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Parole, parole, parole

di Marco Luceri
  Un film parlato
Data di pubblicazione su web 03/09/2003  
Il portoghese Manoel de Oliveira rappresenta oggi uno degli autori europei più longevi e prolifici del panorama internazionale. Nato nel 1908 ha praticamente attraversato tutta la storia dal cinema dal muto all'avvento del digitale e negli ultimi anni è ritornato alla ribalta nei festival di Cannes e di Venezia con pellicole molte apprezzate sia dalla critica che dal pubblico. Gli spetta insomma di diritto il posto di grande maestro del cinema contemporaneo, anche perché i suoi film hanno spesso conservato una particolare dimensione intima e composta che da sempre accompagna la tematica costante del suo cinema, cioè il recupero della memoria, attraverso uno stile che si richiama spesso al più puro pittoricismo.

Come i più recenti Viaggio all'origine del mondo (1997), Parola e utopia (2000), Ritorno a casa (2001), Porto della mia infanzia (2002), anche Um filme falado parla dunque di memoria. Ma mentre nei precedenti l'approccio alla materia era mediato da una costruzione drammaturgica che evidenziava il predominio dell'elemento visivo su quello verbale, questo film già dal titolo segna un'improvvisa controtendenza.

Protagonista assoluta è la parola, anzi le lingue (portoghese, francese, italiano, greco, inglese) usate nei dialoghi e assunte come elemento fondante della civiltà occidentale fin dalle sue origini e motore attivo della sua evoluzione. Non è un caso infatti che il film si nutra della metafora del viaggio in mare attraverso alcuni dei porti più importanti del Mediterraneo antico e che il racconto sia affidato alle parole di una professoressa di storia che istruisce sua figlia. Il viaggio parte da Lisbona per proseguire verso Ceuta, Marsiglia, Napoli, Pompei, Atene, Istanbul fino all'Egitto e all'Arabia, con capolinea a Bombay dove la giovane insegnante dovrebbe unirsi al marito. In questo viaggio attraverso la storia, la donna e la bambina conosceranno anche tre famose donne di differenti nazionalità, un'imprenditrice francese (Catherine Deneuve), una ex modella italiana (Stefania Sandrelli), un'attrice greca (Irene Papas) e un capitano (John Malkovich), americano di origini polacche. Chiaramente Oliveira si serve di questi grandi attori per omaggiarli in una sorta di viaggio artistico e usa le loro conversazioni serali intorno alla tavola per rappresentare, attraverso le lingue e la loro storia (che è poi la storia dei popoli che le parlano), una visione critica della civiltà occidentale e della sua evoluzione.



E' come se il regista portoghese, facendo parlare i suoi personaggi in ben cinque lingue diverse senza nessuna difficoltà di comprensione, ritenesse che la parola sia stata il vero elemento fondante della civiltà, una parola che è il presupposto anche dell'unità etnico-culturale dei popoli europei. La parola appartiene a una dimensione temporale che appare sempre di più simile ad un eterno passato, come se il presente non esistesse ed il futuro non fosse altro che puro sogno. E' questo il modo (trasversale) per avvicinarsi sempre di più a questo vero e proprio film parlante, dialetticamente tripartito: il didascalico viaggio iniziale nelle città mediterranee, la conversazione serale a bordo, l'improvviso - e inaspettato - finale tragico. Mentre le prime due sono pura verbalità, la terza è pura azione: una sorta di tesi-antitesi-sintesi hegeliana che anche a livello visivo si nutre di questa tripartizione. I primi due momenti procedono per quadri fissi e ripropongono il manierismo pittorico tipico di Oliveira, il terzo invece, realizzato con un montaggio più veloce, riporta il discorso sul dramma e quindi indirettamente sul cinema stesso, come macchina che ha le sue parole nelle immagini. E' il solito discorso metacinematografico caro a Oliveira, qui però molto più velato e nascosto rispetto ai film precedenti.

Alla fine del film allora si ha l'impressione che il percorso ritorni nella dimensione ampia ed onnicomprensiva della memoria in cui confluiscono immagini e parole, una sorta di dimensione sospesa, che raccoglie tutta la storia di un cammino di civiltà, su cui però incombe il tragico possibile naufragio della Storia stessa.



Un film parlato
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Manoel de Oliverira
Manoel de Oliverira




 
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