Dopo i discontinui ma vivaci 8 femmes e Swimming Pool, il prolifico enfant prodige del cinema francese François Ozon si concede un salto in uno dei territori preferiti del cinema francese: la crisi della coppia moderna.
5 x 2 (Cinq fois deux) in francese, da leggersi anche "cinque volte due", narra infatti cinque momenti della relazione tra i due trentenni Marion (Valeria Bruni Tedeschi) e Gilles (Stéphane Freiss), raccontati con un montaggio à rebours che parte con il divorzio e finisce con il primo incontro tra i protagonisti. Nel mezzo, il giorno del matrimonio, la nascita del figlio Nicholas vissuta con codardia dal padre e le confessioni dei passati adulteri a minare la serenità della coppia.
Come nel precedente e riuscito Gocce d'acqua su pietre roventi, che si ispirava ad una pièce giovanile di Fassbinder, l'azione ed il numero dei personaggi in 5 X 2 sono ridotti al minimo, quasi si trattasse anche qui di una riduzione teatrale. I dialoghi sono ben congegnati e la macchina da presa che si muove soprattutto tra i volti dei personaggi scandisce il ritmo del film che segue, anche se a ritroso, la disperazione crescente di un rapporto che si scopre sempre più fragile e in crisi.
Pochissime le scene in esterni e molte invece quelle al limite del claustrofobico: una stanza d'albergo, lo studio dell'avvocato in occasione del divorzio e infine l'ospedale dove nasce Nicholas. Infine, tra i pregi del film, una divertente (per noi) colonna sonora che utilizza via via Tenco, Bobby Solo e Paolo Conte come intermezzo tra le varie vicende.
Se dunque Ozon non delude dal punto di vista formale, così come gli interpreti principali, è altrettanto evidente però che il film non ha praticamente niente da dire di originale su un tema peraltro così inflazionato. Anche il montaggio rovesciato finisce per rivelarsi una soluzione inefficace: più che frammenti di un puzzle, le cinque sequenze sono degli "highlights" della relazione che però non lasciano nemmeno la curiosità di sapere cosa è successo tra l'uno e l'altro, tanto la vicenda appare prevedibile.
Il film, che scivola liscio come l'olio o meglio come una sitcom, per citare il titolo del primo film di successo dello stesso Ozon, appare sostanzialmente piuttosto inconsistente. Troppo, verrebbe da dire, "francese" e troppo al limite del banale per reggere il paragone con i precedenti film del regista.
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