drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

La ricerca dell'umanità nell'arte

di Gabriella Gori
  Coreografia di John Neumeier per ''Romeo e Giulietta''
Data di pubblicazione su web 03/01/2005  
Acclamato come uno dei grandi coreografi della "generazione di mezzo" del balletto neoclassico odierno, l'americano John Neumeier festeggia nel 2004 i suoi trent'anni alla guida dell'Hamburg Ballett, una delle più prestigiose compagnie internazionali. Nato a Milwaukee e laureato in Letteratura Inglese e Storia del Teatro, Neumeier ha avuto una formazione classica e moderna negli Stati Uniti e in Europa, dove ha iniziato la sua carriera di ballerino presso il Balletto di Stoccarda, diretto da John Cranko, firmando la sua prima coreografia nel '68 con Separate Journeys. Trapiantato ormai nella vecchia Europa, nel '69 diventa direttore del Balletto di Francoforte dove allestisce personali versioni di Romeo e Giulietta, Schiaccianoci, Daphnis et Chloé, Le sacre du printemps, e nel 1974 approda alla direzione del Balletto di Amburgo, la formazione che più di tutte le altre incarnerà l'emanazione del suo talento creativo. Per l'ensemble tedesco firma moltissimi lavori di cui alcuni anche per altre blasonate compagini come l'Opera di Parigi, il Royal Danish Ballet, il National Ballet of Canada, lo Stuttgart Ballet.


Leonard Bernstein e John Neumeier
 

Ritenuto un maestro del balletto drammatico, Neumeier ha saputo innovare la tradizione del dance drama distinguendosi per la sapientia coreografica, che rivela una singolare padronanza del fraseggio classico-moderno, e la propensione a dare allo spettacolo coreutico un'impronta drammaturgica e teatrale nella caratterizzazione psicologica dei personaggi e nel taglio registico con cui rielabora fabula e intreccio. Allo stesso John Neumeier il compito di fornirci la chiave di lettura della sua poetica danzata e danzante e farci partecipi dell'amore per un'arte che considera meravigliosa e, "forse, la più umana di tutte".

Nel suo ricco percorso creativo si possono individuare tre grandi filoni che si concretizzano nei balletti sinfonici, come quelli del ciclo mahleriano, nei balletti a carattere spirituale (Matthaus Passion, Magnificat, Requiem, Messiah), in quelli nati dalla rilettura di capolavori del repertorio ballettistico (Illusioni e Come il lago dei cigni) e di opere letterarie e teatrali fra cui Sogno di una notte di mezza estate, La signora dalle camelie, Un tram chiamato desiderio, Othello, Peer Gynt, Morte a Venezia. Quale dei tre crede che rappresenti al meglio la sua 'anima' di uomo e artista?
"Fanno tutti parte di un unico insieme che è la mia visione del mondo, filtrata magari dalla lettura o dall'ascolto di una musica. Del resto la lettura regala ad ognuno di noi qualcosa di diverso ed è un fatto estremamente soggettivo. Diciamo che in ogni testo che leggo cerco di trovare un mio 'angolo di riflessione', uno spicchio del mio essere per individuare il punto di partenza da cui preparare il mio Otello, la mia Odissea, la mia signora dalle camelie. Lo stesso vale per la musica, in quanto cerco di rendere visibile ciò che la musica stessa mi ispira, perché è la prospettiva personale che mi spinge a soffermarmi sulla complessità dell'animo umano."


Natalia Makarova e John Neumeier


I suoi spettacoli hanno un taglio fortemente registico, mutuato dai suoi studi universitari e da uno spiccato interesse per il teatro, il cinema e grandi autori come Peter Brook, Peter Stein. Questa particolare attitudine spinge a definirla 'coreo-regista' e a parlare per la sue creazioni di regia coreutica. Si trova d'accordo con queste definizioni?
"Effettivamente la definizione mi sembra giusta, anche perché l'opera coreografica è per me un tutt'uno nel quale si fondono, a vari livelli, le visioni dell'autore, che ha il compito di amalgamarle in un unicum il più possibile coerente."

Al leggendario Vaslav Nijinsky lei ha dedicato l'omonimo balletto e, a tutt'oggi, è uno dei più appassionati collezionisti di opere d'arte appartenute al ballerino. Cosa l'ha affascinata di questo prodigioso tersicoreo che ha segnato la storia della coreutica del Novecento e cambiato il ruolo del 'maschio' che danza?
"Avevo undici anni quando nella biblioteca della mia città natale trovai un libro sulla storia di Nijinsky. Fino ad allora per me il balletto rappresentava un universo favoloso, pieno di magia, ma il dramma di questo artista, idolatrato dal mondo intero e poi eclissato nella follia, mi colpì profondamente per la tragedia umana che rappresentava. In seguito ho avuto modo di comprendere anche il genio rivoluzionario di Vaslav, che creava le sue coreografie non in funzione di se stesso ma della danza, vista come simbolo e mezzo di espressione di stati d'animo e di situazioni umane. Con la scoperta del Diario ho apprezzato anche la sua acutissima sensibilità, straziata dagli orrori della guerra, e si è consolidato un interesse così profondo per la sua personalità che mi ha portato a raccogliere tutto il possibile che lo riguardasse. Credo davvero che senza di lui la danza del Novecento non sarebbe mai stata così creativa e innovativa."


John Neumeier e Alfred Shnittke
 

Lei raggiunge quest'anno l'invidiabile traguardo trentennale alla guida dell'Hamburg Ballet. E' in grado di fare un bilancio?
"Sinceramente mi sembra che questi trent'anni siano volati ed è buffo pensare a dei bilanci. Una delle cose che però mi rende più orgoglioso è la realizzazione del BallettZentrum Hamburg "John Neumeier", la casa del Balletto di Amburgo, dove gli allievi della nostra scuola, i ballerini della compagnia attuale e quelli diventati oggi maestri o assistenti formano un microcosmo che è appunto l'Hamburg Ballet. Difficilmente penso al passato e sono più propenso a concentrarmi sul presente ed eventualmente valutare il futuro, ma non troppo lontano. Quello che posso dire è che, nonostante i molti anni di lavoro, ogni volta che vedo una sala da ballo vuota mi viene voglia di entrare e di mettermi subito all'opera con i danzatori."

Una domanda forse un po' banale ma, nel profondo del suo essere, cos'è per lei la danza?
"La danza è un'arte meravigliosa proprio per quella speciale natura che le consente di essere antropocentrica. Il danzatore infatti non è solo un medium della danza ma anche il suo soggetto e forse nessuna arte è più umana di questa. Non sono d'accordo con chi fa distinzioni tra danza astratta e danza narrativa, in quanto basta che un solo danzatore si muova in scena a tempo di musica a determinare una reazione e una situazione emozionale che, immediatamente, coinvolge chi osserva e stabilisce un rapporto tra chi balla e chi guarda. Se poi i ballerini sono due o più di due si innesca un meccanismo a catena che porta in primo piano il concetto stesso di umanità, che è poi quello che mi interessa nel mio essere coreografo. Quando guardo la danza vedo delle immagini che parlano senza parole e, grazie all'alchimia che si crea tra coreografo e ballerino, ballerino e spettatore, suscitano emozioni che rivelano la parte più nascosta di noi e la nostra comune appartenenza al genere umano."

 
biografia biografia


Nijinsky, di John Neumeier

Silvia Poletti, John Neumeier


 

John Neumeier
 

 

 

 

 

 

 


 

John Neumeier e Natalia Makarova

 

 

 

 

 

 

 

 


 

John Neumeier



 

 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013