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Domenica in...cubo

L'incubo di una fredda e gelida domenica di febbraio? Essere costretti in casa! Vi rendete conto di cosa può significare questo? Vuol dire non poter far altro che guardare la più noiosa e torpida delle programmazioni televisive: quella della domenica pomeriggio. E vi giuro che ho letto un intero libro, per ammortizzare la depressione, tra una fuga e l'altra!

Insomma, cercavo solo un po' di distrazione e di svago, ma su raiuno (Domenica in) vengo letteralmente precipitata nella depressione, allorché un abbondante Lippi inizia a cantare "Io che non vivo" di Pino Donaggio. Ma alle cinque del pomeriggio, di una fredda e malinconica domenica, vi sembra sopportabile la nenia di uno sventurato d'amore, che non riesce a stare un'ora senza la sua amata? Accidenti, no! Cambio canale (Buona Domenica, canale 5) e mi ritrovo a una tavola imbandita. I commensali? Donne cirrate, tinte, vuote, volgari e dalle scialbe personalità, uomini rifatti, stolidi, ambigui, meno simpatici e divertenti di un necroforo e vestiti a bardosso. Insomma, la summa del Grande Fratello 1, 2 e 3, e che più ne ha più ne metta. Italia 1: cartoni animati. Glisso!

Clicco su raidue e mi ritrovo a guardare un dossier su un carcere romano e sulla vita dei detenuti al suo interno. Di sicuro interessante, per carità, ma non la domenica pomeriggio! Ritorno su raiuno (ancora Domenica In) e la dentiera, non più splendente, di un vetusto Mino Reitano, rompe lo schermo! Questi, dopo aver confuso 'roulette' con 'roulotte', tra le risate generali, insieme a Bonolis e a pseudo giornalisti, esperti di musica, blaterano sul solito Sanremo. Di già? Due giorni prima? Come se cinque giorni di supplizio sanremese non fossero già abbastanza!

Per par condicio, guardo anche rete 4, ma avrei anche potuto farne a meno: i soliti, vecchi telefilm polizieschi degli anni '70. Già visti. Scappo su raitre, sperando in meglio, ma sarà il mio ultimo viaggio tra le programmazioni della domenica pomeriggio... Qui, infatti, mi ritrovo faccia a faccia con un buffo Marcorè (credo si chiami così). Simpatico, certo, un po' spento e poco entusiasmante, tant'è che, ad un certo punto, cado in una fissità da cui non riesco più ad uscire... una specie di catatonia che mi piega ad una immobilità assoluta, pur nella più assoluta coscienza. Sarà stata l'esposizione al 'nulla' televisivo...

Con uno sforzo sovrumano, allora, mi scuoto bruscamente e scrollo il capo per ritornare in me e alla mia tenace vitalità. Chiudo la TV, prendo il cappotto e via nel gelo e nella tormenta d'acqua. Meglio una bronchite acuta, che una catalessi senza ritorno.

Grazie, TV!

Un saluto alla redazione

Graziella B. (Salerno)

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