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Exit Trapattoni

di Roberto Fedi
  Un'immagine dal film "La domenica della buona gente" (Majano, 1953)
Data di pubblicazione su web 29/06/2004  
Che se ne vada messo alla porta da una Federazione come poche imbelle ci dispiace. Avremmo preferito le sue dimissioni dopo le figuracce mondiali del 2002 e di nuovo dopo queste, forse peggiori e recentissime, europee (è ricco: ma, a dirla in lire, assegni a nove zeri non dispiacciono di certo a nessuno); potendo, avremmo però licenziato dalla Nazionale anche tutti i giocatori in blocco: trattenuti soltanto dal pensiero che a quegli insopportabili poveracci-con-Ferrari avremmo fatto solo un gran piacere.

Ma non è questo il luogo per commentare i suoi disastri in azzurro. Qui a noi interessa il modo in cui la Tv lo ha trattato: che è un caso interessante in senso massmediologico. Trapattoni (ci rifiutiamo per decenza di chiamarlo Trap) all'inizio del suo mandato capì o credette di capire che in Italia un CT della Nazionale come prima cosa deve avere amica la stampa, e soprattutto la Tv. Sfruttando un credito di simpatia che aveva involontariamente acquisito con la Gialappa's Band e altre trasmissioni, si mise furbescamente a fare le comparsate in Tv, le conferenze stampa con le battute di spirito, e anche la pubblicità delle lavatrici. Una volta lo abbiamo anche visto, spaesato, nella trasmissione della De Filippi, di fronte a Teocoli che imitava Maldini. Ci ha fatto sincera pena, oltre che irritazione. Così si snaturò, ma forse pensò di essere tranquillo. Ai mondiali andò con una squadra che i giornalisti (?) televisivi e la Rai davano per vincente, forse per insipienza e forse per giustificare il mese di trasferta-vacanza in Oriente, per decine e decine di persone, a spese dei contribuenti; agli Europei idem. Gli stessi giornalisti (?) oggi lo infilzano. Così questo è stato, forse, il primo commissario della Nazionale per così dire televisivo, più importante per le telecamere degli stessi giocatori.

Le sue sceneggiate 'mondiali', quasi da tarantolato, in terra orientale sono state probabilmente la sua rovina; o forse, per meglio dire, l'esibizione di una impotenza. Agli Europei ha dovuto tenersi addosso una camera 'dedicata' (ma non ha sputato: è infatti infinitamente migliore dei suoi nefandissimi giocatori), e un petulante sfinimento a due metri come un tal Varriale che ne faceva la telecronaca in diretta ('ha urlato, ha fischiato, è nervoso…') per i violinisti in trasferta della Rai. Che ci è andata a nozze, ma solo per adesione alla banalità, non per graffiante ironia gialappesca. Mai era accaduto prima, crediamo, che una telecamera o più venisse piazzata solo sull'allenatore di una qualsiasi squadra, e che un cronista (quel tale di cui sopra, di cui è bello non ripetere il nome) fosse 'dedicato' tutto a coglierne le battute, i fischi, gli urlacci, le acque sante e i movimenti e poi a riferirne, come se si trattasse di un resoconto di guerra da Baghdad, in diretta televisiva; e mai era accaduto che commentatori televisivi dalla professionalità che rinunciamo a definire (per evitare querele) chiedessero al degno collega appostato a due metri dalla panchina informazioni su quale espressione aveva negli occhi Trapattoni, come si muoveva, che cosa aveva detto o sussurrato, quanti sospiri aveva fatto, quanti fischi, se era pallido o colorito, nervoso o calmo, se si grattava la pera o sternutiva. No comment.

Ne è uscita un'immagine grottesca e irreale, in tutto degna di Rai Sport. Ma a parte qualche intemperanza, urli e fischiacci, una pedata a una bottiglia e un paio di cazzotti alla panchina (e un po' di acqua santa), a conti fatti si può dire che Trapattoni si è televisivamente comportato abbastanza bene - come CT della Nazionale, magari, è meglio lasciar perdere. Non si è mai messo le dita nel naso, non ha detto parolacce, non ha sputato come Totti, non ha insultato i giornalisti come quasi tutti gli antipaticissimi 'nostri eroi', non ha detto bestemmie come Vieri (ah, il labiale!), non ha fatto scongiuri osceni, non ha sbadigliato, non si è morso le unghie. Era sempre ben vestito e ben pettinato. Non sudava. Non ha fumato neanche una sigaretta, così il ministro Sirchia sarà stato contento.

Si narra che Nereo Rocco, maestro di Giovanni Trapattoni, durante una partita dalla rabbia tirò un calcio a un secchio: che per sua sfortuna era pieno di attrezzi e non si mosse. Si ruppe un piede. Ma allora non c'era Varriale a bordo campo, le telecamere a malapena riuscivano a seguire il pallone, e tutti, compresa la Tv, erano più seri: e il mito non ne risentì. Oggi, lo avrebbero svillaneggiato anche gli uscieri di Saxa Rubra.




Trapattoni




 
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