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Respiro di cinema

di Sandro Bernardi
  Valeria Golino
Data di pubblicazione su web 27/05/2003  
Grazia è una giovane madre, moglie di un pescatore, che vive a Lampedusa, un'isola brulla, battuta da un sole abbagliante, circondata da un mare di smeraldo. Non vuole invecchiare prima del tempo, gioca spesso con i figli, ascolta le canzoni di Mina, si dipinge le unghie, ama fare il bagno in mare seminuda, girare, guardarsi intorno, a differenza delle altre donne del paese, che se ne stanno chiuse in casa, oppure in fabbrica a lavorare il pesce, in obbedienza alla tradizione. Pasquale, il figlio maggiore, ha tredici anni, ed è innamorato della madre, gioca con lei, la protegge.  


Respiro
Respiro


I ragazzi si fanno la guerra fra le case in costruzione, relitti ancora non finiti e già abbandonati di un sud epocale e quasi metastorico, che sintetizza e simbolizza gli anni dello sviluppo, dei vecchi pregiudizi accanto al nuovo benessere, gli anni delle speculazioni interrotte, l'arcaico accanto al moderno.

Non è facile per una donna ancora abbastanza giovane vivere dentro una comunità ancora così arcaica, e il suo comportamento viene considerato stravagante, disturbato. I ragazzi imparano giochi crudeli, divisi in bande rivali, si picchiano, spogliano gli sconfitti per umiliarli, fanno e si fanno del male. Gli uomini faticano, parlano fra loro e non vogliono donne fra i piedi, le ragazze non possono scambiare neppure uno sguardo con gli sconosciuti. 

 

Respiro
Respiro


Un giorno, Grazia va sulla spiaggia con i figli e, nonostante le proteste dei due ragazzi, si spoglia e si tuffa in acqua, ma dalla barca i pescatori la vedono e il marito è umiliato, compatito. Decidono di mandarla a Milano, in una clinica, ma lei protesta violentemente, scappa di casa e con l'aiuto di Pasquale si nasconde in una grotta, sopra un dirupo dove nessuno la troverebbe mai. Pasquale, inconsapevole Edipo, vorrebbe conservare la madre tutta per sé e, lasciando un suo vestito sulla spiaggia, fa credere a tutto il paese che sia morta. Ecco allora che Grazia diventa una santa.

La differenza fra i pazzi e i santi è difficile, si sa, e questa donna, straniera fra i suoi stessi compaesani, è una discendente delle grandi figure rosselliniane: la Karen di Stromboli, anch'essa prigioniera dentro un'isola di pescatori poveri e diffidenti, o d'Irene, la protagonista di Europa '51, che viene internata per la sua curiosità, per il suo amore indifferenziato, per la sua "pietas".

Tutto il paese si raccoglie a pregare sulla spiaggia; mentre il marito non sa rassegnarsi alla sua perdita, e quasi la confonde con la Madonna che ogni anno viene collocata in fondo al mare per proteggere i pescatori. Quando, un giorno, durante un episodio di caccia con il furetto (ancora un ricordo di Stromboli), la scorge o crede di scorgerla lontano nel mare, gli altri credono che abbia le traveggole.

Ma, a differenza dei film rosselliniani, così tetragoni nella descrizione di conflitti senza speranza, il film di Crialese finisce bene. Viene la festa di san Bartolo, la Madonna è posata in fondo al mare, i ragazzi accendono i grandi mitici falò, simili a quelli di Pavese, ed ecco che Grazia ritorna dal mare, proprio come una grazia ricevuta. Il marito, che è il primo a vederla, le va incontro nell'acqua, seguito poi da tutti, e con una veduta subacquea dal basso di tutti i piedi che si agitano formicolando intorno a lei, finisce il film.

La comunità, almeno così sembra, ha imparato ad accettare questa straniera, a riconoscere in lei non una pazzerella, ma un simbolo della differenza, senza di cui non esiste nessuna identità, la normalità si apre al riconoscimento dell'alterità.

Girato con pochi mezzi e con una stupenda Valeria Golino, che dopo molti anni di buio, o di cinema banale, ritorna al cinema di ricerca, Respiro è un film un po' calligrafico, ma quel poco che basta per far capire che anche la bellezza fa soffrire, come quella di Grazia che non vuole accettare la sua età. Ma è un film coraggioso, forte e duro, che sa intrecciare la realtà e il mito, il quotidiano e la favola.

Sono stati sufficienti cinque o sei film come questo per fare la breve stagione felice del neorealismo cinematografico italiano, e in questi anni di sofferenza del cinema italiano e del cinema in generale, speriamo che Respiro non resti solo.


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