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Sophisticated Coen

di Filippo Bologna
  Intolerable cruelty
Data di pubblicazione su web 05/09/2003  

Arriva il cinema dei fratelli Coen a movimentare il Lido. Joel e Ethan Coen sono due cineasti raffinati che fanno un cinema pensato da cinefili per cinefili. E la cinefilia è forse il loro pregio e limite maggiore che se da un lato gli impedisce (fortunatamente) di prendersi troppo sul serio, dall'altro gli nega l'accesso tra gli eletti nell'olimpo dei registi contemporanei.

Il loro cinema oltre ad essere vitale, colto e spiritoso, ha dei risvolti geometrici che potremmo definire filosofici se colti nella loro astrattezza. C'è una grammatica euclidea alla base di parte della loro filmografia. Cerchi, linee, birilli e teste che rotolano suggeriscono Il culto metafisico dei Coen per gli oggetti inanimati, colti nella loro fissità o in movimento (la ruota ne L'uomo che non c'era, i birilli ne Il grande Lebowsky, il cerchio in Mr. Hula-Hoop).

I due fratellini solitamente si lasciano trascinare in un elegante gioco di richiami e citazioni metacinematografiche tributate alla grande epopea del cinema hollywoodiano. Non ha molta importanza fare un'autopsia dei loro film cogliendo di volta in volta nei fotogrammi sottili allusioni a Sturgess o Capra piuttosto che a Minnelli o a chissà quale altro autore. I Coen citano il cinema stesso. Il loro discorso cinematografico non si riduce affatto al mero saccheggio dell'immaginario hollywoodiano. E' proprio questa irresistibile attrazione per le suggestioni cinematografiche a spingerli nella frequentazione dei maggiori generi.


Nella loro filmografia non poteva certo mancare un'escursione nella sophisticated comedy. Detto fatto, ecco Intolerable Cruelty, loro ultima fatica impietosamente tradotta in italiano Prima ti sposo poi ti rovino, graffiante commedia al vetriolo sulle insidie del divorzio. Clooney è Miles Massey, un rampante avvocato in stato di grazia, il miglior divorzista sulla piazza e la Zeta Jones un magnifico esemplare di femmina professionista del divorzio. Il resto sono cento minuti di puro godimento, ritmo serrato, trovate brillanti e battute al vetriolo. I Coen non barano mai, il trucco è talmente esplicito da divenire onesto. Proprio per questo possiamo tollerare una strampalata galleria di personaggi eccessivi e sopra le righe senza provare irritazione.

Stavolta l'opera dei Coen, più che tuffarsi nella poetica del non sense esplicitando il gusto per il bizzarro, dietro l'alibi dell'ironia imbocca la via della caustica satira sociologica sul divorzio seriale. I personaggi, scritti con vivida cattiveria, sono volutamente deformati per amplificare l'effetto comico della commedia. La sceneggiatura pirotecnica è blindata fino alla fine, un congegno quasi perfetto che solo il discutibile happy end può far scricchiolare. Clooney gigioneggia con disinvolta autoironia, dimostrando di essere molto più a suo agio quando mette la sua faccia al servizio dello humour piuttosto che della seriosità - molto meglio nei panni dell'avvocato vincente e cinico che in quelli del duro o del sex-symbol. La Zeta Jones, di feroce bellezza, sprizza fascino da tutti i pori ipnotizzandoci con le sue scollature. La signora Douglas si trova perfettamente a suo agio nei panni della femme fatale. In vena anche i comprimari tra cui spicca uno stravagante Billy Bob Thornton nei panni di un tycoon texano. Certo, i Coen hanno fatto di meglio ma forse siamo troppo esigenti. Ce ne fossero di autori come loro. Se non fossero fuori concorso, sono sicuro che Monicelli ci farebbe un pensierino...

Intolerable cruelty
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