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Seni and Stripes

di Roberto Fedi
  Super Bowl XXXVIII
Data di pubblicazione su web 09/02/2004  
Alzi la mano chi, fra i nostri lettori, è interessato al seno di Janet Jackson. Anzi: alzi la mano, se c'è, chi ha un qualche interesse, sia pur labile, verso la titolare di quel seno, la Jackson tout-court. Nessuno? lo sospettavamo. Se però qualcuno ci fosse, può interrogare un qualsiasi motore di ricerca e verrà a sapere che quell'immagine, di cui diremo subito, è oggi la più cliccata nella storia di Internet.

Il fatto è ormai universalmente noto. Domenica sera, durante la finale del seguitissimo Super Bowl da Houston (che oltre cento milioni di persone seguivano in diretta negli Stati Uniti), l'elegante Miss Jackson si esibiva, nell'intervallo, in una canzoncina sfrenata con un noto partner di cui ci sfugge il nome. Miss Jackson, se non lo sapete, è una sorella della tribù di Michael Jackson: insomma quella schiera di disperati che se non sono lì a farsi lifting devastanti sono in tribunale a denunciarsi a vicenda, oppure in libreria con libri-scandalo sulla storia della famiglia, o ancora in tribunale per questioncelle meno soporifere e magari un po' pedofile.

La raffinata performance (Miss Jackson era vestita come in un incubo di carnevale, con lustrini piume e aderente lattex nero sadomaso) andava avanti senza troppe scosse quando zac! come per incanto quando nessuno se lo aspettava è caduto un po' del corpetto di lattex (nero), e - oh meraviglia! - è scappato fuori il seno, per la precisione il destro, della squisita signora. Un incidente? ma per carità. È stato il partner a strapparle il vestitino, salvo poi confessare che non l'aveva fatto apposta. Buona questa.

Apriti cielo: anzi, apriti Super Bowl. Scandalo, voyeurismo, pettegolezzi, curiosità. In due giorni, la furba immagine ha girato il mondo, battendo ogni record di cliccata. La cosa, idiota fino al dispetto, merita però qualche riflessione.

Diciamo innanzitutto che la faccenda, in sé, a noi non fa né caldo né freddo. Non tanto per il fatto inquietante che la Miss Janet assomiglia come una goccia d'acqua al fratello Michael, da pensare che fosse lui col seno al vento (ormai, gli mancherebbe solo quello). Ma perché, da queste parti, se ne sono viste talmente di tutti i colori, in diretta o in differita, che a noi un senuccio ci fa un baffo. A Sanremo, per dirne solo una, qualche anno fa una diafana cantantina finse che le cadesse una spallina, e anche lì fuoruscì qualcosa: senza che nessuno se ne accorgesse o quasi. In un'altra edizione, la valletta di turno scendendo le inevitabili scale alzò maliziosamente la vaporosa gonna, mostrando all'Italia di che colore avesse il perizoma. Indumento che la Parietti non indossava (come Sharon Stone nel celebre film) quando una domenica pomeriggio si fece ribaltare a gambe all'aria da un partner altrettanto sguaiato, senza di conseguenza nascondere nulla - in diretta e in primo piano. Per non parlare di veline, letterine, ciccioline, fanciulline varie, generose come poche.

Per dire che qui siamo vaccinati. C'è chi potrebbe osservare, giustamente, che la Tv in America non è come la nostra (anzi: come la nostra c'è solo la nostra): è più pudica, e di tette all'aria non se ne vedono almeno nei canali nazionali. Puritanesimo? No: è qui da noi che si esagera. Ma forse c'è di più.

C'è il fatto che la furba Miss Jackson questa cosetta l'ha fatta succedere non in un qualsiasi programma tv di canzonette (non se ne sarebbe accorto nessuno), ma durante la finale del più grande e strepitoso 'circo' sportivo americano: quella per la quale il continente si ferma e che quest'anno era in sovrappiù gravata di preoccupanti minacce terroristiche. Uno spettacolo turbato da questa esibizione: che, a dire la verità, era piuttosto sgangherata. Ma che era imprevista da tutti.

E quindi la cosa ha suscitato reazioni immediate, come se fosse un segnale. Le serate dei Grammy Awards e degli Oscar sembra che andranno in onda in diretta, ma con un ritardo di cinque secondi per stoppare possibili sorprese di imitatori della Jackson.

In un paese che, per ragioni ahimè tragiche, è sotto una specie di sindrome da attacco, anche una scemenza come un capezzolo tirato fuori ad arte ma a sorpresa ha un altro senso, suscita altre paure: può far toccare con mano la precarietà di una vita quotidiana che si sente, comunque, in balìa dell'imprevisto, e quindi costantemente minacciata.


 


Super Bowl XXXVIII

cast cast & credits
 


Mike Vrabel dei Patriots 
e Deon Grant dei Panthers



 
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