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Atene, Olimpiadi amene (diario olimpico: 1)

di Roberto Fedi
  Discobolo
Data di pubblicazione su web 17/08/2004  
Modesta proposta: che le Olimpiadi si svolgano sempre ad Atene, e sempre nella seconda metà d'agosto. Così, finalmente, si potranno vedere in un periodo rilassato e non a ore antelucane, senza stare lì a scervellarsi su quanto c'è di differenza per il fuso. Infatti nel 2008 si terranno a Pechino: come non detto.

Così almeno questa volta ce le godiamo con calma. Oddìo, la Rai ce l'ha messa tutta per darci un po' di seccature, e non di rado per rovinarci la festa. Per esempio, mandando come se fossero in diretta gare che erano in realtà in differita: come la partita di calcio Italia-Giappone (15 agosto) trasmessa 'in diretta' quando già su Internet c'era il risultato. E in genere facendo non poca confusione con i collegamenti e l' 'àncora' del Tg Olimpico, non sempre chiarissimo come si converrebbe a un Tg, e tutto italiano (e inutilmente incasinante poi il giochino dei 'momenti olimpici', da farsi tramite messaggini sms a più del triplo del costo normale tanto per spremere un po' di euro ai teleutenti). Ma le Olimpiadi sono belle, e non c'è Rai Sport che riesca a distruggerle del tutto... e proprio per questo ne parliamo con tranquillità.

Senza malanimo per esempio si può rilevare che Raisport, che quando gioca (?) la nazionale di calcio mobilita decine di 'camere dedicate' che ci fanno vedere in primo piano anche il maquillage dei giocatori, questa volta ha deciso di risparmiare – si fa per dire – almeno con i cameramen. Così quasi sempre ci siamo dovuti accontentare della regia internazionale. Il capolavoro assoluto e insuperabile, un vero record del mondo della telecronaca, da Guinness del grottesco, è stata la cronaca a due voci (cronista e 'esperto') del tiro con l'arco (16 agosto): in cui la regia mandava in onda la gara di due concorrenti stranieri, e la cronaca raccontava la gara contemporanea e invisibile di un italiano e un sudamericano. Insomma si vedeva una cosa e se ne sentiva un'altra, con il risultato che non si capiva un accidente. Roba da grande teatro dell'assurdo, puro straniamento, sbalorditiva dissociazione. Una volta si sarebbe detto: da manicomio.

Il peggio, come sempre, sono stati infatti i commenti e le telecronache. Qui il problema è annoso, e ne abbiamo trattato in altri interventi, che qualche lettore a suo tempo giudicò impietosi e che al contrario erano a nostro parere anche troppo clementi (Exit Pizzul, Cronisti atletici). Facciamo qualche caso.

Per esempio, se Bisteccone Galeazzi (usiamo questo soprannomaccio che non ci piace per niente solo perché il vero none, Giampiero, non se lo ricorda più nessuno), ormai borbottante come se facesse un soliloquio, il 17 agosto commentando il canottaggio come solo lui sa fare (si scherza, via!) dice che tira vento, e specifica che soffia il meltemi, "questa parola misteriosa", voi che cosa fate? ridete? Cattivi! E se poco più tardi in una fase della gara chiosa che "bisogna stringere i denti, come si dice in gergo", voi sghignazzate? Impietosi impenitenti!

E se il 16 agosto durante le fasi di una gara di baseball o di softball (che già sono discipline misteriose per chi non sia un fanatico) la regia non ci capisce un'acca e fa vedere le azioni in modo che ci perderebbe la testa anche Babe Ruth (mitico giocatore americano); e se l'insopportabile Bragagna, che non sta zitto un secondo, si esibisce infilzando una serie di termini tecnici americani per far vedere com'è bravo e come se volesse infliggervi una punizione corporale, e non vi spiega un maledetto cavolo di quello che succede lì, voi che fate? lo mandate al diavolo? Perfidi! E se il suddetto Bragagna invece vi spiega (unica spiegazione chiara) che la battitrice del softball è una bellissima ragazza, cosa che vedete bene anche da soli senza la sua segnalazione, voi che fate? pensate che il 'misterioso' meltemi lo abbia sballato? Ingenerosi!

Ma il vero problema, il busillis, sono le 'spalle' tecniche dei commentatori (un piccolo problema è anche tale Elisabetta Caporale, che intervista gli atleti appena finita la gara come se fosse una carabinieressa, e fa domande del tipo 'cosa si prova a stare sul podio?' – geniale). Che di solito sono esperti della disciplina: cioè, quasi sempre, ex atleti più o meno noti scelti non si sa con quale criterio, e convocati lì si immagina con discreti ingaggi a collaborare con il cronista. Sarebbero, insomma, il lato 'scientifico' della telecronaca.

Già questo ci intriga. Non si capisce infatti perché il cronista 'ufficiale' abbia bisogno di una ‘spalla' tecnica. Perché non conosce bene il gioco? E allora la Rai, pagandolo profumatamente, ce lo manda soltanto perché ha una bella voce? A sentire Bragagna non si direbbe.

Evidentemente allora la ragione dev'essere per così dire di tipo emozionale: la 'spalla', insomma, darebbe quel non so che di vivacità, oppure di esperienza, o magari di brivido 'dal vivo' di uno che sa cosa si prova – per citare la suddetta Caporale. Ed è qui che la cosa si fa spesso intollerabile. Perché la 'spalla' non è quasi mai all'altezza: esprimendosi in un italiano incerto e fatto di luoghi comuni (mai sentito un festival così assoluto dell'aggettivo "incredibile"), spesso semidialettale e impreciso, costui si approfitta della situazione. Di solito, fa il tifo. Se gioca un qualsiasi atleta o squadra d'Italia, questo intruso sembra ritenere che il commento tecnico consista nel prendersela sempre con gli arbitri e con gli avversari, nell'incitare i 'nostri' come se potessero sentire ("ora si deve attaccare… forza ragazzi… bisogna crederci … uscire di lì… qui ci vuole un fallo… i nostri debbono stargli addosso… fallo in attacco!… quel che è fatto è reso!"), con effetti che se non fossero fastidiosi sarebbero comici. Alza la voce e sovrasta il commentatore titolare. Spesso urla. Chiama gli atleti con nomignoli ("forza Pozz!" per incitare Pozzecco, giocatore di basketball). Esulta quando sbagliano gli avversari, con una sportività tutta olimpica, non c'è che dire. Insomma non spiega un corno, per esempio che l'Italia sta perdendo perché magari non gioca bene, e rende la cronaca concitata e inascoltabile. Considera la partita, e il suo commento, un fatto privato fra se stesso e gli avversari. Negli esempi di cui sopra ci ispiravamo a tale Bonamico, intollerabile 'spalla' tecnica di Franco Lauro (lui stesso petulante e insopportabile) nella cronaca di Italia-Serbia & Montenegro di basketball (17 agosto), ma altri non sono da meno. Come minimo, sono fastidiosi e inutili.

Dovrebbero tagliarli fuori, per usare un termine appunto da basketball. Perché così vien voglia di fare il tifo per gli avversari: e questo non è un bene, via, e Ciampi si dispiacerebbe un mondo, pover'omo.






 
 
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