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Western gore in salsa nipponica

di Federico Ferrone
  Zatoichi
Data di pubblicazione su web 03/09/2003  
Zatoichi, presentato in concorso alla 53° Mostra del Cinema di Venezia, è il primo film in costume di Takeshi Kitano ed il primo di cui questi non ha curato interamente la scrittura. Il soggetto è infatti l'omonima popolare serie tv giapponese, ricca di 26 episodi in quasi altrettanti anni, tra '62 e '89.

Ambientato nelle campagne del Giappone dell'800, tra villaggi di contadini, samurai e signorotti prepotenti, il film prende il titolo dal nome del protagonista (lo stesso Kitano, of course, alias Beat Takeshi), cieco massaggiatore errabondo dai capelli biondo platino tendenti al bianco. Oltre che un discreto pranoterapeuta, Zatoichi è anche la più micidiale lama del paese. Giunto in un remoto villaggio tormentato dalle scorribande degli uomini di Ginzo, signore del luogo, riceverà l'ospitalità di una modesta famiglia. Presto incontrerà le sorelle geishe Okinu ed Osei, intenzionate a vendicarsi dell'assassinio della propria famiglia, cui darà un aiuto risolutivo grazie alla sua arte spadaccina.

Lo svolgimento di Zatoichi ricorda quello di un videogame. L'eroe sfida avversari via via più potenti: si parte con i manovali del crimine, per passare a samurai e ronin sempre più agguerriti. Al termine della catena, si trova il capo-banda Kuchinawa. Sconfitto quest'ultimo, Zatoichi è il vincitore del gioco. E' la stessa dinamica del precedente, dove però la gang nipponica di Los Angeles, una volta sgominati portoricani ed afro-americani, soccombeva davanti al "mostro finale", gli italo-americani.

Zatoichi porta con sé il gusto ironico e per le sparatorie di tutto il cinema precedente del regista. L'eroe è assolutamente non plausibile, quasi da fumetto, nella sua destrezza nonostante la menomazione e Kitano lo lascia scatenarsi in gustose scene di combattimento condite da sangue e arti tagliati a profusione, con gusto quasi gore.

Accanto al tema del guerriero cieco imbattibile, quello tra gli altri del fumetto DareDevil e il mediocre Furia cieca, troviamo una galleria di personaggi comici: gli avventori della locanda, l'ozioso Shinkichi rovinato dal gioco d'azzardo e il figlio scemo dei vicini, che corre nudo per le campagne. E poi samurai, geishe, contadini e quant'altro ci ha lasciato il cinema giapponese in costume. L'umorismo è in parte diverso da quello surreale di film come Getting Any?, più classico e con gag molto fisiche, di uno stile vicino a quello del cinema muto.

Con Zatoichi Kitano, che ha ammesso di essersi divertito parecchio durante le riprese, ha realizzato uno dei suoi film più divertenti, ed anche sovrabbondanti. Una sorta di western caciarone alla giapponese, dalla trama consapevolmente pretestuosa al servizio delle divertenti scene di combattimento. Forse un'opera minore rispetto all'ultimo Dolls e ad Hana- Bi, che trionfò a Venezia nel '97, ma pur sempre un Kitano a pieno titolo, come al solito eccellente visivamente e registicamente. E al termine del gioco, la vittoria del protagonista si festeggia nei titoli di coda con un delirante e pirotecnico tip-tap da antologia.

 

 


Zatoichi
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