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Italian Psyco

di Roberto Fedi
  Un'immagine dal film "The Truman show" di Peter Wear, 1998
Data di pubblicazione su web 24/07/2004  
Lasciateci salutare questa rubrica, prima del mese estivo, con una ammirata riflessione su una telenovela originalmente italiana, una volta tanto. La migliore, in assoluto, di quelle che si sono viste in questi ultimi anni, e per la quale ci complimentiamo con gli interpreti, gli sceneggiatori, i registi. Era l'ora.

Vi ricordate Twin Peaks? Il geniaccio di Lynch aveva immaginato una tranquilla cittadina fra le montagne, annoiata e serena. Gente semplice. Ragazze sorridenti. Ragazzi senza grilli per la testa. Uomini che fanno di mestiere i poliziotti, i bottegai, gli impiegati in comune. Tutti bravi padri di famiglia. Tutto sereno, fra le vallate e i picchi (da qui il titolo) di quel piccolo paradiso in terra.

Un giorno (Lynch a queste cose c'è abituato: vi ricordate Blue Velvet?) ecco l'infrazione alla regola, l'anello che cede, il vaso di Pandora che si apre e lascia uscire di tutto. Una ragazza è trovata morta, barbaramente uccisa. Da allora niente è più come prima, niente è più arcadico: il cielo è lo stesso, le montagne anche, i tramonti sono sempre rossi, gli alberi verdi e slanciati. Ma tutto è come virato in un colore che in realtà è meno netto, più morboso, più malato. Tutti hanno perduto l'innocenza: in realtà, non l'avevano mai avuta.

La nostra televisione da un po' manda in onda una versione italiana, ma non meno interessante, di questo serial. Qualcuno di voi l'avrà vista, in qualche puntata. C'è una casa isolata, in una ridente vallata verde fra i picchi delle montagne, che d'inverno si trasforma in una meraviglia di neve immacolata. In quel fortunato paese immobile nel tempo e nella storia tutti sono buoni: i passanti, i commercianti, i negozianti, le maestre, i padri di famiglia, i vicini di casa. I bambini vanno a scuola con la merenda, i pullmini li aspettano con autisti burberi ma sorridenti, le mamme li accompagnano per il bacetto. Poi li salutano con la mano, e il bambino risponde dal vetro del pullmino, che subito sparisce nei giri della strada che scende a valle.

Poi accade che in quella casa isolata e solidamente amorevole si trova un bambino, ammazzato in modi orrendi. Chi sarà stato? ci sono indizi terribili sulla madre, che però lascia trapelare l'esistenza di minacce, ritorsioni, invidie contro di lei e la famiglia. Insinua sospetti sui vicini di casa. Il paese così buono si anima: i passanti invernali abbassano la testa e non rilasciano dichiarazioni, ma si capisce che c'è qualcosa, che quella neve immacolata non è poi così intatta, che non tutte le mamme sono buone, che non tutti i bambini sono felici.

Si scatena così un flusso mediatico (come ormai dicono anche le maestre di montagna) che non risparmia nessuno. Psicologi entrano ed escono dai teleschermi, alla ricerca di una notorietà facile; giornalisti si accampano nel paesello che era tanto bello; la televisione ci va a nozze, e addirittura il regista (bravissimo quasi come Lynch) immagina che in un programma televisivo molto seguito, a sorpresa, una sera l'unica ospite sia la madre, che piangendo (un po' male: non è una brava attrice) confessa a qualche milione di persone che sta aspettando un altro figlio, concepito dopo la morte barbara del primo, e che quindi (questo è il messaggio subliminale) è innocente. Entra in scena un avvocato celebre e temuto, un duro, che ce la mette tutta. Il paese di montagna è sottosopra, e ormai la casa isolata è abbandonata come quella di Psyco, e chissà se sarà riaperta. Un livore sinistro sembra oscurare le riprese in panoramica, quando il regista ci mostra la valle e le montagne.

Insomma, una grande telenovela. Che, come tutti sanno, si intitola Il delitto di Cogne, e che ha ripreso le sue puntate in ogni telegiornale da un paio di giorni, da quando cioè la madre è stata condannata a trent'anni e l'avvocato, il duro, ha detto che - colpo di scena - rivelerà il nome del vero assassino. Ci aspetta un agosto rovente di dichiarazioni e sorprese, sotto l'ombrellone? Sì: il brivido è assicurato, nelle sere estive. I tiggì (tutti) non mollano la presa, e dedicano al caso quasi una rubrica fissa, con particolari anche orribili.

Il fatto che questa telenovela sia vera, e che sia il meglio nel suo genere prodotto dalla Tv italiana negli ultimi anni, la dice lunga. Del resto, noi non siamo la patria del neorealismo? Altro che sceneggiatori di Hollywood, altro che registi fantasiosi.

That's entertainment, my old friends. Buona estate a tutti dovunque vi troviate, anche a Twin Peaks - pardon, a Cogne.


 





Un'immagine del film
Velluto blu
di David Lynch, 1986


 
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