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Saper creare rinnovando la tradizione

di Gabriella Gori
  Les Noces
Data di pubblicazione su web 16/06/2002  
Oggi i coreografi che possiamo definire "benedetti" da Tersicore appartengono ancora alla generazione degli anni Ottanta e Novanta. Tra questi Mauro Bigonzetti, nato a Roma quarantadue anni fa, ballerino, coreografo e direttore artistico dell'Aterballetto dal '97, primo italiano ad essere invitato a firmare un lavoro per il prestigioso New York City Ballet.

Dopo l'allestimento di Vespro lo scorso 8 maggio al New York State Theatre con l'eccellente compagnia di Peter Martins (spettacolo definito da Anna Kisselgoff del "Ballet Review" "a marvelous surprise"), il coreografo è rientrato in Italia per il debutto, al Teatro Valli di Reggio Emilia, di Serata Stravinskij, la sua ultima creazione per la compagnia emiliana.


 

Les Noces



Allestita in occasione del ReggioParmaFestival e accolta da un ottimo successo, questa Serata è un tributo all'Amore attraverso la "traduzione artistica" di due celebri capolavori stravinskijani, Les Noces, (1923) e Petruska (1911). In questa operazione Bigonzetti si è confrontato, all'insegna dell'aemulatio, con i modelli del passato, e, partendo dal riascolto della partitura di Stravinskij, ha rielaborato gli archetipi in funzione di due nuove coreografie d'impianto contemporaneo con venature neoclassiche.

Con Petruska il coreografo concentra la sua attenzione sul colpo di fulmine, ovvero sul meccanismo che innesca il rapporto amoroso nel momento in cui si crea una misteriosa alchimia seduttiva fra l'oggetto del desiderio e colui o colei che ne rimane affascinato. La vicenda del burattino, coreografata da Fokine, era ambientata nella piazza di San Pietroburgo durante il Carnevale. Vi era narrata la passione di Petruska per la bambola Ballerina amata dal Moro, che, per gelosia, uccideva il rivale ma non il suo spirito immortale. Bigonzetti rilegge la fiaba per mettere in scena il motivo della seduzione in senso lato, che, nella società odierna, condiziona la nostra vita; e sostituisce la piazza di Pietroburgo con un grande magazzino animato da carrelli porta-abiti.

La festa carnascialesca si trasforma in occasione per sfoggiare la mercanzia sgargiante e colorata, seducente come l'amore, la moda, la pubblicità. I burattini diventano manichini occidentali degli anni '70 con la Ballerina (una bella e brava Ina Broeckx, vestita di bianco stile Barbarella) e il Moro (un possente Valerio Longo in doppio petto chiaro) che si imbattono nell'atletico e guizzante Petruska di Thibaut Cherradi. In questa creazione predominano le scene corali, nelle quali il direttore dell'Aterballetto si conferma ancora una volta un maestro, e la danza, dinamicissima e coinvolente, accentua il carattere violento della fascinazione.

Il cromatismo è il tratto saliente di questo balletto che prende le mosse dall'innamoramento di Petruska per la Ballerina, raffigurato in un assolo e in un intenso duetto, e si conclude con la morte del burattino per mano del Moro. Ma, in realtà, la morte di Petruska è solo "figura" della sua rinascita quale simbolo di immortale seduzione che, nell'era dell'effimero, continuerà a travolgerci e a regnare sovrana. La supervisione drammaturgica di Nicola Lusuardi, le suggestive scene di Fabrizio Montecchi, le belle luci di Carlo Cerri e gli eleganti costumi del duo Millar&Sbandale completano l'operazione artistica contribuendo al successo di due pièces che reggono il confronto con la tradizione più blasonata.

Les Noces, ideato per gli storici Balletti Russi di Diaghilev su coreografia di Bronislava Nijinska, mostrava, in una serie di quadri, il tipico matrimonio russo con la benedizione della sposa, la sua partenza dalla casa dei genitori e la festa delle nozze. Bigonzetti prende spunto da questi festeggiamenti per riflettere sull'istituto del matrimonio, mettendo in luce l'ambiguità del patto formale fra amanti che corre il rischio di soffocare la spontaneità pur di sancire l'indissolubilità del vincolo coniugale di fronte agli altri. Le Nozze, se da un lato ribadiscono l'esistenza dell'amore eterno, dall'altro evidenziano il paradosso dell'obbligo dell'ufficializzazione di quel meraviglioso foedus amoris che, di per sé, non ne avrebbe bisogno.

Un enorme tavolo centrale (prima in posizione orizzontale, poi verticale) attraversa il palcoscenico delimitando lo spazio, e si trasforma via via in una passerella, in un altare, in una mensa, in un letto: cambiamenti di funzione dell'oggetto che man mano accolgono le esibizioni, i richiami sessuali e le profferte amorose degli interpreti. Ai lati, sistemati in due file parallele su sedie-inginocchiatoi di metallo, i danzatori seguono quanto avviene sulla pedana con movimenti ritmici che 'dialogano' con le sonorità stridenti della musica di Stravinskij, mentre questi strani sedili da "oggetti scenografici" si trasformano in "oggetti coreografici" che partecipano al rituale.

L'ottimo Aterballetto sfodera una danza vibrante e una tecnica di altissimo livello con prese, lifts, esasperati cambrés, contorsioni del busto e rapide riprese della posizione eretta. Vestiti di scuro, eccetto i due sposi (lei in bianco, lui in nero con corpetto candido), i danzatori, a canone, alternano assoli femminili e maschili, passi a due (ineccepibili quelli di Macha Daudel / George Oliveira e Ashen Ataljanc / Walter Matteini) e scene corali, avvolti dalle luci spettrali di Cerri. L'atmosfera astratta e metallica delle Nozze trova la sua apoteosi nel finale con gli inginocchiatoi appoggiati al tavolo che dondolano emanando lampi di luce sul fondale scuro, alludendo così metaforicamente alla complessità del rapporto coniugale fatto di luci ed ombre.


Serata Stravinskij - Aterballetto
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