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Stato di minorità

di Costantino Maiani
  una scena del film Idioti di Lars von Trier
Data di pubblicazione su web 18/06/2001  
Le esperienze dei registi del Dogma 95 manifestano probabilmente l'esigenza di definire una nuova immagine del mondo, non più realistica delle precedenti ma semplicemente diversa. L'urgenza di stabilire rapporti di maggior vicinanza con eventi ed esistenti si sovrappone alla volontà di lasciar percepire all'osservatore il contrasto tra la crudezza della materia significante (l'immagine sgranata e i colori inconsueti, come l'ocra o l'arancione che dominano Il regno) e l'immagine reale del mondo, che le arti visive tendono appunto a manipolare in una ricerca senza fine.

La crisi di identità dell'uomo contemporaneo coinvolge anche la rappresentazione dell'ambiente in cui egli vive, quindi il gesto del Dogma non deve essere inteso come il sollevamento di un velo che, essendo fino ad ora abbassato, rendeva opaca la realtà, bensì come una delle tante strade che è possibile imboccare grazie alle possibilità offerte dall'evoluzione tecnologica.

La differenza di natura che intercorre tra l'immagine cinematografica e quella elettronica consente a quest'ultima di essere, forse, un luogo virtuale aperto su dimensioni tanto ampie quanto sconosciute: un universo che sembra non avere un inizio e non conoscere una fine, nel quale l'uomo vive, come ricorda Bodei nella Filosofia del Novecento, "l'esperienza della frammentazione del tempo" ed avverte "la percezione netta della distanza incolmabile tra gli ideali dell'io e la loro realizzazione". In un primo momento le infinite ramificazioni che sembrano svilupparsi all'interno dell'immagine elettronica sembrano ridimensionare l'uomo allo stato di minorità di cui parla Kant all'inizio della Risposta alla domanda: che cos'è l'illuminismo? Incapace di servirsi del proprio intelletto, quindi, egli può fingere di essere un "idiota", senza comprendere e rifiutando con superbia quelle realtà dominate, al contrario, da un'autentica sofferenza.

Karen, la protagonista di Idioti, è una giovane donna che ha appena vissuto l'esperienza forse più drammatica per un essere umano: la morte di un figlio. Lars von Trier sembra interessato, in un primo momento, a definire la condizione cui ella è giunta immediatamente dopo la tragedia: egli si sofferma, dunque, su una dimensione "di attesa", che prelude ai momenti altrettanto difficili nei quali la ragazza dovrà recuperare un ruolo attivo nel mondo. L'inizio del percorso coincide con una regione oscura, in cui ella deve fare i conti con la propria solitudine.

Von Trier contempla spesso ciò che appare irrimediabilmente perduto: basti pensare alla lontananza che separa Bess da Jan in Le onde del destino, o alla sofferenza della piccola Mona, uno dei personaggi de Il regno, resa invalida a causa di un'operazione non riuscita. Il dolore conduce ad osservare la realtà senza il filtro delle maschere sorridenti imposte dalle convenzioni.

Karen, però, è lontana sia dalla società sia dai nuovi amici capeggiati da Stoffer, i quali credono di poter sfuggire al dolore indossando la maschera dell'"idiota", soluzione che dovrebbe consentire loro, in teoria, di abbattere il conformismo e l'ipocrisia. La maschera dell'"idiota", anche se diversa rispetto a quella portata dagli esponenti, apparentemente felici, della società, resta in ogni modo un travestimento. Lo sguardo di Bodil Jergensen, l'attrice scelta per intepretare Karen, sembra invece posarsi su una dimensione sospesa e dai contorni rarefatti.

Osservando il viso della ragazza è possibile scorgervi un elemento a prima vista sfuggente che rivela, però, l'entità del suo dolore: è il terzo senso di cui parla Barthes nei Saggi critici. Ogni particolare del viso di Karen potrebbe indurre ad una riflessione su tale segno: l'ombra che spesso vela gli occhi, i capelli scomposti, la pelle poco curata, le lacrime che appaiono d'improvviso, apparentemente senza una causa precisa.

L'immagine elettronica - Idioti è interamente realizzato in video - rivela straordinarie potenzialità analitiche. Nella sequenza conclusiva la videocamera si blocca sul viso della ragazza; lo scavo impietoso che von Trier impone ci consente di osservare con grande precisione i lineamenti. La serie di primi e primissimi piani rivela, attraverso i particolari del volto, l'indifferenza nei confronti delle possibilità che la vita potrebbe ancora offrire e, in conseguenza, l'umiliazione di un corpo il cui disfacimento sembra essere iniziato prima dell'evento naturale della morte. Karen, però, è l'unico personaggio che ha realmente attraversato l'esperienza del dolore: lei sola, dunque, può "permettersi" di fare l'"idiota". Nell'attimo in cui indossa coraggiosamente tale maschera accetta il confronto con la vita, esce dallo stato di minorità cui abbiamo accennato e si oppone alle convenzioni che regolano la vita dei suoi familiari e, più in generale, della società. La scelta di Karen diviene espressione di individualità e concretezza; in quel momento von Trier rivela anche un aspetto indimenticabile del mistero della femminilità.

 




il sito ufficiale di
Dogma 95




Lars von Trier
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