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Squali e balene. Cronaca mancata dei Premi della critica teatrale 2002

di Laura Bevione
  Peter Stein
Data di pubblicazione su web 21/04/2002  
L'ANCT (Associazione Nazionale dei Critici di Teatro) ha consegnato a Torino il suo Premio, attribuito annualmente a coloro che nel corso della precedente stagione "hanno sviluppato la ricerca di nuove forme del teatro sul piano strettamente artistico, ma anche scientifico e drammaturgico, accettando il rischio del nuovo". I vincitori sono stati: Massimo Castri, Gabriele Lavia, Maddalena Crippa, Pia Lanciotti, Fausto Russo Alesi, Ascanio Celestini, Antonio Calbi, Gianni Salvo, Cada Die Teatro, I Virtuosi di San Martino, Marco De Marinis e Claudio Magris. Attori, registi, ma anche studiosi (De Marinis) e organizzatori teatrali (Calbi) così da affermare la policromia dell'arte del teatro che, per sopravvivere e mantenere le proprie vitalità e capacità di presa sul reale, abbisogna di talenti diversi e di armoniche sinergie.

Non voglio proporre una cronaca della cerimonia (sostanzialmente noiosa come lo sono tutte le occasioni di questo tipo) ma condividere alcuni spunti di riflessione che dichiarazioni e atti compiuti dai premiati mi hanno suggerito. Trascuro volutamente da una parte l'annosa questione dello scarso spazio riservato al teatro dai mezzi comunicazione e, dall'altra, quella della qualità della critica stessa, spesso inficiata da sudditanze più o meno imposte.

Mi interessa, invece, evidenziare la contingente conflittualità propria alla scena italiana, quasi che la necessità di difendersi dalle crescenti minacce all'autonomia artistica abbia condotto ogni singolo teatrante ad arroccarsi sul proprio spazio d'azione residuo anziché ricercare una solidarietà strategicamente più efficace. Durante la premiazione ho sentito un regista rinfocolare polemiche spente da almeno un paio di anni e un altro attaccare ancora una volta un'istituzione verso la quale non ha mai provato alcuna affezione. Ho udito, e questo mi preoccupa ancora di più, colleghi critici applaudire simili interventi, tradendo uno schieramento aprioristico e, soprattutto, "acritico".

Il compito primo della critica è quello di sciogliere i nodi e di strappare la spessa tela intessuta di rancori e di idiosincrasie affatto personali che solitamente veste scandali e polemiche. Affrontare l'inevitabile complessità delle situazioni, insomma, non accontentandosi delle spiegazioni facili ovvero "intriganti" e affermando in tal modo la propria orgogliosa autonomia di giudizio. Un altro regista, Peter Stein, intervenuto a ritirare il premio destinato a Maddalena Crippa, ha paragonato il teatro alle balene: due specie in via d'estinzione e dunque bisognose di protezione. Gli squali sono sempre in agguato e spesso assumono atteggiamenti miti e insospettabili, capaci di ingannare anche menti apparentemente libere e acute. Il primo nemico del teatro in Italia non è il governo, ma la disunione, cui si aggiungono, fra gli altri, la scarsa progettualità di molti teatranti e la rinuncia della critica a essere tale. Non abbandoniamo la balena al suo destino…






 
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