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Beati Loro

di Roberto Fedi
  "L'ora di religione" di Marco Bellocchio
Data di pubblicazione su web 06/09/2004  
Chi, sabato 4 settembre nel pomeriggio, avesse acceso distrattamente la televisione su Rai Uno, sarebbe rimasto perplesso. Avrebbe magari sentito e visto qualcuno che, di fronte a un pubblico numerosissimo (ma non oceanico), cantava modestamente canzoncine tipo Sanremo, su un palco enorme fra monti e mare; poi un pelato che cercava di cantare una vecchia e non eccelsa canzonetta di Lucio Battisti, stonicchiando discretamente; poi un balletto molto casto di ragazzi impegnati a inciampare senza perdere la concentrazione; poi due presentatori esaltati, con sorriso a 32 denti, che chiedevano applausi e strillavano cose sul Signore; poi panoramiche su ragazzotti in bandana e cartelli e bandiere che, come allo stadio, facevano la 'ola' e si sbracciavano; poi qualcuno che, con fare ispirato, recitava con sottofondo musicale, come d'obbligo alla Tv, testi di T.S. Eliot, pensierini parascolastici di oscuri signori e parole di canzoni con la stessa regolamentare pseudo-intensità drammatica, come se si trattasse della stessa cosa; poi qualche fanciullone italico o straniero che parlava di pace universale e di santità come avrebbe parlato di Inter o Juventus ("è possibile la santità oggi?" ha chiesto la presentatrice a un giovanotto in T-shirt. "Certo!", ha detto lui salutando con la mano quelli che lì sotto facevano un po' di casino come alla curva sud); e così mestamente pazziando.

Da qui la perplessità: ma che roba è? una parodia? E il bello era che non finiva mai, come un partita di calcio noiosa. Grande sfoggio di telecamere. A un certo punto è apparso anche Alex Britti, con chitarra e capello ritto, non poco stranito. Ogni tanto facevano capolino come ospiti d'onore un paio di atleti delle Olimpiadi, che dicevano sciocchezzuole e se ne andavano. È arrivata anche la insopportabile fanciulla, di cui è inutile ricordare il nome, che interpreta la nipote-velina di nonno Libero nel deprimente serial Rai, e che come un'invasata ha letto un brano di Sartre (?!) dedicato alla Madonna. Madonna! ci siamo detti. E allora siamo andati a vedere che roba era.

Beh: che ci crediate o no era una diretta, lunga come una messa cantata e purtroppo senza pubblicità, che Rai Uno ha regalato il 4 pomeriggio con grande dispiego di mezzi all'Azione Cattolica e a preti vari e pacifisti sfusi ma tutti cattolicissimi, in occasione della venuta (il giorno dopo) del papa a Loreto per la proclamazione di vari beati. Che naturalmente ha avuto, domenica 5 settembre, ancora la sua fetta abnorme di Tv pubblica: diretta dalle 9.30 su Rai Uno, come per le Olimpiadi. Una diretta, per inciso, che è durata quasi quattro ore senza interruzioni, spudorata e spietata come poche se ne ricordano di quelle relative al papa, e di cui non parliamo per pura pietas civica, per rispetto dei malati e per educazione, qualità ormai solo tipiche dei laici. Il programma era intitolato Nel mio cuore, nella mia terra. Si era appunto a Loreto o giù di lì.

Intendiamoci: non abbiamo niente contro la pace o i beati (anzi: beati loro). E neanche contro la scampagnata che qualche migliaio di giovanotti s'è fatta da quelle parti: era, del resto, una bellissima giornata di inizio settembre. Abbiamo però registrato ancora una volta come la Rai dimostra un interesse immediato e totale verso la religione, ovviamente cattolica: e ovviamente-bis verso il papa, e a scendere verso i preti, i monsignori, i cardinali, i pievani, i prevosti, i frati, i catecumeni, i prelati, i novizi, i pellegrini, le suore, i seminaristi, i sagrestani, le pie donne e gli uomini pii. Siamo del resto un paese di santi, eroi e navigatori; e di beati, a bizzeffe.

Laicamente, perciò, siamo rimasti - dicevamo - perplessi. Intanto perché non ci risulta che la Rai sia mai così sensibile verso, che dire?, i valdesi, o i protestanti. E soprattutto, a dirla tutta, verso i laici. Che pagano, se non andiamo errati, il canone anche loro. 

Poi perché, qui non laicamente ma proprio per un certo senso del buongusto e della decenza che non si capisce perché in queste occasioni debba essere santamente bandito, a noi certe cosucce fanno venire il mal di stomaco. Per esempio, la sorella di un beato in fieri che viene sul palco a testimoniare (?) sulla vita beata del fratello prematuramente scomparso, e viene accolta da applausi da star (neanche se la beata fosse lei). Oppure una madre che, in diretta e di fronte a qualche migliaio di esagitati con la bandana, come in un comizio parla della figlia. Che, poveretta, è morta santamente di leucemia. Che ci si creda o no, e nel giubilo dei presentatori, alla notizia è scattato l'applauso semioceanico.

E vi chiedete perché siamo perplessi? A noi è venuta un'idea, che sottoponiamo all'attenzione dei nostri affezionati lettori. Una raccolta di firme, perché il canone Rai sia pagato solo dai cattolici. Preferibilmente praticanti, e possibilmente beati.

Beatificazione presieduta da Giovanni Paolo II

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 Messa in San Pietro a Roma
Roma, Piazza San Pietro
2 maggio 1999:
la beatificazione di Padre Pio





 
 
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