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Paparapiglia

di Roberto Fedi
  il tavolo con le ostie consacrate per la messa di Cracovia
Data di pubblicazione su web 21/08/2002  
Con questo intervento il Prof. Roberto Fedi (Università di Perugia) inizia a collaborare regolarmente a "Drammaturgia.it"

Il Papa è a Cracovia, nella sua terra. C'è arrivato dopo un giro del mondo che l'ha portato a Toronto e nell'America del sud. Folle, commozione; papamobile, papaboys. E papatelecronache, se ci è consentito il neologismo solo in apparenza irriverente - secondo chi scrive, infatti, niente è più irriverente nei confronti del Papa della banalità. Si può essere banali nei confronti del Dio in terra, così come lo si è impunemente verso le folle degli stadi? ("oggi al Meazza, stracolmo, si contano 85.000 paganti: straordinario!"). O delle folle oceaniche in viaggio premio a Roma? ("tre milioni di manifestanti, intorno a Cofferati, intonano Bella ciao…"). No di certo. Quindi siamo seri. Quindi, se occorre, anche irriverenti.

Ora, telecronacare il Papa non dev'esser facile. Ci vorrebbe senso del dramma (quell'uomo, e lasciamo perdere se per molti è il Vicario di Dio, visibilmente soffre: è giusto applaudire e urlare come se arrivasse Madonna? - Madonna, intendiamo dire, non la Madonna). Ci vorrebbe senso del divino e un po' del mistero, perché anche se si è laici come chi scrive beh, c'è pure un velo che divide il di qua dall'al di là, ed è di questo che gira o rigira pur sempre si parla. Ci vorrebbe senso dell'evento, perché se la televisione in ogni parte dell'orbe terraqueo diffonde quelle immagini, e non altre quel giorno, ci sarà pure una ragione. Ci vorrebbe senso narrativo, perché quella che vediamo - chi la vede - è solo l'ultima tappa, l'ultimo capitolo di una storia che per quest'uomo è cominciata molto tempo fa, ha avuto traumi, e ora si sta concludendo.

Insomma, ci vorrebbe tutto fuorché il sensazionalismo della papacontabilità idiota (e il patetico da Papa-Cappuccetto Rosso: "da qui passava con gli zoccoletti ai piedi…"). Eppure, papatelecronache o papatelegiornali, il dato comune è sempre lo stesso: due milioni a vedere (vedere?) il Papa! no, rivela un giornale e ripete qualche cronista, tre milioni! Così scompaiono nel nulla e quasi nell'obbrobrio i miserabili quasi-trecentomila di Toronto (o non erano centomila?), un po' più di quelli che corrono a vedere Ronaldo a Milano, o qualche altro Fenomeno al Santiago Bernabeu. Vergogna. E così un evento che dovrebbe essere, a meno che veramente non ci sia più religione, un appuntamento con la Fede e il Divino si trasforma, ormai da anni, in un banale (è concessa l'irriverenza?) meeting all'aperto di gente sudata, accalcata, isterica, sventolante, urlante, plaudente, saltante e ballante, semidisfatta e sbracciante, e - naturalmente - piangente. Con, si immagina, banchi di generi di conforto, panini & bibite, e gabinetti di fortuna. Quando è caldo anche idranti.

Sempre confessionali pręt-à-porter, e ostie consacrate da super-super-supermercato degno di Las Vegas - come da foto allegata. Cracovia, città papale per eccellenza e nascita, conta - secondo una fonte attendibile e alla portata di tutti: La Nuova Enciclopedia Universale Garzanti, ed. 1982 - esattamente 1.155.700 abitanti. Pur ammettendo un incremento notevole negli ultimi 20 anni, e confessando che non abbiamo alcuna voglia di consultare testi più recenti né Internet, il conto è facile: il Papa ha triplicato in un botto solo gli abitanti di Cracovia. Altro che pani e pesci, roba facile, da miracolisti in fieri. O provatevi a infilare tre milioni di persone, anche magre, dove di solito ne stanno un terzo, e poi se ne riparla.

Qui il lettore avrà già cominciato a inorridire. Si capisce che non ce l'abbiamo col Papa, uomo per molti versi ammirevole se non altro per la pazienza, veramente soprannaturale, con cui sopporta (o ha sopportato) i suoi evirati cantori - è una citazione, calma. Ma con il papashow, il papa-rave, il papameeting, il papasballo, il papaboom, e così via. E la papatelecronaca. È il segno, questa, di una televisione che non riesce a narrare, né a far partecipare, ma ha solo lo scopo di stupire, di esclamare, di sbalordire. Di un medium ormai incapace di essere se stesso: e cioè un 'mezzo' di conoscenza e di trasmissione del pensiero, qualcosa che va da un emittente - avrebbe detto Jakobson - a un destinatario, che offre un messaggio, per dirla con i linguisti. Che può essere quello della fede, della sofferenza, della riflessione, o di ciò che si vuole. E invece celebra superlativamente solo se stessa, la sua capacità di far vedere le folle tumultuanti, le mani agitate, le maree indistinte, e non sa costruire un 'discorso' se non per segmenti; e che è tornata alle origini, quando si pensava (era uno sbaglio, ma profetico) che servisse solo come strumento di stupore, e non di informazione.

Sul resto, come su tutti i raduni di massa (siano essi per l'articolo 18, la santificazione di Padre Pio, o la vittoria in campionato della Roma con la Ferilli desnuda), c'è poco da aggiungere. Sul piano dell'informazione, valgono - pardon - la Cracovia del Papa. Sono urli di repressione liberata, gomiti nelle costole, sudore, bancherelle & cocomeri. Il tremilionesimo polacco, laggiù in fondo, domani potrà dire "io c'era". Solo questo attimo senza futuro né svolgimento conta, nella società del fotogramma e della presenza a tutti i costi. Che ha visto? che ha sentito? chi era quell'uomo in bianco, Michael Jackson, un marziano o Wojtila? E chi lo sa? Che diceva? Ma è vero che se la prendeva con la società dello spettacolo, della globalizzazione, dell'annullamento dell'uomo? Via, di fronte a una marea di signori Uno, Nessuno e Tremilioni? No, avete capito male, in questa bolgia. Non è possibile (direbbe un polacco con una ventina di gomiti nelle costole e tornadi di fiati sulle spalle, laico e loico fino all'irriverenza: ce ne sarà pur qualcuno).

Personalmente, coltiviamo un piccolo wishful thinking sveviano: e che cioè, come Zeno sbagliò funerale accodandosi a quello di uno sconosciuto, anche un polacco qualsiasi, seguendo l'onda per godersi lo sballo di un concerto che so? degli Oasis transitanti da quelle parti, si sia trovato nel paparaduno o papaparapiglia (anzi Paparapiglia) senza sapere chi ringraziare. Magari gli sarà piaciuto. Uno sballo vale l'altro. E questo, altro che la moltiplicazione dei cracoviani - se si dice così - sarebbe un miracoletto sul serio. O forse no: in fondo, si piange anche ai concerti.




 
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