È verosimile che molti spettatori abbiano pensato, vedendo i trailers di …E alla fine arriva Polly, all'ennesima variazione sul tema della coppia improbabile che, dopo molte peripezie, finisce per ricongiungersi. La presenza di due attori come Ben Stiller e Jennifer Aniston induceva chiaramente a pensare di trovarsi di fronte a una classica commedia romantica, genere presente a Hollywood fin dagli anni Trenta e recentemente rivitalizzato dal celeberrimo Harry, ti presento Sally…
Va detto subito che il film di John Hamburg è certamente una commedia romantica nella quale un uomo e una donna, molto diversi tra loro, si attraggono e si respingono fino al catartico e scontato finale; ci sono i baci e le effusioni, le inevitabili difficoltà da superare che rendono più dolce il lieto fine, in cui il ricongiungimento dei due innamorati si rivela in tutta la sua lampante necessità (intesa in senso filosofico: ciò che è e non può non essere). Si potrebbe dire, magari esagerando un po', che …E alla fine arriva Polly sia il perfetto esempio di un'equazione che ha la sua origine e la sua (forse) migliore esemplificazione proprio in Harry, ti presento Sally…: siamo completamente diversi = siamo fatti per stare insieme (o, per essere ancora più concisi, "gli opposti si attraggono").
Ma, al tempo stesso, …E alla fine arriva Polly è molto più che questo. In primo luogo perché molta acqua è passata sotto i ponti dal film di Rob Reiner (1989, ruggenti anni Ottanta), e poi perché, pur se in maniera poco sistematica, frutto di lampi improvvisi, alcuni film dell'ultimo decennio hanno contribuito a cambiare le coordinate del genere e la percezione degli spettatori nei suoi confronti. È evidente, a questo proposito, che sarà molto difficile, dopo un film come Tutti pazzi per Mary, che ha radicalmente modificato il modo di intendere e realizzare ogni storia sul rapporto tra i sessi, riuscire a riportarla su binari più consueti e "addomesticabili".
Come non avvicinare, a questo proposito, il furetto cieco e l'esilarante scena ambientata nel bagno di Polly (Ben Stiller alle prese con i suoi irrefrenabili intestini) con il cagnolino di Mary e la famosa sequenza del ristorante con lo sperma utilizzato inconsapevolmente come gel per i capelli? C'è, innegabilmente, il medesimo sostrato (oltre che il medesimo attore), lo stesso desiderio di condurre la storia su binari improbabili e fuori dall'ordinario ad accomunare due film per molti versi differenti e quasi antitetici come Tutti pazzi per Mary e …E alla fine arriva Polly.
Quest'ultimo si pone quindi come ideale punto di unione di due percorsi paralleli: il primo che parte dalle romanticherie condite con ironia di Harry ti presento Sally e passa attraverso la delicatezza un po' banale e zuccherosa di Insonnia d'amore e C'è posta per te di Nora Ephron; il secondo impregnato delle soluzioni demenziali di Tutti pazzi per Mary, senza dimenticare quel tocco di cinica cattiveria così sapientemente dosata dai fratelli Coen in Prima ti sposo…poi ti rovino. Il risultato, che non si distingue in maniera netta da nessuno degli antecedenti (presi singolarmente) né a livello visivo né per dialoghi particolarmente innovativi o brillanti, e che a livello estetico parrebbe non dover lasciare traccia alcuna nell'immaginario cinematografico, è quindi, a nostro avviso, fortemente significativo a livello "storico". È, in sostanza, la convergenza di due universi separati, e insieme forse la codifica di un (sotto)genere nuovo, che potrà sembrare azzardato definire "screwball-slapstick comedy". Ovvero, la commistione tra il romanticismo e la demenzialità, che dà origine a un incastro che, proprio per la naturale difficoltà a smussare gli angoli propria di due generi così "tagliati con l'accetta", a volte sprigiona scintille, ma che spesso trova un'invidiabile coerenza programmatica, degna di un'opera di più alto valore intellettuale.
È innegabile, per esempio, che il film possieda una freschezza narrativa sopra le righe, enfatizzata dal talento comico di Ben Stiller (la cui maschera è ormai un preciso segno distintivo) e dalla disinvoltura di Jennifer Aniston, a suo agio in un ruolo per molti versi simile a quello interpretato nella serie televisiva Friends. I caratteri dei protagonisti sono disegnati con arguzia e intelligenza, mentre gli imprescindibili personaggi di contorno sono divertenti e verosimili.
…E alla fine arriva Polly procede per accumulo di gag verbali e sceniche, mantenendo però sempre una leggerezza invidiabile, che non trascende mai nella comicità grossolana e allontana, di minuto in minuto, la sempre pericolosa e sgradevole sensazione del "già visto".
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...E alla fine arriva Polly
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