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Abbiamo visto Sanremo

di Roberto Fedi
  Festival di Sanremo 1966: Domenico Modugno bacia la moglie Franca Gandolfi dopo la vittoria
Data di pubblicazione su web 11/03/2004  
Lo sappiamo benissimo che avevamo promesso che non l'avremmo fatto (Anatema su Sanremo - bis). Ma sapete com'è: il Direttore ci ha detto che forse, per la completezza... Insomma, abbiamo ceduto all'autorità. Obbedisco, come disse Quel Grande. Così sabato, ultima serata dell'Evento, abbiamo attaccato il registratore e siamo usciti (sacrificarsi va bene, ma mica siamo scemi). Abbiamo sperato fino al rientro che per un qualche destino fortunato fosse mancata la luce, o il marchingegno si fosse inceppato. Macché.

Oddìo: qualche notizia da quell'Hollywood 'de noantri' temporaneamente dislocato in Riviera c'era arrivata. Per esempio che a Tonyrenis gli avevano sganciato (la Rai, mica i tycoons californiani) una miliardata; e che ai vari avventurati sul palcone del teatrone con l'orchestrona non gli era andata comunque male, a colpi di centinaia di milionate (noi pensiamo ancora in lire, fanno più effetto). Che la sguaiata e urlante Ventura aveva indossato jeans strappati "per far capire che questo festival rompe con la tradizione" (Adnkronos del 5.3.04), ma che indossava "gioielli del valore di 5 milioni di euro" (ivi).

Che Dustin Hoffman aveva mandato affanculo (pardon: citazione testuale) Gene Gnocchi in diretta, e che poi vedendo apparire Stefania Sandrelli, sua partner nell'antidiluviano Alfredo, Alfredo (1972: ieri, praticamente), si era ricordato di una brillante parola italiana non prevista dal programma, "cacca" - al che la Sandrelli, oh la prontezza!, aveva elegantemente risposto "andiamo a farla insieme!" (stessa fonte). Che la Sguaiata, improvvisamente seguace del bon ton e forse perché era l'unica cosa che aveva capito, aveva rimproverato il Dustin in diretta, obbiettandogli che cose così non si dicono (alla Rai! questa francamente non è malaccio), e che alla cerimonia degli Oscar non le avrebbe dette di sicuro (appunto). Che il suddetto Dustin aveva pensato ma chi me l'ha fatto fare (questo nella nostra fonte non c'è, ma siamo pronti a giurare che è vero).

Che il "Corriere della Sera" (5 marzo), sfidando eroicamente l'errore di stampa, a proposito del cantante Masini per anni indicato come menagramo e perciò emarginato aveva titolato "Masini ha vinto la sfida" (speriamo che qui il server non faccia scherzi…). Che nella serata di venerdì (stessa fonte, 6 marzo) l'unico modo per tirar su la baracca era stato quello di recuperare cantanti decotti (Albano era il più giovane), e far intonare "Italia Italia" da un grottesco Mino Reitano, che aveva concluso la sua esibizione con un "Viva l'Italia!" neanche fosse Ciampi dopo essersi fatto un paio di litri di rosso; e che Bossi, lì presente, l'aveva bollato come "un miscuglio inaccettabile, un comizio" (ma guardate un po' a chi dobbiamo aggrapparci per un po' di decenza…), salvo poi duettare sgangheratamente con lo stesso Reitano e Albano (come non detto). Che Mastella si era esibito come cantante (Tg1 di sabato 6, ore 13).

Che l'immarcescibile Vespa, nel dopofestival (il Vespival, insomma) imperversava fino a notte fonda. Che la Sguaiata, alla domanda di un giornalista se Sanremo dopo il flop era risorto, aveva seriamente risposto "sì, come Gesù Cristo", credendosi probabilmente la Madonna (Tg4, 6 marzo, ore 19.30). Che la stessa, alla caccia dell'audience, aveva dato uno pseudo-bacio saffico alla Cortellesi, credendosi invece Madonna (quell'altra). Che tanto per cambiare si erano collegati con i militari italiani in vari postacci del mondo, e nella serata di sabato - i morti sono sempre un piatto forte: quindi meritano la serata finale - con quelli di Nassiryah (che ci sembra un ottimo e indiscutibile motivo per riportarli tutti a casa). Insomma, qualche notizia ghiotta c'era arrivata.

Hollywood, praticamente. Anzi no: i teatri di Broadway, altro che spettacoli di paese come gli anni scorsi. Qui siamo al livello alto dello show business. Cantanti raffinati come Pappalardo, presentatori eleganti e poliglotti. Intrattenitori e politici che tutto il mondo ci invidia.

Così siamo tornati a casa dal cinema. Eravamo andati a vedere un bel film: >Big Fish (Stati Uniti, 2003) di Tim Burton. Sapete, quel regista visionario, genialmente attento ai lati meno semplici e più 'altrove' della realtà. Attori bravissimi. Una storia avvincente, sottilmente nostalgica: un percorso a ritroso nel tempo, di un figlio che cerca di capire, al capezzale del padre, che uomo fosse stato costui, che c'era di vero in quelle storie così mirabolanti che gli aveva sempre raccontato quand'era piccolo… Insomma, un gran film: ve lo consigliamo, sinceramente.

A quel punto ci siamo ricordati della promessa che ci aveva estorto il Direttore. La cassetta del Vhs era lì, piena di Sanremo, di Gene Gnocchi, della Ventura, di Neffa (chi è costui?), della sfiga di Masini (accidenti al server). Sotto giuramento: avevamo tutte le migliori intenzioni di vederla, e di riferirne puntualmente, come sempre.

Ottocentouno parole. Cinquemila e passa caratteri. Abbiamo finito lo spazio. Accidenti. Vedi come vanno queste cose?: una piccola introduzione, due battutine per captare la benevolenza… Direttore: non l'abbiamo fatto apposta. Non dica per piacere che non ci abbiamo provato.







 
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