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Il ritorno dell'attor giovane

di Gianni Cicali
  Stefano Accorsi e Giorgio Pasotti
Data di pubblicazione su web 12/06/2001  
Negli ultimi tempi si sta verificando un fenomeno importante nello spettacolo: il ritorno dell'attor giovane. Più che un ritorno è piuttosto una vittoria, un plebiscito. Nell'Ottocento romantico, ma non solo, l'attor giovane metteva quasi in ombra, in particolari occasioni, il più maturo ed esperto primo attore. Le svenevoli e psicolabili spettatrici romantiche sospiravano e riempivano i teatri per assistere alle pene d'amore dei loro idoli, illuminati dalla complice, suggestiva e incerta luce della ribalta. Era loro dovere (se non piacere, ma i costi elevati e i creditori assillanti ne svilivano il gusto) fornirsi di abiti alla moda, dotarsi di atteggiamenti alla Ortis, essere pallidi ma ben fatti, esibire, attraverso sapienti attillature dei pantaloni, i loro "gioielli indiscreti".

Venute in auge altre drammaturgie e conseguenti compagnie, per un po' il sipario calò su questo ruolo. Gli attor giovani ricomparvero in altri tempi e non in teatro. Fu la generazione di James Dean e di Montgomery Clift (ma non di Brando, che pure ne fu il maestro) e, ad altri livelli, dei film sui giovani anticonformisti francesi, mentre nelle pellicole italiane degli anni Cinquanta - progenitrici della commedia all'italiana - l'attor giovane rimaneva nei propri confini e doveri, se si eccettua Poveri ma belli (con Maurizio Arena e Renato Salvatori).

Ma è oggi che questo ruolo ha ripreso il sopravvento, sebbene mutato e in altro contesto. Ignoriamo Hollywood, che dalle eredità teatrali europee è stato coinvolto per vie contorte, e lasciamo da parte, dunque, Leonardo Di Caprio, Brad Pitt ed Ethan Hawk, anche se a loro l'attor giovane redivivo deve moltissimo. Guardiamo invece brevemente all'Italia del cinema e della TV degli ultimi mesi, fermando la nostra attenzione su due attori giovani per certi aspetti esemplari: Stefano Accorsi e Giorgio Pasotti.

Entrambi devono molto alla pubblicità: Accorsi alla parte di cuccatore della costa romagnola per lo spot (diretto da Daniele Luchetti) di una marca di gelati; Giorgio Pasotti alla campagna televisiva sulla prevenzione dell'AIDS (regia di Gabriele Muccino). Due veicoli mnemonici importanti che ricorrevano a un richiamo erotico, sebbene in contesti assolutamente diversi (la costa romagnola e l'AIDS). Ma sia Accorsi che Pasotti, pur essendo, come si diceva una volta, dei bei figlioli, non sono né Di Caprio, né Brad Pitt, né Ethan Hawk. Sono, invece, ragazzi della porta accanto, cioè i veri protagonisti dei sogni erotici di molte persone.

Il cinema italiano sembra puntare, giustamente, su attori come loro: giovani, carini, con le facce pulite e una recitazione fresca e diversa. La cinematografia accoglie, finalmente, l'invito di un grande del passato (Riccardo Freda), che consigliava di usare sempre attori belli, perché con quelli brutti il cinema non si fa (i film italiani per molti anni erano conosciuti all'estero come "i film con quelli brutti" - grazie a Dio abbiamo avuto Visconti, Fellini e Antonioni, e i loro Delon e Mastroianni). Si potrebbe dire che anche il ruolo vuole la sua parte.

Dietro il ritorno di questi attor giovani si celano un cambiamento del mercato e della società. Il pubblico giovanile oggi consuma di più, e quindi deve, anzi ha il diritto, elargito a scopo di lucro, di autocontemplarsi. In fin dei conti niente di grave, a meno che non si voglia fare la rivoluzione (quella vera, con morti, feriti, stragi, insomma, un po' impegnativa). Un grandissimo primo attore 'impuro' come Ugo Tognazzi è stato spazzato via dalla mancanza di fisico (e da troppi film orrendi), e solo pochissimi, oggi, possono permettersi di essere dei primi attori degni di questo nome (anche Robert De Niro sta scivolando verso ruoli da primo attore invecchiato interpretando sempre più spesso parti di padre comico - si salva forse Pacino).

Resta da chiederci: ma gli Accorsi e i Pasotti, faranno Romeo anche a settant'anni, come accadeva nel passato? Probabilmente fra un paio di lustri la genetica farà restare tutti eternamente giovani e sconvolgerà il sistema dei ruoli una volta per tutte, quindi al momento il problema non si pone, se non in termini di fantadrammaturgia. Certo è che al botteghino o all'Auditel' l'attor giovane sta facendo il bello e il cattivo tempo, con le dovute eccezioni. 




 
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