drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

Intervista a Paolo Benvenuti

di Marco Luceri, Federico Ferrone e Michele Crocchiola
  Paolo Benvenuti
Data di pubblicazione su web 29/08/2003  

Paolo Benvenuti, nato a Pisa nel 1946, è il regista dei film Tiburzi, Confortorio, Il bacio di Giuda e del recente Gostanza da Libbiano. E' presente alla Mostra del Cinema come autore del film in concorso Segreti di Stato, presto distribuito dalla Fandango di Domenico Procacci. Sempre la Fandango edizioni sta per pubblicare un volume a cura dello stesso Benvenuti, con post-fazione di Carlo Lucarelli, contenente la sceneggiatura del film ed alcuni dei documenti legati alla strage di Portella della Ginestra ed al processo di Viterbo del '51, dove si giudicarono i membri della banda Giuliano. Abbiamo incontrato Benvenuti sulla terrazza dell'Hotel Excelsior: ci ha spiegato le circostanze storiche e i fatti esposti nella pellicola ed ha accettato di sottoporsi a un'intervista.

Il personaggio dell'avvocato-detective del film (Antonio Crisafulli, interpretato da Antonio Catania), che ricostruisce di particolare in particolare la vicenda fino a raggiungere una verità, è una figura classica del cinema americano, specie degli anni'50, ma quasi del tutto assente nel cinema italiano. Come mai è ricorso a questa figura?
Perché questo avvocato è esistito veramente. Una volta finito l'immenso lavoro di documentazioni,durato 6 anni, ci siamo trovati con circa 20.000 documenti. Allora abbiamo sottoposto il lavoro a Paola (Baroni, moglie del regista e sceneggiatrice del film), che non aveva partecipato alle ricerche e che, da esterna, ha fatto una selezione di tutto il materiale accumulato. Tra tutte queste cose è venuto fuori l'avvocato Antonio Crisafulli, che ha difeso il super-testimone Gaspare Pisciotta (impersonato da David Coco) scavando a fondo tutte le collusioni dello Stato italiano e dei servizi segreti americani nella vicenda di Salvatore Giuliano. Questa figura ci ha aiutato a riordinare e selezionare il materiale, utilizzando le sue ricerche come filo logico attraverso cui si svolge l'azione cinematografica. Il tutto senza dover inventare nessun personaggio poiché Crisafulli ha veramente indagato come vediamo nel film.


 

David Coco in ''Segreti di Stato''
David Coco in ''Segreti di Stato''
 

Pensate che suo figlio, anch'egli avvocato, ha saputo che stavamo girando un film sulla strage di Portella della Ginestra in cui appariva la figura di suo padre ed ha chiesto di incontrarci. Insieme abbiamo assistito ad un'anteprima del film. Alla fine della proiezione era turbato: quello che vedeva sullo schermo era proprio suo padre: si muoveva come lui, parlava come lui e le indagini che conduce nel film sono quelle di cui gli aveva parlato. Da lì abbiamo capito di aver fatto un buon lavoro di ricostruzione.

Parliamo delle scenografie e delle location, particolarmente importanti per uno che viene dalla pittura. Ha utilizzato i luoghi storici o li ha ricostruiti altrove?
A questa domanda potrei quasi offendermi (ride). Naturalmente la scena della ricognizione nella piana dove Giuliano avrebbe sparato sulla folla è stata girata nella vera piana di Portella della Ginestra, tra i monti Pizzuta e Kumeta. E' un luogo inquietante, sembra lo scenario ideale per dei riti pagani, lo stesso in cui Rosi ambientò il suo Salvatore Giuliano. Solo che Rosi girò nel 1961, quando tutto era rimasto come negli anni'40. Adesso a Portella è stato realizzato una sorta di santuario moderno in memoria della strage, un 'opera orrenda con 11 monoliti di marmo alti vari metri accanto ai quali c'è anche un parcheggio. Per questo ci siamo potuti permettere solo una, breve, panoramica sulla pianura. Abbiamo realizzato la scena in cui Crisafulli ricostruisce le posizioni di Giuliano, Ferrero e gli altri con precisione assoluta, disponendo gli attori in modo che coprissero i segni architettonici più recenti. Anche la scena del processo è ricostruito proprio in quello stesso tribunale di Viterbo dove avvenne il giudizio. Si tratta di una ex-chiesa sconsacrata convertita a tribunale e poi di nuovo chiusa negli anni Sessanta. Per girare la scena abbiamo dovuto farla riaprire.

Il film è dedicato alla memoria di Danilo Dolci, sociologo e poeta: vuol parlarci di lui?
Danilo Dolci è stato la persona che mi ha dato l'idea per questo film, che ci ha offerto i primi documenti poiché, incarcerato da giovane, ha conosciuto in prigione alcuni dei "picciotti" compagni di Salvatore Giuliano, che gli hanno raccontato di aver firmato delle deposizioni false e già scritte. Prima di morire si è fatto promettere da me che avrei portato a termine un film su questa vicenda. Da lì è partito il nostro lavoro.
E' stato un uomo straordinario e troppo poco ricordato: un sociologo, ma anche poeta vero che ha vinto il premio Viareggio, e che ha speso la vita in battaglie politiche e sociali. Dolci era triestino, ma si era trasferito a Trappeto, in Sicilia, all'inizio degli anni'50, una delle zone più povere del paese. Sapendo che la Mafia esercitava il suo potere attraverso il controllo dell'acqua, si è messo a a promuovere la costruzione della diga sul fiume Iato. E' l'uomo che ha per primo fatto lo sciopero della fame, digiunando per 9 giorni nel 1962, fin quando lo Stato si è accorto di lui ed è stato costretto a utilizzare i fondi della Cassa per il Mezzogiorno per costruire la diga, che oggi è il più grosso bacino idrico del sud Italia. Diceva di sé che era un poeta nel senso letterale del termine: uno "che fa", che opera nella realtà.
Ha lottato contro la Mafia, la miseria e la malnutrizione del meridione. E' stato un esempio magnifico di poeta o comunque intellettuale al servizio della gente, per me uno dei più grandi italiani del Novecento. Sfortunatamente, l'Italia è il paese della memoria corta.

Dal punto di vista cinematografico, come abbiamo già accennato parlando del protagonista, si ravvisa, tra le ispirazioni, il film d'indagine poliziesca all'americana.
Lasciando da parte Rossellini, che rimane il mio punto di partenza per il discorso della ricostruzione reale e scientifica dei fatti, questo film prende ispirazione dai film americani degli anni'50. Ho pensato a Hitchcock, a John Ford, alle indagini alla Perry Mason e al cinema di Welles senza le esagerazioni wellesiane. Il piano sequenza iniziale ed il corpulento personaggio dell'Onorevole sono omaggi al cinema di Welles. Per quanto riguarda la fotografia, è stato fatto un grande lavoro con il direttore della fotografia, Giovanni Battista Marras, per riottenere in pellicola la grana e il colore degli anni in cui si svolge la vicenda. Ci siamo messi a fare esperimenti con la chimica della pellicola: un lavoraccio ma alla fine il risultato ci soddisfa.

Cosa risponderebbe a chi l'accusasse di sostenere una gigantesca teoria del complotto?
Me l'hanno già detto. Io risponderei che tutto quello che ho messo su pellicola esiste su documento. Io faccio cinema, non storiografia. In Segreti di stato ho mostrato coincidenze inquietanti e documentate. Dimostratemi che non è vero e non avrò problemi. 





 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013