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Il saccheggio del noir americano

di Filippo Bologna
  ''Une place parmi les vivants''
Data di pubblicazione su web 29/08/2003  

Ci sono uomini inutilizzabili alla luce del giorno diceva Ennio Flaiano. Le creature del film di Ruiz sono animali notturni, falene perse nella notte parigina. Scivolano furtive lungo i muri, si confondono tra la gente nei tabarin fumosi di Pigalle, vendono amore a chi pensa di poterne comprare, trascorrono notti insonni, a pestare i tasti di una macchina da scrivere, a cercare il senso della vita in fondo a una bottiglia in silenziosa compagnia dell'ennesima sigaretta che penzola tra le labbra.

Une place parmi les vivants è saturo di fumo, voci roche di sax, atmosfera e stile. Ruiz si cimenta col noir mescolando le carte, a volte se la cava con ironia, altre con un po' d'accademia. Il suo è un noir singolare in cui tassisti rispondono con sarcasmo alla battuta "Segua quella macchina!" e le donne sono quasi tutte bionde, salvo una mora, eccezione che parrebbe confermare la regola.

Nel microcosmo notturno di Ruiz si aggirano uomini in impermeabile con la lobbia calata sul viso e prostituite in fiammeggianti guepière, strani camerieri, pittori suicidi e scrittori in crisi d'ispirazione, rigorosamente in dolcevita nero come la coeva etichetta esistenzialista impone. In una Parigi in cui Sartre è sulla cresta dell'onda e FLN fa i fuochi d'artificio, il destino si diverte a tessere una complicata trama a incastro, intrecciando il destino di uno scrittore bohémien con quello di uno psicopatico che dice d'essere l'assassino delle prostitute che terrorizza Parigi.

Il crimine ha una sua logica, persino una sua etica, insegue un purissimo ideale di bellezza, ed è irresistibilmente eccitante, anche per il pubblico che segue trepidante la cronaca nera sui giornali, avido di nuovi morbosi particolari. L'istinto omicida ha radici genetiche, si tramanda da un omicida all'altro, reincarnandosi a distanza di secoli.Questa è la teoria dello sconosciuto che contatta lo scrittore per creare un sodalizio artistico. Si potrebbe scrivere un romanzo sull'assassino che uccide le prostitute, sarebbe di sicuro un best seller, ma non il solito romanzo a chiave, no, qualcosa che sia verosimile, più verosimile della vita stessa. Sono i particolari che fanno il realismo e chi meglio dell'assassino stesso può fornirne in abbondanza? Negli occhi vissuti dello scrittore sta scritto che non può rifiutare, non ha altra scelta che scrivere perché la realtà può rivelarsi molto più immaginifica dell'immaginazione stessa. Dal sodalizio artistico col demonio nascerà sicuramente un romanzo maledetto. E allora può anche accadere che forse il romanzo anticipi la realtà o ne sia la cifra di lettura, e che la pista giusta sia quella del collezionista di foto.

Ci sono la femme fatale, le foto pornografiche, il lubrico commerciane di libri e i posacenere sono un cimitero di mozziconi. Potremmo pensare che il film l'abbia girato Chandler piuttosto che Ruiz se non fosse che siamo a Parigi invece che a Frisco, e le macchine francesi non sono lucide e bombate come quelle americane, non si crede mai d' essere in America, nonostante Ernest lo scrittore scriva che "siamo tutti figli della notte newyorkese".

Ci si potrebbe illudere di scorgere un po' di Bogart in quell'ombra di barba ispida sul viso dello scrittore tabagista se non fosse per il modo di tenere la cicca e per la pellicola a colori che rovina tutto. Forse a grattare un po' sotto la patina d'atmosfera e la languida voce del sax, siamo più vicini a Simenon che non a Chandler o a Ellroy. L'assassino, per qualcuno si chiama Lulu, per qualcun altro di cognome fa Arcimboldo. Per lui un omicidio può essere silenzioso e bello proprio come una natura morta. E poi si sa, il noir è il luogo del torbido, del desiderio, delle coscienze sporche, delle ombre che si aggirano per la città e delle pulsioni inconfessabili. Il riferimento è al doppio, alla metà oscura, Stevenson, Jeckyll e Hyde - ripete pedantemente Ruiz.

Il regista cileno attinge a mani basse dall'immaginario cinematografico del noir hollywoodiano, cercando d'imporre la sua personalità sulla materia filmica, con controcampi rovesciati, panoramiche rotanti e inquadrature fuori asse. L'impressione è che ne esca sopraffatto, quasi che il film conti più per ciò che evoca piuttosto che per ciò che esprime. La trama si sa, nei noir non torna mai, ma non è questo quello che conta. Nel finale surreale e francamente discutibile, i suoi personaggi resteranno intrappolati in un limbo eterno, come personaggi di un romanzo inchiodati tra le righe, a ripetere ossessivamente i lori gesti all'infinito forse per espiare il peccato di non aver mai creduto all'amore. Il fumatore con la sua sigaretta e l'alcolista con la sua bottiglia, se solo si potesse fare a cambio ogni tanto.



Une place parmi les vivants
cast cast & credits
 



''Une place parrmi les vivants''
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