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L'intervista

di Roberto Fedi
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Data di pubblicazione su web 24/05/2003  
Per chi fa il giornalista o l'intrattenitore televisivo, o almeno ci prova, le interviste dovrebbero essere il pane quotidiano. Quindi un segno di professionalità, come si dice. A forza di guardare la televisione, ne abbiamo enucleate almeno sei tipologie, che qui di seguito passiamo a elencare nel dettaglio.

1. Il grado zero. È costituito da quelle che vengono fatte ai calciatori, allenatori, presidenti di squadre di calcio o assimilati. Consiste in questo: un tale ficca un microfono in diretta sotto il naso di uno dei personaggi suddetti, e gli lascia dire quello che vuole: di solito, sciocchezze e frasi talmente fatte da sembrare strafatte. Ha una variante: quel tale borbotta una cosa del tipo "oggi avete vinto due a zero", che è una constatazione ovvia e non una domanda. Il resto è identico al precedente. Ci correggiamo: più che il grado zero, questo è il grado sottozero.

2. Il de-grado. Lo si vede per esempio ogni giorno all'arrivo del Giro d'Italia. Una giornalista della Rai si lancia sul vincitore prima ancora che questi si sia fermato, e gli chiede che cosa ha provato (più o meno). Il poveraccio risponde senza più fiato in gola, a frasi smozzicate: magari ha appena scalato al limite dell'asfissia la vetta più difficile del mondo. Dove si vede che i ciclisti sono persone gentili: chiunque altro manderebbe la signora a quel paese, o peggio.

3. Il gradino. È quello dove di solito si inginocchiano gli intervistatori che fanno, appunto, le interviste in ginocchio. Che sono quelle dove l'intervistato, che è il potente di turno, spadroneggia: ne abbiamo viste talmente tante, da quando esiste la Rai fino a oggi, che è inutile fare esempi.

4. Il gradasso. È la categoria speculare alla precedente. Comprende le interviste in cui, invece, maramaldeggia l'intervistatore. Che di solito può farlo perché ha dalla sua la maggioranza di governo e la piazza: con la quale, anzi, qualche volta si collega. Il Santoro ne era il principe. Ovviamente, quando il vento gira si diviene d'un botto ex-gradassi, e magari ci si trasforma in stupefatti piagnucolosi alla ricerca del consenso della famosa piazza: che, come è noto, va di solito in aiuto al vincitore di turno, e tanti saluti. Quindi è questo il caso più delicato, diciamo così: si fa presto a farsi del male. Una variante è costituita dalle interviste volanti e violente: tipo quelle delle Jene, per capirsi. Che sono così evidentemente e fasullamente spettacolari che non meritano citazione in questa né in nessuna tipologia.

5. Il gradevole. Appartengono a questa categoria gli intervistatori che, quasi sempre senza riuscirci, cercano di essere piacevoli, e magari di sembrare anche profondi con domande, di solito, sulla vita - e dico poco. Il campione è il Marzullo, che ci prova da anni, e al massimo è riuscito a farsi il verso in qualche trasmissione pseudo-intelligente. Infatti questa è, essenzialmente, la tipologia degli pseudo.


6. Il gradito (almeno a noi). È quello che si vede in un programma che abbiamo già segnalato, e che però vale la pena di richiamare all'attenzione del telespettatore. Il programma è Aspettando cominciamo bene, su Rai Tre alle 9.05. C'è in onda uno dei più bravi della Rai, che non si capisce per quale ragione non sia più utilizzato. È Pino Strabioli: che ogni mattina, con garbo e intelligenza, intervista qualche persona dello spettacolo, del teatro, del cinema. Lo fa con gentilezza ed educazione, partecipa a quello che accade, è competente, e - caso raro in Tv - ascolta le risposte, e riprende con altre domande conseguenti. Rispetta l'interlocutore, anzi visibilmente lo apprezza. Lo fa uscire dal suo riserbo, e alla fine ci accorgiamo che ne ha dato un'immagine tutt'altro che banale. Fa vedere qualche filmato, mai ridondante. Il 23 maggio, per esempio, ha intervistato Sandra Milo, in un modo così rispettoso e simpatico da renderle giustizia - finalmente. È così bravo che riesce a farci sopportare anche un gentile giovanotto che alla fine, brevemente, fa un po' di oroscopi: senza prendersi troppo sul serio, per fortuna.

Non è detto che la casistica sia completa. Se ci fossimo dimenticati di qualcuno, o ci fossero altri punti da aggiungere, segnalateceli pure. Per quanto ci riguarda, lo Strabioli dovrebbe tenere alla Rai corsi di aggiornamento, o meglio di iniziazione, sull'arte dell'intervista. Temiamo, però, che l'impresa sarebbe disperata.




Aspettando cominciamo bene

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