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Lasciate perdere la televisione

Gentile Redazione,
da un paio d'anni sono un frequentatore piuttosto assiduo del Vostro sito, e ne ho potuto apprezzare la crescita sia dal punto di vista dei contenuti che dal punto di vista della grafica.

Purtroppo ultimamente mi avete fatto ricredere. Da alcuni mesi sono prolificati gli articoli relativi alla televisione, articoli che, pur ottimamente scritti (con una buona dose di intelligente ironia), credo che poco si adattino ad una pubblicazione come la vostra. Teatro e danza occupano già poco spazio nel panorama dei media italiani, e Drammaturgia era un'oasi in cui rifugiarsi e in cui ricercare la recensione e la segnalazione - sempre di alto livello - impossibile da reperire altrove. Lasciate perdere la televisione - o quantomeno parlatene lo stretto necessario - e ridate a teatro, opera e danza lo spazio di prima.

Cordiali saluti e buon lavoro

Romeo Vibiena

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Risponde il direttore Siro Ferrone


Gentile Lettore,
la Sua lettera è molto importante per me che ho fondato e diretto questo sito web e la consorella rivista su carta. Importante perché mi fa conoscere un lettore fedele, perché il lettore è un appassionato cultore del teatro e della danza (due discipline dello spettacolo dal vivo che io e i miei collaboratori amiamo più di altre), e anche perché questo stesso lettore ci aiuta con la sua lettera a capire come riusciamo a comunicare quello che stiamo facendo. Rifletteremo sul quello che lei ci dice. Per il momento posso sottolineare che gli interventi sulla televisione sono quasi sempre 'contro', mentre quelli su teatro e danza vanno (quasi) sempre a cercare il buono e il bello che i due settori stanno elaborando (per teatro intendo anche l'opera a cui dedichiamo una notevole attenzione nei limiti delle nostre forze; le segnalo anche l'attenzione alle pubblicazioni periodiche e in volume). Molti lettori ci scrivono per esprimere la loro adesione alle critiche di Roberto Fedi, nostro collaboratore per la tv, e ci confortano in quella che io considero una crociata contro uno strumento di rimbecillimento di massa. E' però vero che la pars destruens non deve prevalere su quella construens e quindi il suo invito (che è anche un segno di amore per il teatro e la danza) merita un rafforzamento della nostra cura teatrale.

Grazie per l'attenzione e il cordiale 'avvertimento',
con i miei migliori saluti

Siro Ferrone

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