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Lupin III e Tarantino IV

di Filippo Bologna
  Kill Bill: volume I
Data di pubblicazione su web 31/10/2003  
Chissà dove vanno a morire i film? Chissà se alla periferia cinematografica del grande impero (Hollywood) esiste un mitico cimitero degli elefanti in cui stanchi e macilenti, ormai fuori moda, i film vanno a farsi seppellire sotto montagne di resti mediatici? Ci dev'essere di tutto in quella discarica dell'immaginario di consumo: vecchi LP dal sound anni '70, telefilm anni '80, film di kung fu, manga, sulla yakuza, pessimi B movies, avanzi di spaghetti western, truculenti splatters e ignoranti poliziotteschi all'italiana. Se mai esiste un luogo del genere, allora quel luogo si chiama Kill Bill.

Kill Bill: volume I dovremmo dire, perché il ragazzaccio del pulp si è accorto di aver girato due film al posto di uno. I produttori, preoccupati dall' ipertrofia tarantiniana hanno pensato bene di mozzarlo con un colpo di sciabola e farne due episodi. Scelta commercialmente corretta ed eticamente discutibile.


Uma Thurman
Uma Thurman

 
Il quarto film di Quentin Tarantino, come una scritta presuntuosetta annuncia nei titoli di testa (del resto il ragazzo sa fin troppo di essere bravo) è uno sconvolgente emulsionato della cultura di consumo, l'inguaribile onanismo di un cinefilo, il doveroso tributo di un allievo ai suoi maestri. Kill Bill: "tutto insieme appassionatamente", se mi passate il calembour. Tarantino, dopo la nevrosi schizoide de Le Iene, il feticcio di Pulp Fiction e quel meraviglioso fallimento di Jackie Brown torna sullo schermo con un film sconcertante, enciclopedico, irritante, struggente e divertentissimo. E non rinuncia nemmeno qui alla divisione in capitoli come marca d'autore del suo cinema. Così il motivo narrativo portante di questo film è sintetizzato nell'epigrafe sulla soglia del primo capitolo: "la vendetta è un piatto che va servito freddo". Una donna che esce dal coma decide di vendicarsi delle persone che si sono accanite su di lei il giorno del suo matrimonio. La sete di vendetta di una sposa. Potremmo concentrare il film in questa proposizione. Tutto qua. Nulla di apparentemente più semplice? E invece no. Perché se forse è vero che con l'agonia del western sono scomparsi dal nostro immaginario l'epos e il mito, Tarantino sconfessa tutto ciò, dimostrandoci come sia ancora possibile un recupero del tessuto epico ai margini della spazzatura, scavando sotto i resti decomposti del cinema d'autore e di consumo, cannibalizzato e reso seriale dalla televisione.


Lucy Liu  e Uma Thurman
Lucy Liu e Uma Thurman

In Kill BIll ci sono: il ritorno dell'eroe, il mentore che conferisce l'oggetto magico (la spada invincibile), il desiderio di vendetta come ristabilimento dell'equilibrio perduto. Come a dire che Omero è ancora possibile. Il film è condito con la solita violenza irreale, condotta sino al parossismo e al grottesco, accompagnata da una splendida colonna sonora che omaggia il maestro Ennio Morricone, ed è anche infarcito di citazioni infinite: dall'irresistibile parodia di Parla con Lei a Sergio Leone fino a Matrix e Nikita, dai giochi per la Play Station a Kitano passando per il telefilm Charlie's Angels e forse perfino per il cartone animato Lupin III. E il gioco infinito sta proprio nel rinvenimento della citazione che appaga lo spettatore, ognuno pesca la sua, il pezzo che gli serve per completare il suo immaginario in questo fantastico e roboante sfasciacarrozze massmediatico. Si ride parecchio o ci si annoia, a seconda dei gusti, in questo frankenstein assemblato con gli scarti della cultura del consumo. L'ironia grottesca, quel ghigno dissacrante alla Tarantino, che riesce a rendere ridicolo il tragico e viceversa.



 
La bella Uma Thurman volteggia con la grazie di un'eroina circense impegnata a tagliar teste e a mozzare arti qua e là sul set di cartapesta dei b-movies di Honk-Hong, in un interminabile saggio di perizia marziale nell'uso della katana. Cartoni animati irrompono sullo schermo e si mescolano agli eroi bidimensionali, svuotati d'intenzionalità psicologica, di spessore morale, ormai prosciugati e appiattiti da anni di passaggi televisivi. Insomma, "una figata" come si sentiva dire dagli adolescenti in orgasmo all'uscita del cinema. Altrimenti, per chi è cresciuto con il neorealismo, il cinema hollywoodiano classico e la nouvelle vague, temo sia una noia mortale o il deliro incomprensibile di un esaltato. Ma noi, figli di Starsky ed Hutch, degli spaghetti western e del Commodore 64, non possiamo non dirci tarantiniani.



Kill Bill: volume I
cast cast & credits
 


Elias McConnell
Elias McConnell



 
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