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La scomparsa di Paul Ricoeur

di Giovanna Zaganelli
  Paul Ricoeur
Data di pubblicazione su web 23/05/2005  
E’ morto venerdì 20 maggio a Châtenay-Malabry Paul Ricoeur, uno dei grandi filosofi del ‘900.

Nato a Valence nel 1913 da una famiglia protestante, dal 1949 al 1956 è professore a Strasburgo succedendo nella cattedra di Filosofia a Jean Hyppolite. Nel 1957 è chiamato alla Sorbona alla cattedra di Filosofia generale dove rimane fino al 1965 e nel 1966 si trasferisce nella nuova Università di Nanterre, nei dintorni di Parigi, di cui per un anno, a partire dal marzo 1969, nella difficile stagione della contestazione, sarà rettore.  

Sviluppa i suoi primi interessi filosofici nell’ambito dell’esistenzialismo francese di ispirazione cristiana, è discepolo di Gabriel Marcel, studia Jaspers e Husserl durante i cinque anni di prigionia in Germania. La sua tesi di Dottorato - tre tomi raccolti e ripubblicati nel 1960 sotto l’unico titolo Finitudine e colpa (nella versione italiana per il Mulino 1970) - verte sul tema della volontà e del male. Proprio dalle riflessioni sul male e sulla volontà derivano alcune delle linee portanti del suo progetto di ricerca: la psicanalisi e l’ermeneutica. Nel 1965 pubblica il suo saggio su Freud, Dell’interpretazione (Il Saggiatore 1967, 2002), in cui, insieme alle riflessioni sul concetto di simbolo, affronta il tema della psicanalisi proponendone una lettura ermeneutica e trasferendola, di conseguenza, all’interno del dibattito sul linguaggio: esso, il linguaggio, non rappresenta un puro sistema segnico, strumento di comunicazione, ma un tessuto cosparso di simboli che rinviano alla complessità dell’esperienza umana. E’ solo passando attraverso “il conflitto delle interpretazioni” che potremo accedere all’io, come  soggetto che si disvela dunque in modo indiretto tramite la decifrazione dei segni culturali.


Paul Ricoeur
Paul Ricoeur

Dopo l’esperienza francese, e i successivi tre anni trascorsi all’Università di Lovanio, si trasferisce negli Stati Uniti, a Chicago dove diventa professore a vita presso la Divinity School. Nel 1975 pubblica La metafora viva (Jaca Book 1976), frutto del confronto con la filosofia del linguaggio di tradizione analitica: esistono oltre ai linguaggi che constatano, descrivono e ordinano degli altri linguaggi che ridescrivono la realtà arricchendola di significato, come quelli metaforici, poetici, religiosi. La metafora è vista come strategia linguistica  in grado di produrre nuovo significato. Segue (1983-1985) Tempo e racconto, imponente opera in tre volumi, in cui indaga le diverse rappresentazioni del tempo nel racconto letterario, nella narrazione storica e nella filosofia. In Sé come un altro (Jaca Book 1993)  Ricoeur costruisce un soggetto dialogico la cui esistenza implica necessariamente il punto di vista dell’altro. E’ ancora solo la lettura mediata, indiretta  che rende possibile la nostra esistenza etica e sociale.

La riflessione sulla dimensione etica universale torna anche nei suoi ultimi testi Il giusto (Sei 1998) e  La memoria, la storia, l’oblio (Cortina 2003). La memoria nel pensiero di Ricoeur è strettamente collegata non solo al passato ma anche al presente e al futuro. Il passato è visto come una realtà in fermento in cui gli uomini hanno “passionalmente” vissuto: desideri, aspettative, previsioni. E’ necessario allora ricostituire il filo che lega il presente al passato, in modo tale che  il presente riapra il passato,  lo modifichi ripulendolo dalle ferite della memoria.



 
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Paul Ricoeur
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