, e quelli del poderoso Wilfried Romoli che con ironia passa dal ruolo di Tirsi, bucolico pastore, a Orione, sfrontato latin lover, ad Eros, esperto stratega della militia amoris.


Sylvia
cast cast & credits
 




 
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