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INLAND EMPIRE
Il nuovo film di David Lynch


Gentilissimo Marco Luceri,
le scrivo per  ringraziarla della recensione di INLAND EMPIRE che porta la sua firma. Nel  leggerla (e rileggerla) ho sentito per la prima volta dal giorno della  proiezione di non essere l'unico ad aver apprezzato (pur in maniera non  acritica) il lavoro di David Lynch. Dall'anteprima del film ad oggi sono state spese parole non certo lusinghiere nei confronti di un'opera che nessuno, credo, dovrebbe avere l'ardire di stroncare (e nemmeno di lodare) al termine di una singola visione festivaliera, in cui INLAND si è trovato schiacciato tra altri due film o relegato a notte fonda (personalmente ho assistito allo spettacolo delle 23, conclusosi alle 2 del mattino).

La  tendenza alla faciloneria di certa critica mi lascia sempre perplesso: sembra che l'importante sia dare alle stampe o in pasto al web il proprio pezzo per primi. Ergo, anzichè guardare il film (e specialmente un film sensorialmente così coinvolgente come quello in questione) si pensa già  alla recensione. E' naturale dunque che le immagini più ostiche scorrano senza essere contemplate e quindi decifrate, e che l'impatto emotivo dell'opera, dalla più facile alla più complessa, ne risulti compromesso.

Ritengo che INLAND EMPIRE sia un film stratificato, che parla di molte cose senza venire a capo di nulla, come è  tipico del cinema di Lynch (d'altronde, sono gli ingenui o i prepotenti ad avere la presunzione di poter venire a capo delle "larger questions"). La sua recensione mette brillantemente in luce la componente metafilmica,  fondamentale nello sviluppo dell'opera. Ci sarebbero molte altre cose da  aggiungere, che certamente lei ha colto, a differenza di altri che nella loro testa avevano già visto e giudicato il film prima ancora di entrare in sala. Sono certo che a tutti una seconda (e terza, e quarta...) visione non  possa far altro che giovare.

Con riconoscenza

Marco Duse (Venezia)

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