Italia Brasile 3 a 2, dell'attore palermitano Davide Enia, è una telecronaca "epi-comica" e personalissima della partita giocata dalla nostra nazionale ai mondiali dell'82. Una maniacale e delirante evocazione di personaggi e fatti, esemplata sul genere teatrale del "cuntu".
"U cuntu" in siciliano è il racconto di un fatto notevole, di un'impresa eroica che vale la pena di tramandare oralmente alle generazioni future. Associato, nella tradizione spettacolare dell'isola, alla chanson francese, celebrava in dialetto l'epopea cattolica dei paladini carolingi alle prese con i terribili mori. Paolo Rossi, Zoff, Conti, Pelè, Falcao, non hanno niente da invidiare ad Orlando o Rinaldo; le loro "gesta" fanno parte ormai della memoria storica collettiva e meritano - questo sembra voler dire Enia - un loro olimpo minore, mitico e moderno.
Nel racconto dei 90 minuti si accumulano tic e stereotipi del rituale bizzarro che puntualmente si organizza attorno all'evento mediatico: figurine dei giocatori usate come santini e circondate di ceri propiziatori; segni e posture scaramantiche; oggetti domestici che diventano amuleti d'eccezione, etc… Enia trova anche il tempo per digressioni "serie" come la triste storia del calciatore brasiliano detto "garrincha", morto povero e dimenticato da tutti, o del portiere Tusevich ucciso sul campo da gioco dai nazisti durante la seconda guerra mondiale.
Più che un "cuntu" Italia Brasile 3 a 2 è uno spettacolo di cabaret: gradevole e divertente nelle parti comiche, risulta pretenzioso e pedante in quelle tragiche e patetiche. La recitazione e il testo non riescono a trasformare in lirica la materia del racconto, a produrre quell'atmosfera di catarsi che era forse l'elemento più significativo dell'antica arte fabulatoria siciliana.
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