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La morte di Giovanni Paolo II e i media

Gent.le Roberto Fedi,
seguo con piacere la sua rubrica "Televisione" su Drammaturgia.it.

Volevo chiederle se le sembra possibile questa overdose televisiva sulla morte del papa. Mi è sembrata scandalosa questa continua corsa alla notizia, queste continue trasmissioni, questi ospiti che blateravano in continuazione, questa nenia insistente a reti unificate. Io non sono cattolica, né credente e (udite udite) della figura del papa non mi è mai importato molto. Succede. Esistiamo anche noi, sebbene la TV dica che esistono solo i fedeli in piazza S. Pietro e nel mondo che piangono.

Ho pieno rispetto verso chi crede e vuole manifestare la sua fede. E sono sinceramente dispiaciuta per l'uomo: era una persona anziana e malata che soffriva. Non capisco però perchè un servizio pubblico, pagato anche da me, debba riservare esclusivamente a questo argomento tutta la programmazione. Con questo criterio, allora, avrei dovuto pretendere la stessa cosa per la morte di altri uomini straordinari, eroi veri della vita di tutti i giorni, ma forse non altrettanto 'mediaticamente interessanti'.

Per loro non c'è stata, né ci sarà, una lunga commemorazione mediatica a reti unificate. Vivono soltanto nel ricordo di chi li ha amati e in qualche ricorrenza occasionale.

Sabrina

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La morte - come la vita - ha un significato profondo che reclama rispetto. Rispetto della pace e del silenzio che porta con sé. L'accanimento mediatico intorno alla morte del Santo Padre, mi ha profondamente delusa. Io stessa ho pianto per la sua perdita, ma ho smesso di farlo quando, alla tristezza sincera, si è sostituita la vergogna sincera. Ho assistito e sto assistendo alla messa in scena di un dolore così globalizzato e 'rappresentato' da sembrare finto e indegno. La somministrazione ininterrotta di immagini e video della sua vita di uomo e di papa, del suo dolore e della sua sofferenza è stato un tormento, una somministrazione così intensa di dolore da risultare, alla fine, insopportabile.

Tutto appare finto ormai, anche la tristezza di chi crede, e il flusso umano per rendergli omaggio, appare ai miei occhi un'armata di curiosi desiderosi solo di dire: "c'ero anch'io". Zaini in spalla, acqua e panini, sorridenti e spensierati alcuni, sembrano diretti ad un pic-nic e non al capezzale di un defunto. Non è questa la fede e non sono solo questi i fedeli, mi creda signor Fedi. Lo scempio della dignità della morte, la sua banalizzazione, conseguenza della spettacolarizzazione ad opera dei media, mi fa vergognare e indignare oltremodo e, udite udite, sono cattolica. 

Basta! Basta manipolare la morte e il dolore. Basta! Neanche lui avrebbe voluto tutto questo. Si autobavagli la tv e taccia definitivamente su questa morte! Il Santo padre ha guadagnato, giustamente, la sua porzione di cielo. Lasciamolo riposare in pace.

P.S. Gli articoli del signor Fedi sono interessanti e spesso divertenti e lo seguo con regolarità. Grazie, per questa rubrica.

Graziella


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Il critico risponde


Gentile Sabrina,
lei ha ragione. Da parte nostra, abbiamo cercato in due articoli di mettere in evidenza, con rispetto ma con fermezza, la nostra posizione. Come sempre accade, i media (chiamiamoli così per convenzione) hanno tutti in comune la caratteristica di amplificare ogni oltre limite alcuni eventi, ovviamente quelli più standardizzati e conformistici. E' così accaduto che per leggere o sentire parole rispettose ma serie sul caso che lei prende in esame (la morte del pontefice), si è dovuti ricorrere alla stampa internazionale, segnatamente anglosassone. Laddove da noi le televisioni di ogni ordine, grado e decenza da dieci giorni altro non fanno che infilare ovunque e in ogni modo le solite, ripetute, logorroiche esibizioni di un sentimentalismo pigro e generico, ridondante e alla fine ridicolo, inutile quanto alla lunga indisponente.

E' un caso, che qualcuno studierà, di coazione a ripetere: sembra che nessuno abbia il coraggio di smettere per primo. Ne abbiamo sentite di tutti i colori: sarebbe il caso di dire basta. Il che ci, mi fa capire quanto poco originali siano i nostri 'uomini di televisione', tutti come un sol uomo a ripetere le stesse giaculatorie, le stesse frasi, le stesse litanie, e alla fine le stesse banalità. Non è uno scoppio improvviso di riflessione: è solo un incessante volano che non riesce a fermarsi. Dispiace, anche perché secondo noi i cittadini, anche cattolici, andrebbero serviti meglio. Alla fine di tutto, resterà solo un senso - mi scuso - di disgusto. Non per la persona che se n'è andata, ma verso questa indigestione di retorica, di banalità, di piagnisteo, di parole a vuoto, di commenti che non sono tali, di santini a scopo devozionale in formato massivo. Dove ormai tutto si confonde come nelle sbornie: padre Pio e Giovanni Paolo II, il Concilio e Ratzinger, madre Teresa e Ali Agca, il cardinale Ruini e Maurizio Costanzo, Bruno Vespa e Paolo VI, il principe Carlo e consorte con le suore, Ciampi e la Madonna del rosario. Tutti, per definizione, buoni. A volte, onestamente, verrebbe voglia di un bel cattivo.

Spenga la televisione.

Suo, Roberto Fedi

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