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Il cinema è fatto per "sognare"

di Fabio Tasso
  Ian McKellen
Data di pubblicazione su web 02/02/2003  
A un anno di distanza da La compagnia dell'anello (ma, anche questa volta, un mese dopo l'uscita nella maggior parte dei paesi europei e non. Perché? Solo per il doppiaggio?) arriva nelle sale italiane il seguito della trilogia de Il signore degli anelli, Le due torri. Il nuovo film parte esattamente da dove era finito il primo. La Compagnia si è sciolta: Frodo e Sam sono in viaggio per Mordor, Merry e Pipino sono stati rapiti dagli orchi, Aragorn, Legolas e Gimli li inseguono nel tentativo di liberarli. Sono queste le tre linee narrative che il film segue fino alla fine.


L'esercito degli orchi
L'esercito degli orchi

Come e più del suo predecessore, Le due torri ostenta il maestoso talento visionario di Peter Jackson, assolutamente a suo agio nel seguire fedelmente la narrazione tolkeniana (quasi fedelmente, per la verità, ma le poche libertà narrative rispetto al testo originale, invece di scontentare i fan più fedeli e impoverire la materia, la arricchiscono di nuovi significati).

Il film, quindi, è un vero e proprio capolavoro visivo, uno spettacolo che ha ben pochi paragoni nell'intera storia del cinema. Le due torri riesce perfettamente in uno degli scopi più ardui e difficili del mezzo-cinema: incanta lo spettatore, lo affascina, lo conquista, gli permette in sostanza di accomodarsi sullo schienale e gustarsi tre ore di puro piacere visivo nelle quali le comuni e ineccepibili speculazioni sui singoli elementi di cui un film è composto (sceneggiatura, inquadrature e via discorrendo) possono benissimo essere accantonate.


Aragorn, Legolas e Gandalf (Viggo Mortensen, Orlando Bloom, Ian McKellen)
Aragorn, Legolas e Gandalf (Viggo Mortensen, Orlando Bloom, Ian McKellen)


Certamente, per esempio, volendo esaminare la battaglia finale da un punto di vista meramente logico, risulterebbe difficile credere che uno sparuto manipolo di uomini possa tener testa a diecimila orchi sanguinari e addestrati a combattere. Ma la capacità di Jackson di rendere ciò che si vede vero (più vero del vero, azzarderemmo) allontana ogni possibile dubbio in proposito. Quel manipolo di uomini ci riesce, e alla fine addirittura vince, perché è così che deve andare, e basta. Non c'è possibilità di alternative nell'universo che Jackson ha costruito e nel quale riesce a trascinare, senza che questi abbia minimamente la possibilità di opporsi, anche lo spettatore.

Non rimane che starsene comodi e gustarsi le immagini scorrere davanti agli occhi. E, come capita di rado, e finalmente davvero, "sognare". Un tempo si chiamava "impressione di realtà": riuscire cioè a credere vero quello che si vede sullo schermo, appassionarsi, commuoversi, anche indignarsi. Le due torri va oltre: ci fa entrare nello schermo. Il piacere che proviamo nel seguire la storia ce la fa vivere da protagonisti accanto ai personaggi del film. Ci fa, quindi, sognare di essere "Altro da noi", e riesce a rendere questa trasformazione qualcosa che non ha nulla di traumatico, ma è anzi voluta, desiderata, bramata.

Ciò, naturalmente, è possibile anche grazie a Tolkien: le sue storie non hanno tempo, non hanno cultura (nel senso che non appartengono a nessuna particolare cultura, ma forse alla cultura dell'intera umanità), parlano di noi, di quello che siamo o che potremmo essere o di quello che, chissà, siamo stati o saremo. Parlano della nostra vita in un modo che istintivamente, senza schermi o barriere interpretative o condizionamenti, ce le fa sentire vicine. Jackson non fa altro che rendere tangibile questa materia informe, permeandola della sua capacità di mitizzare cinematograficamente un'epopea narrativa.

Non sappiamo come sarà il terzo episodio della trilogia, Il ritorno del re. Ma è lecito attendersi un film molto simile a quelli che lo hanno preceduto. Perché, e lo si è capito vedendo questo episodio della 'saga cinematografica', uno dei segreti dell'opera di Jackson è la continuità, senza alcuna soluzione che spezzi la fluidità narrativa. Che è data da una visione univoca, rigorosa, abilissima a tenere insieme elementi eterogenei e disparati in un unico immenso mondo: la Terra di Mezzo.

E alla fine sarà un unico, compatto spettacolo di nove ore; che, non ne dubitiamo, pochi riusciranno davvero a trovare noioso.

Il signore degli anelli - Le due torri
cast cast & credits
 
 

Elijah Wood (Frodo Baggins)
Elijah Wood (Frodo Baggins)

 

 


 

Brad Dourif (Vermilinguo)
Brad Dourif (Vermilinguo)




 

 
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